01 gennaio 2010

Ricordo di Adonella Diliberto


Scritto dalla socia Maria Corona

Care amiche, con grande emozione mi accingo a adempiere al compito che la presidente mi ha affidato, e cioè il ricordare, la carissima amica Adonella Diliberto; Laura Pisano ha pensato a me, ed io ho subito aderito, proprio per lo stretto legame che da circa 40 anni mi univa a Lella, ma anche per la segreta speranza di riuscire a trasmettere, specialmente alle socie più nuove e recenti, ossia a quelle che non la hanno incontrata da giovane e quindi apprezzata, quale fosse la vera personalità di Lella, quella che io ho avuto il privilegio di conoscere e di amare.

Occorre quindi distinguere i vari periodi della sua vita. 

1.Nata a Cagliari il 6 maggio del 1929, se ne è andata nell’aprile di quest’anno, avrebbe compiuto dopo pochi giorni ottantaquattro anni. Il padre il cavalier Romolo Reale lavorava al Genio civile, la madre signora Jenny Tredici era maestra elementare. Io la ricordo molto anziana, ma di una lucidità e una cultura sorprendente per una donna di quella età e generazione; abitava con la figlia, i nipoti e la fedele Bruna che, al servizio della famiglia dall’età di 14 anni, ne faceva parte integrante nella  bella casa di via Alghero. Lella era l’unica figlia femmina con tre fratelli maschi, uno dei quali Mario era morto giovanissimo per un penoso incidente, un tuffo dalla Rotonda del Lido, avvenuto negli anni antecedenti la  seconda guerra mondiale; questo  tragico evento parecchi anni dopo era ancora citato nelle nostre famiglie, a giustificazione del divieto assoluto di tuffarsi se non nel mare aperto; possiamo immaginare quanto abbia inciso nell’ animo dei suoi familiari. Una piccola una precisazione per quanto riguarda la famiglia di origine, il fratello della madre Vittorio Tredici era stato Podestà di Cagliari, quindi un fascista decisamente impegnato, ma che con la promulgazione delle leggi razziali, trovandosi ormai a Roma, si adoperò efficacemente per salvare parecchi ebrei dalla deportazione, tanto che, secondo una felice prassi che si è instaurata abbastanza recentemente in quello Stato, gli hanno piantato e dedicato un albero riconoscendogli il titolo di “Giusto di Israele”. Lella cresceva in un ambiente intellettualmente stimolante e si distingueva per la bravura negli studi specialmente umanistici, donde la scelta di laurearsi (brillantemente) in filosofia. Fu anche incoraggiata a intraprendere la carriere accademica dai suoi maestri Ludovico Geymonat e Flores d’Arcais al quale rimase sempre legata; quest’ultimo lo ha invitato anche al Soroptimist in una delle nostre conviviali. Un giorno mi ha raccontato che la madre le aveva dolcemente rimproverato di essere l’unica dei suoi figli ( i fratelli Lorio e Loto entrambi medici sono diventati cattedratici a Roma) a non aver continuato l’attività universitaria; in realtà gli studi non li ha mai abbandonati, ma li ha conciliati con il matrimonio, con il grande amore della sua vita il marito Marco Diliberto e con i tre figli Oliviero, Ludovica e Alessio. Marco era un uomo indubbiamente interessante e di grande e profonda  cultura , (procedo ovviamente per flasc), laureato in giurisprudenza, funzionario al Consiglio regionale, era entrato con la segreteria di Anselmo Contu il Sardista, nei primi anni cinquanta, poi avvocato e libero professionista, era andato in pensione molto presto perché aveva la qualifica di reduce di guerra, e infatti era stato paracadutista; era anche un  grande ballerino, frequentava insieme alla moglie il circolo della Marina. Politicamente era impegnato con il partito Sardo d’Azione, ma soprattutto era uomo di grande fede, collaborava a molte iniziative di apostolato diocesano, era membro della Congregazione Mariana di Cagliari,  era diventato addirittura il presidente Nazionale delle Congregazioni d’Italia, sotto la direzione generale del Padre Insolera sj , quando le Congregazioni Mariane contavano parecchio sia nella realtà ecclesiale, e possiamo dire anche in quella sociale delle nostre città. La profonda vita spirituale del marito ha inciso decisamente sulla personalità della moglie, specialmente quando ha dovuto affrontare precocemente la malattia e la perdita dello stesso, trovandosi ad essere vedova e con tre figli a poco più di 40 anni.

2.  Vorrei dire che in quegli anni di dolore e di lutto, la religione le è stata di gran conforto. Ma paradossalmente proprio questo saldo legame coniugale le ha impedito di rifarsi una vita, di reagire eliminando quella presenza di Marco che aleggiava dopo tanti anni sia a Cagliari che nella sua casa di Santa Margherita. Quando io e qualche altra amica, ad esempio Susy l’americana, vedendo qualche uomo interessato a lei, la invitavamo a prenderlo in considerazione, Lella era una bella donna,  ci ha risposto seccamente zittendomi “lo vuoi capire che io e Marco siamo indissolubilmente legati, e che poco prima che egli morisse abbiamo celebrato un matrimonio mistico, rinnovando le promesse matrimoniali di fedeltà?” Viveva in un certo senso aspettando di riunirsi a lui.

