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Orange the World

Incontro con la dott.ssa Marina Azzini

Orange

La donna vittima e autrice di reato: storie ordinarie e straordinarie.

Questo è il titolo che la dottoressa Marina Azzini ha voluto dare alla conferenza che ha tenuto per il Club Cremona, all'interno della campagna Orange the World. Un percorso tra le donne vittime di violenza, ma anche autrici di reato. L'analisi è focalizzata sui risvolti psicologici ed umani delle donne che subiscono ogni tipo di maltrattamenti e violenze,  ma anche sulle donne che commettono reati e sulla loro capacirà di recupero

 

La dott.ssa Azzini è un magistrato che svolge un compito tanto importante quanto difficile: è magistrato di sorveglianza. A lei spetta il compito di vigilare sull'esecuzione delle pene detentive e delle misure di sicurezza e di concedere o negare i benefici di legge. Sono di sua competenza i carceri di Mantova e Cremona e, a Castiglione delle Stiviere, il REMS (Residenza per l'Esecuzione delle Misure di Sicurezza), istituto che, dal 2015, sostituisce gli ospedali psichiatrici giudiziari.

Dopo una beve, ma appassionata introduzione della Presidente Monica Poli, Francesca Morandi, giornalista, socia del Club e amica personale della dottoressa, ne ha tracciato il profilo professionale, partendo dalla difficile esperienza di tre anni al Tribunale di Trapani, che fu la sede che le venne assegnata subito dopo aver superato il concorso, fino alla sua nomina al Tribunale di Mantova, col compito appunto di magistrato di sorvegliaza.

La dott.ssa Azzini ha iniziato il suo discorso spiegando il significato del titolo della sua conferenza: i femminicidi, gli stupri sono fatti eclatanti che finiscono sulle pagine dei giornali, ma esistono reati che, sebbene non godano di altrettanto clamore, come maltrattamenti (cioè violenze che si prolungono nel tempo) minacce, lesioni, sono purtroppo diffusissimi: storie ordinarie, maledettament ordinarie, le ha definite l'oratrice. E non hanno riguardo né alla nazionalità di vittima e carnefice, né alla posizione sociale ed economica degli stessi.

Le donne poi sono spesso vittime due volte, perché l'opinione pubblica si aspetta quella che la dottoressa ha definito "la vittima perfetta", e tende a colpevolizzarla, soprattutto se ha subito uno stupro, qualora fosse stata vestita in modo provocante, o sotto l'effeto dell'alcol o di sostanze stupefacenti.

Un altro momento estremamente drammatico si presenta alla donna quando il suo carnefice finisce di scontare la pena e torna libero: spesso nutre sentimenti di vendetta nei suoi confronti. Alla donna non resta che allontanarsi, sperando di far perdere le proprie tracce, o trovare accoglienza nelle case rifugio. 

Le leggi ci sono, ma non bastano. Bisogna operare per un radicale cambiamento di mentalità.

Le donne che commettono reato sono invece in numero molto inferiore a quello degli uomini  la maggior parte condannate per reati contro il patrimonio. Fra loro, inoltre, si riscontrano molte meno recidive.

Però sono proprio le donne le autrici  del crimine più orribile che possa esistere: l'infanticidio. Questo delitto atroce viene commesso quasi sempre a causa di una depressione post partum non dignosticata o non ben curata, o a causa di gravi malattie mentali. In questo caso la condanna non sarà la pena detentiva, ma il ricovero presso il REMS. Le cure danno spesso buoni risultati, tanto da permettere la dimissione della paziente. Ma è proprio allora che la donna acquita piena consapevolezza delle proprie azioni con tutte le conseguenze che ciò comporta, un momento estemamente tragico, che può portare fino al suicidio.

Sono queste tragedie che la dottoressa Azzini definisce storie straordinarie. 

 

 

 

 

 

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