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La nostra socia Francesca Pangrazio, anche presidente del RC Moretto, saluta il pubblico importante e numeroso e dà la parola a Nini Ferrari Consigliera di Parità della Provincia di Brescia che brevemente ricorda come tuttora permangano aspetti di discriminazione di genere e come la strada per la parità salariale sia ancora lunga.

Quindi Francesca presenta Aldo Cazzullo, giornalista e scrittore, volto noto della stampa italiana.

L'oratore tiene desta per un'ora l'attenzione del pubblico intrattenendolo sul tema "Le Italiane", con spunti e citazioni tratti dal suo libro di recente pubblicazione, proponendo una conversazione ricca di nomi e di date, che percorre la storia al femminile dell'intero Novecento. Racconto serrato, calibrato, in un linguaggio scorrevole e piacevolissimo.

La storia della emancipazione femminile inizia con la prima guerra mondiale, in cui le donne, in assenza degli uomini al fronte, mostrarono capacità uguali se non superiori: furono operaie, infermiere, reporter di guerra, vivandiere. Cazzullo ricorda Luisa Zeni che fu spia sul fronte austriaco e Margherita Kaiser Parodi, crocerossina, unica donna sepolta nel sacrario di Redipuglia.

Dopo la seconda guerra mondiale, le donne ottennero il diritto di voto, ma per i successivi trent'anni non giunsero al potere: la prima donna ministro fu Tina Anselmi nel 1976. Seguirono conquiste fondamentali in un aItalia che continuava ad essere maschilista, come la cancellazione della potestà maritale e del delitto d'onore.

In questi ultimi decenni si sono fatti enormi passi in avanti, basti pensare che le donne sono la maggioranza tra i medici e i magistrati e che ci sono donne ai vertici dei Servizi Segreti italiani e alla direzione delle carceri e che un'italiana guida il CERN di Ginevra. Comunque osserva che si sarà raggiunta una vera e propria parità, quando si guarderà non al genere ma alla onestà e alla capacità delle persone.

Esaurito il tema storico, Cazzullo passa a parlare delle donne che ha intervistato e conosciuto nella sua lunga carriera di giornalista e si dice particolarmente affascinato dalla longevità femminile. Racconta il divertente aneddoto della francese Jeanne Calment, divenuta famosa per essere morta all'incredibile età di 122 anni, ma ancora più famosa quando i geriatri russi scoprirono che si trattava di un grande imbroglio gestito dalla figlia che si era sostituita a lei morta a 52 anni.

Esprime ammirazione e simpatia per Franca Valeri, Rita Levi Montalcini, Alda Merini, Gianna Nannini, Inge Feltrinelli e Piera degli Esposti: di alcune tratteggia un breve ritratto, di altre racconta piacevoli episodi.

Cazzullo fa poi un passo indietro e ricorda la principessa Cristina Trivulzio di Belgioioso, importante figura della vita politica italiana della prima metà dell'Ottocento che pare abbia detto:" Se fossi un uomo, avrei una statua in ogni piazza". (Solo da pochi mesi a Milano le è stata dedicata una bellissima statua a due passi da Casa Manzoni e dalla Scala).

Poi racconta la drammatica vicenda dello stupro di Artemisia Gentileschi.

Sempre a proposito di donne, il discorso passa a considerare l'importanza attribuita da Dante alla donna come autrice della sua salvezza: quando egli si è smarrito nella selva oscura, si attiva una catena di donne, da Maria a S. Lucia a Beatrice, per affidarlo alla guida di Virgilio.

Cazzullo trova nell'Inferno dantesco due eccellenti esempi di femminicidio, Francesca da Rimini e Pia de' Tolomei e, seguendo Dante, ha parole di severa condanna per gli autori di tali gesti: chi fa del male alle donne sia condannato nella Caina, la parte infima dell'Inferno. Il fatto che gli uomini non accettino la richiesta di libertà delle donne e che reagiscano in modo violento è un retaggio storico-culturale ed un fenomeno sociale assolutamente preoccupante, che richiede un radicale cambiamento della mentalità maschile.

Termina con un pensiero di gratitudine a tutte le donne che si sono prodigate nell'emergenza sanitaria: infermiere e farmaciste, madri ed insegnanti che tra mille difficoltà sono state in prima linea sul lavoro e che hanno continuato in casa la cura della famiglia.


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