Il club ha festeggiato il Soroptimist Day con una visita, guidata dallo speleologo Marcello Polastri, ad alcuni dei luoghi più significativi della Cagliari sotterranea: una dimensione urbana in massima parte sconosciuta e misteriosa, ma ricca di fascino. Cagliari è una città edificata su 12 colli attraversati da estese e numerose cavità, utilizzate da sempre, insieme con la fitta rete di gallerie costruite dall'uomo, come abitazioni, luoghi di culto e soprattutto rifugi o vie di fuga in situazioni di conflitto, come durante la Seconda guerra mondiale. Insomma, una città invisibile ma viva, che ancora risuona di parole, di preghiere, di pianti. La giornata si è conclusa con un ottimo pranzo da VitaNova, il locale di Laura Macciotta, nuora della nostra Donatella.
La visita ha preso le mosse dal Portico sant'Antonio, in pieno centro storico, che unisce la struttura della chiesa di sant'Antonio a quello che un tempo era un ospedale, convertito in un istituto scolastico dopo la realizzazione del San Giovanni di Dio, e attualmente adibito ad ostello. Gli stemmi in pietra presenti su una parete del portico appartengono alle famiglie benefattrici dell'antico nosocomio, utilizzato all'epoca anche come centro per le autopsie e per l'estrazione di organi oggetto di studi anatomici, come testimoniato dalla grande quantità di ossa umane rinvenute nei sotterranei. Fiancheggia il corpo della chiesa attigua una stradina in salita, l'attuale vico Manno, che un tempo era denominato via dei Supplizianti perché si trattava del viottolo percorso dai condannati a morte.
Ci ha riservato non poche sorprese la vicina chiesa del Santo Sepolcro, probabilmente sede di una comunità templare: tenebrosa e inquietante la c.d. cripta, in realtà un sotterraneo non destinato al culto ma alla sepoltura dei membri della Confraternita della Morte, le cui bare venivano sistemate in verticale lungo le pareti decorate con motivi di baldacchini neri sovrastati da festoni grigi, ed erano oggetto di visite devozionali da parte dei confratelli sopravvissuti. Attraverso un foro praticato sulla bara all'altezza del capo del defunto, protetto da un vetro, costoro potevano continuare a vederne il volto, come attraverso una lente, e a conservare per un certo tempo un rapporto di contiguità e di comunione con il confratello deceduto. Di grande interesse nella stessa chiesa, al piano terra, la cappella di Nostra Signora della Pietà, che ospita una statua lignea della Madonna con il Cristo morto sulle ginocchia. Il simulacro, risalente secondo alcuni studiosi all'XI secolo, stando ad alcune fonti fu rinvenuto casualmente nel sottosuolo nel ‘600 da un ragazzo "maniacato", vale a dire da un giovane alienato mentale ospite del vicino ospedale, che annoverava anche un reparto per pazienti psichiatrici.
Di grande interesse i sotterranei del bastione San Remy, il fortilizio edificato nel XIII secolo ma interamente ristrutturato nell' Ottocento per volere del Sindaco Ottone Bacaredda: si tratta di una fitta rete di gallerie e cunicoli realizzati a scopi militari per l'alloggiamene di cannoni e di macchine belliche di controffensiva. L'area un tempo era direttamente collegata con il quartiere Castello e rappresentava una formidabile via di fuga per le Autorità e i nobili che lo abitavano. Marcello Polastri ne ha illustrato in dettaglio tutti gli spazi più riposti, dalla grande galleria dell'ingresso adiacente la porta dei Leoni, adibita a cisterna e in seguito a prigione, alla via lastricata lungo la quale raggiungevano il patibolo i condannati all'impiccagione, denominata non a caso via della forca, sino ali cunicoli che fiancheggiano la c.d. Passeggiata di San Remy, sopra i quali si snoda - all'esterno - la grande scalinata di accesso al Bastione dalla piazza Costituzione.
Marcello Polastri ha confermato di essere guida competente, appassionata ed estremamente gradevole, capace di alternare con sapienza al racconto più strettamente tecnico, riferimenti ad aneddoti, credenze popolari, usi ed episodi del passato che hanno catturato l'attenzione e l'interesse di tutte. Soprattutto ha messo in evidenza una realtà che dal mondo "di sopra" ci sfugge, vale a dire che Cagliari poggia su una roccia calcarea solidissima ma al contempo squarciata da vasti vuoti, come l'area di Porta Cristina, che si erge, con parte di viale Buoncammino, su una enorme cavità ed è retta da una colonna di pietra di 10 metri di altezza e da un arco che la àncora alla parete rocciosa.