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Favole in cambiamento

Intervista a Sibilla Santoni Avvocata e Presidente PO Avvocati Firenze

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Il percorso per l'accelerazione del processo di parità fra le donne e gli uomini è uno degli impegni prioritari del Soroptimist a livello internazionale, impegnato con progetti diversi. Fra le tante azioni fondamentali ci sono quelle che agiscono per il cambiamento culturale, per la destrutturazione degli stereotipi, soprattutto con le nuove generazioni. In questa direzione è il contributo di oggi con l'intervista all'avvocata Sibilla Santoni sui libri per l'infanzia, pensati con l'intento di trasmettere alle bambine e ai bambini l'invito a esprimere il proprio potenziale, senza i limiti derivanti da una visione patriarcale dei ruoli maschili e femminili.
Fiorella Chiappi, Presidente Soroptimist club di Livorno

Gli stereotipi di genere, che imperversano in varie forme nella nostra vita culturale e sociale, sono le tracce di un modello patriarcale passato che convive con le istanze moderne di cambiamento, di società fondate su una visione di democrazia paritaria e di rapporti simmetrici fra donne e uomini. Le favole, spesso, contengono queste tracce di antico ordine patriarcale. Rivisitarle, modificarle, adattandole ai nuovi obiettivi d'identità femminile e maschile è un'operazione interessante che ha iniziato a fare Sibilla Santoni, autrice del libro "Fiabe di ieri, oggi", edito da Etrù edizioni. Sibilla Santoni è avvocata e Presidente del Comitato Pari opportunità - Ordine Avvocati e del Comitato Inter - Ordinistico Pari Opportunità di Firenze.
Come è nata la motivazione a scrivere questo libro di favole?
Faccio parte del Comitato Pari Opportunità da molto prima di diventarne presidente e mi confronto con questo tema da tanto tempo. Come avvocata mi occupo di diritto di famiglia e minorile e questo mi rende bene evidente quanto i carichi familiari siano distribuiti in maniera impari a sfavore delle donne. Donne che molto spesso non conoscono i propri diritti e sono vittime di un retaggio culturale che tarda a scomparire. La mia esperienza ha fatto maturare in me la consapevolezza che un'effettiva rimozione della discriminazione è possibile solo partendo dalla cultura, che deve fare ancora grossi passi avanti sulla parità. E i soggetti deputati a questo cambiamento sono quelli che hanno una mente più aperta e meno condizionata: le bambine e i bambini. Da qui la scelta di scrivere un libro di favole o meglio di riscrivere alcune favole note.
Quali sono gli stereotipi che incontri più frequentemente nel tuo lavoro di avvocata?
Mi trovo davanti uomini che dicono "mia moglie non m'informa di cosa succede, a scuola, a nostro figlio …" e allora spiego a questi padri che devono informarsi da soli, che non spetta soltanto alle donne avere rapporti con la scuola. Mi trovo davanti donne che, anche in fase di separazione, continuano a svolgere tutti i compiti domestici, senza ricevere neanche un piccolo aiuto dal compagno. Io davanti a queste situazioni non faccio soltanto solo l'avvocata, ma provo a cambiare la loro cultura attraverso stimoli culturali.
Quali sono le favole che racconti nel tuo libro?
Il libro contiene quattro favole: La bella addormentata, Cappuccetto rosso, Biancaneve e La Sirenetta. Sono storie per l'infanzia, che ho pensato di riscrivere, eliminando quegli stereotipi di genere che ritornano tantissimo nelle favole. Senza ovviamente cadere in dissertazioni pesanti, ma con l'intento di fare arrivare il messaggio in maniera diretta, mai dirompente. Mostrando a bambine e bambini semplicemente un'altra realtà rispetto a quella che è stata scritta finora.
Ci puoi fare un esempio di trasformazione?
Cappuccetto rosso, pur non essendo il prototipo della principessa, è una fiaba piena di stereotipi: la focaccia per la nonna la prepara la mamma e sia Cappuccetto Rosso, sia la nonna non sono in grado di salvarsi e hanno bisogno dell'intervento del cacciatore. La "mia" Cappuccetto Rosso si salva da sola: è vispa e furba e convince il lupo a non mangiare né lei né la nonna. La Sirenetta, invece, ci parla di una donna che annulla la propria identità per amore del principe. Questa volta, al contrario, dice no. Se il principe la ama, deve accettarla per quella che è, senza che lei rinunci alla sua bella coda e al mare dove è vissuta.
Come si dice nelle favole, se tu avessi una bacchetta magica cosa vorresti raggiungere con questa pubblicazione?
Spero di dare un piccolo contributo culturale, sono convita che tutti noi dobbiamo impegnarci nella promozione della parità, in ogni aspetto della nostra vita. Perché la parità è alla base di un'effettiva democrazia. Spero che lettrici e lettori non trovino nelle fiabe nulla di strano, che non trovino bizzarro che le principesse si salvino da sole. Questo vorrebbe dire che sono già consapevoli.
Stai pensando a scrivere un altro libro di favole?
Ne sarei contenta. Ho lasciato fuori Cenerentola che, con la figura della matrigna e delle sorellastre, affronta un tema attualissimo, quello delle famiglie ricomposte. Potrebbe essere uno spunto.
Hai pensato a scrivere anche storie gli interpreti principali siano dei ragazzi?
Mi piacerebbe molto scrivere storie dove viene sottolineata l'importanza della collaborazione tra le/gli adolescenti, oggi particolarmente soli a causa dell'emergenza epidemiologica.
Inoltre sarei felice se "Le fiabe di ieri, oggi" fossero interpretate dai ragazzi della scuola secondaria in rappresentazioni teatrali, destinate alla scuola primaria e alla scuola dell'infanzia. In questo modo ragazze e ragazzi, appartenenti a diverse fasce d'età, potrebbero lavorare e riflettere sui temi delle pari opportunità.
Secondo te le Fiabe di ieri, oggi possono servire a prevenire la violenza di genere?
Sì, certo. Poiché la violenza di genere si fonda proprio sul pregiudizio culturale, è particolarmente importante che le fiabe, con rapporti di libertà di espressione per entrambi, siano lette sia da bambine, sia dai bambini.

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