In un mondo in cui questi valori tradizionali sono stravolti e superati tanto da sembrare assurdi, è difficile penetrare in questa ottica, ma la loro unione, era veramente e invidiabilmente perfetta, oltre che negli affetti, nei gusti e negli interessi: “Eravamo capaci di alzarci la notte per controllare una etimologia!”Mi ha confidato un giorno.

La responsabilità dell’educazione dei figli la assorbiva totalmente, anche se aveva ripreso le sue numerose relazioni sociali che curava con grande sensibilità, telefonando e recandosi in visita alle amiche specialmente nelle varie case al mare di Santa Margherita. In questa fase della sua vita cercava di fare per i bambini, specialmente per Alessio il più piccolo che avendo la stessa età, ed essendo amico del mio Massimo, frequentavo abitualmente, tutto ciò che caratterizza la vita serena e allegra dei bimbi,  con festicciole e merende; ricordo qualche festa mascherata di cui ho ancora le fotografie e lo accompagnava con premura a tutti gli impegni sportivi, come ad esempio il tennis.

3. Veniamo ora all’aspetto lavorativo, mai aveva abbandonato gli amati studi di filosofia. Ed ha insegnato per decenni,  sino alla pensione, Filosofia, Pedagogia, e Psicologia, al liceo Scientifico Pacinotti e alle Magistrali, ed è rimasta per lunghi anni in rapporto con alcuni studenti bravi tra cui ricordava Paolo Savona. Era membro della “Società filosofica italiana”, ne seguiva i congressi e collaborava nelle riviste di “Studi e ricerche di Filosofia” scrivendo prevalentemente articoli su Spinoza. Baruc Spinoza era il suo autore preferito. Si tratta di contributi di alto valore scientifico e rigorosamente specializzati, che non posso riassumere in questa sede. Debbo dire che ho imparato molto da lei e che mi ha colpito il suo studio su “L’errore nella filosofia di Spinoza” che ho faticato a comprendere. Debbo anche sottolineare la sua disponibilità a leggere qualsiasi mio lavoro ed a formulare critiche sempre puntuali e valide; anche negli ultimi anni, quando ormai non stava bene ed il suo umore era molto variabile, sempre era disponibile per ciò che concerneva una particolare ricerca e un problema da chiarire e da risolvere, così come, quasi sino alla fine, aveva quotidianamente un libro fra le mani,  non solo di saggistica, anche di narrativa contemporanea e mondiale. Entrata nel club nel lontano 1970 è sempre stata molto attiva, Vice Presidente, consigliera, delegata, componente di vari Comitati e Commissioni, sino alla sua presidenza nel 1992-1994. Ha organizzato numerose iniziative, con la partecipazione di tutti i club dell’Isola e l’Intervento della Presidente Nazionale, ha dimostrato grande sensibilità ai problemi dell’ambiente, e voglio citare a) una conversazione tenuta dalla nostra amica Annuska Malquori “Cagliari: Attrezzature per un vivere civile. Il verde pubblico in città” che ha riscosso grande interesse, e da cui è stata tratta una pubblicazione distribuita nelle scuole e biblioteche cittadine. b) una tavola rotonda sulla maternità senile e c) una conferenza a due voci su l’  Abbandono dei minori dal medioevo ad oggi,  tenuta da Mariella Dore che ha tracciato l’excursus storico e Giovanna Crespellani, la legislazione attuale. Merita inoltre di essere citata una tavola rotonda sull’A.I.D.S. tra gli altri con la partecipazione di Nelly Marongiu e infine un interclub col Rotary di Cagliari sulle Riforme Istituzionali, con la partecipazione di illustri professori costituzionalisti (Ciarlo, Murgia, Ballero. Ricordo di aver coordinato i lavori nella mia veste di Vicepresidente, Lella mi ha voluto sempre con se, ed era stata la mia madrina nel 1986.

Oltre alla passione per la filosofia un'altra attrazione totalizzante la ha sempre caratterizzata: l’amore per la natura e il suo elemento fondamentale, il mare. Le sue poesie che sono state lette da una attrice e che abbiamo avuto il privilegio di ascoltare insieme, in una piacevolissima serata nel giardino della nostra amica  Mariella Dore, testimoniano un animo sensibile, non solo alle bellezze della natura, ai suoi elementi, ai suoi colori, e ai suoi frutti, ma soprattutto agli affetti più intimi e profondi. Quanto al mare, chiunque la abbia frequentata ricorderà la sua assiduità con i bagni, lunghissimi e quotidiani, sia a Santa Margherita che nella spiaggia del Poetto che frequentava in tutte le stagioni, compreso l’inverno, con grande disappunto dei suoi figli, che specialmente da quando le si era manifestata l’artrite reumatoide, cercavano invano di dissuaderla. Da quanto ho detto è chiaramente emerso che Lella era una donna forte, decisa e determinata nelle sue azioni, e nei suoi gusti.

 Gli ultimi anni sono stati molto tristi, i dolori fisici, diffusi indeterminati e continui, ne avevano fiaccato lo spirito e l’equilibrio, ma la sua fedeltà al club è rimasta sempre salda. La cognata Anna Nurchi Diliberto, soleva dire che si sentiva e aveva voglia di uscire solo per recarsi al Soroptimist. E proprio come amica, socia e studiosa resterà sempre nel mio cuore, e dobbiamo tutte ricordarla.



AUTORE: Carla Sanjust - Club Cagliari

PRESIDENZA: Wilma MALUCELLI