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Visita alla Fortezza medicea di Arezzo

Carla Corsi scopritrice della Porta urbana di San Michele Arcangelo

Visita
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  • Club: Arezzo
  • Autore: Anna Pincelli
  • Ultima modifica: Marzo 2022

Nella Giornata internazionale dei diritti della donna il Club Arezzo ha effettuato una istruttiva visita guidata alla Fortezza medicea cittadina, di recente restaurata e restituita alla pubblica fruizione dopo un lungo e complesso intervento.

Tra gli artefici di questo importante recupero si annovera, per prima, Carla Corsi, socia fondatrice del Club Arezzo, che ha ricoperto lungamente il ruolo di architetto direttore coordinatore della Soprintendenza aretina e che, già nel maggio 1991, ebbe il merito, e la straordinaria emozione, di scoprire la cosiddetta Porta dell'Angelo del circuito murario trecentesco, interrata per il riordino mediceo della fortificazione entro cui rimase inglobata.

Il Club, grato per la competente e vigile opera di tutela del nostro patrimonio svolta dalla socia, è lieto di menzionarla in questa importante ricorrenza.

La Fortezza medicea, restaurata con la finalità di divenire un "nuovo polo per la cultura contemporanea ad Arezzo", sede di mostre d'arte, eventi e spettacoli, spazi di scambio culturale e attività collettive, oltre che museo di se stessa, costituisce un bene monumentale di straordinario interesse storico e documentale ed un notevole esempio di architettura militare difensiva del XVI secolo, di impianto pentagonale bastionato, che racchiude significative tracce delle precedenti fortificazioni, più volte demolite e ricostruite nel corso del XIV secolo, e custodisce rilevanti indizi sui primordi della città per esser ubicata sul colle di San Donato, luogo di antica frequentazione e fulcro del primitivo insediamento urbano.
Le recenti indagini di supporto agli imponenti lavori di restauro intrapresi dal 2007, sotto il coordinamento di Maurizio De Vita  (professore ordinario di Restauro presso l'Università degli Studi di Firenze),  hanno infatti permesso di acquisire nuove importanti informazioni sulla storia della città leggendone le molteplici stratificazioni, dal periodo etrusco e romano, quest'ultimo testimoniato dal ritrovamento di mosaici pavimentali di un edificio pubblico di età augustea, passando attraverso i resti ipogei della chiesa altomedievale di san Donato "in Cremona", sino alla fine del medioevo.
Già durante gli scavi effettuati nella zona settentrionale della Fortezza in occasione degli interventi di restauro e valorizzazione attuati tra il 1989 e il 1991, in base ad un finanziamento ministeriale straordinario, dall'allora funzionario Carla Corsi, socia del Club Arezzo, fu rinvenuta, grazie all'interramento che l'ha preservata, l'antica Porta Sant'Angelo, monumentale accesso da nord nella cerchia urbana trecentesca promossa dal vescovo Guido Tarlati. Nota dai documenti e così denominata dalla chiesa altomedievale di S. Angelo in Archaltis, presso il cui monastero benedettino si era formato l'omonimo borgo extraurbano lungo la via Ariminense, la struttura, dotata di avancorpo, accoglieva ancora, in una nicchia laterizia collocata sopra il fornice, la statua in arenaria, originariamente policroma, dell'Arcangelo Michele, patrono della famiglia Tarlati; la scultura (ora conservata al Museo Nazionale di Arte medievale e moderna) alta circa un metro e mezzo, apparteneva alla serie di immagini sacre, composta da Madonne con Bambino a grandezza naturale, collocate nel 1339 sopra le maggiori porte urbane. La grande importanza rivestitita da questo accesso alla città è testimoniata dai tre stemmi litici che sormontano la porta, ancora in situ: rispettivamente della Repubblica fiorentina, le Chiavi di S Pietro (di cui la stessa repubblica fu autorizzata da Clemente IV a fregiarsi) e del Popolo fiorentino. Nella riconfigurazione difensiva cinquecentesca che inglobò la porta interrandola, non se ne rese necessario l'abbattimento venendosi a trovare, le nuove costruzioni, ad un livello superiore alle precedenti.
La ricostruzione globale della struttura difensiva secondo i principi della "fortificazione alla moderna", ordinata dalla Repubblica di Firenze dopo la rivolta aretina del 1502, fu affidata a Giuliano da Sangallo, affiancato nel 1508 dal fratello Antonio, detto il Vecchio: questi realizzarono un impianto di forma trapezoidale con baluardi lobati (di cui restano i bastioni denominati della Chiesa e del Soccorso) poi completato, nel 1540, su nuovo progetto, da Antonio da Sangallo il Giovane che integrò le parti superstiti alla ribellione del 1529-30 con tre nuovi bastioni (del Belvedere, della Diacciaia e della Spina, quest'ultimo di forma acuminata rivolta verso la città con scopo dissuasivo), più funzionali, perpendicolari alla cortina e fortemente aggettanti da essa.
Dismessa tra 1782 e 1799, ma riattivata temporaneamente in occasione della ribellione anti-francese, dopo esser stata danneggiata globalmente dalle truppe napoleoniche la fortezza fu acquistata nel 1816 dalla famiglia Fossombroni e trasformata in fondo agricolo, venendo infine donata al Comune di Arezzo nel 1893, ormai in completo abbandono; è stata aperta ai cittadini dal 1904 come "pubblico belvedere".

Dopo aver ammirato un suggestivo e terso tramonto invernale dai camminamenti sopraelevati della fortezza, affacciati su un incomparabile panorama della città e dei rilievi collinari circostanti, la serata si è poi conclusa a Palazzo Lambardi, con un aperitivo negli ambienti altrettanto affascinanti di Sugar concept.

https://issuu.com/dida-unifi/docs/la_fortezza_di_arezzo_maurizio_de_vita

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