Incontro con la storica dell'arte Ivana Salis
Serata conviviale dedicata alla conversazione di Ivana Salis, storica dell'arte, critica d'arte, curatrice di mostre e autrice di pubblicazioni specialistiche, incentrata sulla Street Art e sulle espressioni sarde di questa corrente artistica contemporanea, dai murales di Pinuccio Sciola alle opere di writing che ormai decorano tante strade e aree urbane della nostra Isola.
Ivana Salis, allieva di Enrico Crispolti, uno dei maggiori esperti italiani di arte urbana, ci ha accompagnato in un affascinante viaggio alla conoscenza di questo movimento artistico, sorto in Italia alla fine degli anni '60 e sviluppatosi contemporaneamente in Sardegna grazie ad un artista sensibile e aperto al mondo come Pinuccio Sciola, e ai suoi contatti con le avanguardie italiane ed estere.
La Street Art all'inizio si esprime nel nostro Paese soprattutto mediante installazioni (piuttosto che opere grafiche) posizionate nelle città come segno di protesta nei confronti di agglomerati urbani sempre più stranianti, dominati da logiche meramente commerciali e incuranti della propria intrinseca funzione relazionale. Si inquadrano in questo contesto l'installazione veneziana di Boriani, Colombo e De Vecchi intitolata "Tempo – libera struttura temporale in uno spazio urbano", le strutture lignee a cuspide realizzate nelle città da Ugo La Pietra per separare i passanti dai corridoi commerciali e così agevolare la relazione tra le persone, a discapito dei richiami delle vetrine, quelle agresti realizzate da Gianfranco Barrucchello nella sua tenuta-museo. E' Pinuccio Sciola a illustrare i centri urbani con opere grafiche, ricoprendo i muri del suo paese (San Sperate), ricostruiti in mattoni dopo la demolizione dei preesistenti ladiri in argilla cruda e imbiancati, con grandi affreschi, i murales, che riproducono le comunità rurali, i loro costumi e i loro riti. E ben presto questa nuova modalità artistica si diffonde in tanti paesi sardi, dove diventa forma di linguaggio e di messaggio politico, di denunzia del disagio delle comunità e di protesta contro un potere politico che si percepisce come distante e perfino ostile.
Intanto, negli Stati Uniti d'America, i muri esterni delle aree periferiche vengono ricoperti prima di scritte e ghirigori incomprensibili, poi di opere sempre più complesse e colorate, realizzate utilizzando tecniche diverse da quelle della pittura tradizionale, e con contenuti di chiara protesta contro il degrado e lo squallore dei quartieri popolari e industriali di tutte le città del mondo. E' un movimento artistico che non accetta di essere imbrigliato e che tuttavia viene progressivamente inglobato dal "sistema", che non solo gli dà un nome (Street Art, appunto) ma lo utilizza, lo valorizza, e trasforma in vere e proprie star, volenti o nolenti, molti dei suoi esponenti.
Ne deriva che molte opere di street art attualmente presenti nelle nostre città e paesi non sono più il frutto di iniziative spontanee e anonime (al più riconoscibili attraverso il Tag dell'artista), ma conseguono all'esecuzione di vere e proprie commissioni provenienti da pubbliche amministrazioni, da singoli privati e sempre più spesso da aziende, con l'intento di pubblicizzare i propri prodotti profittando della enorme visibilità di questo tipo di lavori. Come ha ben chiarito Ivana Salis, è quest'ultima una deriva inaccettabile perché l'opera murale urbana che sponsorizza un prodotto va inquadrata e trattata (anche sul piano fiscale) come forma di pubblicità e non come opera d'arte in senso stretto.
Durante il dibattito seguito alla conversazione, sono state messe in luce alcune delle principali questioni giuridiche poste dalla Street Art, con particolare riferimento agli orientamenti giurisprudenziali che a lungo hanno riportato i lavori di arte urbana al reato di imbrattamento o deturpamento di edifici pubblici o privati e che solo di recente, dopo il riconoscimento di questo movimento da parte della critica, hanno cominciato a escludere la valenza penale dell'opera facendo riferimento alla notorietà dell'artista e/o alla preesistente compromissione del supporto murario su cui è stata realizzata. Si tratta tuttavia dei primi passi di un processo interpretativo in corso, perché ancora oggi la risoluzione del conflitto tra i valori costituzionali della libertà dell'arte (art.33 Cost.) e della libertà di espressione (art.21 Cost.) da un lato, e la tutela della proprietà privata dall'altro (art.42, comma 2 Cost.) tende a privilegiare quest'ultimo.