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25 novembre 2021

Riflessioni di una soroptimista

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Nei sedici giorni di attivismo previsti dal Soroptimist d'Italia per focalizzare l'emergenza della violenza di genere, a partire da oggi, 25 novembre, giornata mondiale per il contrasto alla violenza, il Soroptimist Club di Livorno ha promosso diverse iniziative tra le quali la raccolta di alcuni scritti sul tema, elaborati dalle socie del Club che si sono ispirate anche a fonti narrative o iconografiche. Aprono questa breve rassegna alcune riflessioni dell'amica soroptimista Maria Giovanna Mazzoni, che suggeriscono l'ampiezza del problema e l'insufficienza degli antidoti. 'E' necessaria una rivoluzione culturale" auspica Maria Giovanna, all'interno della quale ha la sua parte anche il linguaggio e soprattutto una sana educazione al rispetto che parte dall'infanzia.

25 Novembre 2021: giornata per l'eliminazione della violenza contro le donne - Maria Giovanna Mazzoni

Scarpette rosse, panchine rosse, edifici pubblici illuminati di arancio e grandi cartelloni ci ricordano che il 25 Novembre è il giorno indicato dall'ONU, nel1999, per contrastare l'emergenza della violenza contro le donne. Violenza che spesso assume forme e modalità diverse, da quella psicologica a quella sessuale, dal ricatto economico allo stalking, sebbene la violenza fisica sia la più facile da riconoscere. Non esiste tuttavia il profilo della donna tipo che subisce angherie. La violenza può così coinvolgere tutte le donne belle o brutte, comprese le disabili o le bambine. E ora, mentre si avvicina il Natale, la violenza maschile nei confronti del II sesso, come lo definisce S. De Beauvoir, non sembra voler diminuire, anzi passare il tempo con un uomo violento, dal punto di vista fisico o psicologico, espone le donne a un rischio maggiore. D'altronde la forzata clausura del 2020 e 2021 ha reso evidente un incremento sostanziale del fenomeno violenza. 

Non bastano i corsi di autodifesa, promossi dalle donne, non bastano le case famiglia che accolgono le vittime di violenza e anche i loro bambini, non è sufficiente la legge 69/2019 che dovrebbe velocizzare l'allontanamento di un soggetto violento dal nucleo familiare o dalla compagna.

E' necessaria una rivoluzione culturale in cui il linguaggio venga ripensato. Perché la lingua è veicolo non solo di significati, ma di valori e giudizi culturali; questi ultimi possono rafforzare stereotipi sulle donne perduranti e giustificare comportamenti aggressivi da parte dell'uomo. A questo proposito la linguista Chiara Zanchi si fa portavoce del pensiero di Robin Lakoff per cui "la lingua crea e rispecchia le disuguaglianze di genere". In particolare la lingua dei media può far da tramite a rapporti asimmetrici tra uomini e donne e confermare una società a dominanza maschile.

E' fondamentale perciò usare le parole giuste nella comunicazione verbale e non verbale per rimuovere gli stereotipi di genere e le "cattive abitudini". L'Autorità per le comunicazioni, da parte sua, nel 2019 ha raccomandato di non spettacolarizzare le violenze contro donne e bambini. Come sostiene la scrittrice nigeriana A. N. Adichie nel 2012 alla Tedx per Euston Conference: "Vorrei che tutti cominciassimo a sognare e progettare un mondo diverso. Un mondo più giusto. Un mondo di uomini e donne più felici e più fedeli a se stessi. Ecco da dove cominciare: dobbiamo cambiare quello che insegniamo alle nostre figlie. Dobbiamo cambiare anche quello che insegniamo ai nostri figli.".

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