Sabato 26 febbraio il Club Arezzo ha organizzato una visita a Palazzo Colonna, a Roma, sontuosa residenza già sede pontificia di Martino V e dimora storica della famiglia da circa sette secoli: luogo d'arte unico al mondo, insigne testimonianza del collezionismo privato.
Accolte dal Principe Don Prospero, custode e conservatore pro tempore del palazzo, uno dei quattro eredi Colonna che ancora vi abitano, le socie hanno visitato i principali ambienti, dalla galleria, autentico gioiello barocco, al giardino sulle pendici del Quirinale, soffermandosi in particolare nell' appartamento della Principessa Isabelle Colonna, nata Sursock (1984), al fine di scoprirne la colta e carismatica figura, di rilievo internazionale e di fine abilità diplomatica, che rivestì un ruolo primario sia nello scenario politico sia nell'opera di conservazione del palazzo.
L'appartamento della Principessa Isabelle, ricavato a pianterreno nell'ala quattrocentesca del palazzo, a sua volta sorto sulle fondamenta dell'antico tempio romano di Serapide, denso di storia per i celebri personaggi che, nel tempo, l'hanno abitato e mirabilmente decorato, conserva intatte l'atmosfera e l'impronta date da Donna Isabelle Hélène Sursock (Beirut 1889-Roma 1984), consorte, dal 1909, di Marcantonio VII Colonna, principe assistente al soglio pontificio (e omonimo discendente del comandante della flotta pontificia, trionfatore sui Turchi nella battaglia di Lepanto del 1571, determinante per riaffermare il controllo sul Mediterraneo), di cui rimarrà vedova nel 1947.
Trasferitasi a Roma per il matrimonio, provenendo da una famiglia greco-ortodossa cristiana di origine bizantina, tra le più importanti di Beirut, in quanto dinastia di famosi ed estremamente facoltosi banchieri, le cui finanze certamente rinvigorirono quelle, ormai esangui, della nobilissima casata dei Colonna, Isabelle, rimasta incantata dalla magnificenza del palazzo di famiglia ai Santi Apostoli, si impegnò da subito in un'opera di complessivo restauro del prestigioso immobile, chiamando in questa dispendiosa impresa i primi architetti e antiquari del tempo (tra i consulenti: Federico Zeri, Andrea Busiri Vici, Tomaso Buzzi) al fine di conservare e ri-arredare il palazzo per ricondurlo ai fasti originari; accrescendone, ove possibile, lo splendore con la "grazia e il gusto del vicino Oriente francese" che la contraddistingueva, riscontrabile, ad esempio, nei preziosi marmi orientali ben armonizzati agli ambienti, con cui, sostituendo le precedenti pavimentazioni, traspose il suo legame con Beirut, allora considerata "perla d'Oriente". Nella costante preoccupazione di tutelare il palazzo e le inestimabili collezioni che racchiude, riuscì a salvaguardarne arredi e opere d'arte dall'irruzione tedesca, durante la seconda guerra mondiale, facendoli murare in zone inespugnabili dell'immobile stesso, per poi rifugiarsi presso l'ambasciata di Spagna.
Principessa di Paliano, patrizia dai trentasei titoli nobiliari, fu raffinata dama di corte, perfettamente inserita nell' élite romana aprendo, già intorno al 1915, il suo ambìto salotto, uno dei più influenti d'Italia, ai più qualificati e selezionati esponenti del mondo diplomatico accreditati presso l'allora Regno d'Italia e presso la Santa Sede, di cui, religiosissima, fu sempre fedele paladina (in particolare si attesterà contro la nobiltà scismatica stretta attorno al vescovo ribelle Lefebvre). Se pur fieramente antifascista iniziò un'opera di preziosa mediazione, nel periodo tra le due guerre, con i vertici del regime, imbastendo sottili intese diplomatiche, distinguendosi inoltre, durante l'ultimo conflitto mondiale, per opere di carità, soccorso, ospitalità e rifugio. Conservatrice fino ad assumere, dopo la caduta della monarchia, l'appellativo di "regina supplente" sostituendo la sovrana Maria José, adeguò poi il suo salotto ai tempi nuovi offrendo ricevimenti regali cui erano ammesse solo teste coronate, regnanti, capi di stato e banchieri di tutto il mondo, purché non divorziati. Personalità forte, austera, intelligente e determinata, dal "tratto vigoroso quanto affabile con le persone degne della sua considerazione", Donna Isabelle è stata protagonista assoluta della vita mondana e culturale romana per oltre settanta anni e instancabile curatrice del palazzo, "grande amore" della sua vita.
La visita, durata due ore, è trascorsa con piacevole emozione negli accoglienti ambienti dell'appartamento che, in una crescente successione di meraviglie, ospitano la collezione di vedute di Vanvitelli, gli affreschi di Pinturicchio e Pomarancio, la tematica iconologica del paesaggio del Seicento attraverso le raffigurazioni di Pieter Muriel (detto Cavalier Tempesta) e Gaspard Dughet: una straordinaria pagina di storia, arte e cultura, mirabilmente preservata e arricchita grazie alla determinazione, alla dedizione e alla cura della principessa Isabelle, che, al nipote Prospero, attuale continuatore dell'opera di conservazione e promozione, si premurò di affidarne il testimone.