Di seguito la seconda intervista a personaggi femminili dello sport livornesi, nell'ambito del Progetto Donne e sport, modulo Voci femminili nello sport. La socia Ilaria Manente, consigliera biennio 25-26, ha intervistato Cristina Abeniacar, maestra federale di scherma.
Cristina Abeniacar, una Vita Dedicata alla Scherma e ai Valori dello Sport
Livorno, città con una lunga tradizione nella scherma, è famosa per i suoi grandi campioni e l'eccezionale club Fides. Con i suoi 150 spadaccini dai sei anni in su, il Fides è il club più medagliato al mondo, grazie a una dirigenza attiva e funzionale e a uno staff tecnico di prim'ordine. Tra i tecnici di spicco vi è Cristina Abeniacar, che abbiamo intervistato per conoscere meglio la sua carriera e il suo impegno nello sport.
Cristina inizia a praticare scherma a otto anni sotto la guida dei maestri Athos Perone, Rolando Rigoli e Mario Curletto. Nonostante un infortunio al ginocchio a 17 anni che la costringe a fermarsi per un anno, nel 1988 si diploma all'ISEF e diventa la prima donna a Livorno a ottenere il titolo di Maestra di Scherma presso l'Accademia Nazionale della Scherma di Napoli.
Il suo primo incarico come insegnante di fioretto e sciabola arriva presso i centri federali di Selva di Fasano. Nei primi anni Novanta si trasferisce temporaneamente in California dove, grazie all'amicizia con il maestro W. Gougler, insegna sciabola all'Università di San Diego, impegnandosi contemporaneamente anche come addetta all'ufficio stampa del Team del Moro di Venezia.
Rientrata a Livorno, per un periodo si dedica al mondo della vela: cura la preparazione atletica al circolo velico di Antignano, collabora con l'ufficio regate dello Yacht Club Costa Smeralda e dell'Admirals Cup in Inghilterra. Dopo la nascita di sua figlia Margherita, Cristina, convinta dal maestro Curletto, torna alla scherma e in seguito, grazie anche ai maestri Rolando Rigoli e Pier Paolo Macchia, riprende a insegnare. Da anni si occupa prevalentemente del settore avviamento, accompagnando i bambini di 5-6 anni con il “gioco scherma” fino all'età di 8-9 anni (preagonistica). La sua soddisfazione più grande è vedere i suoi allievi crescere sia a livello sportivo che umano.
Cristina riconosce che all'origine della sua carriera in un mondo maschile ci sono delle figure che l'hanno supportata. Rolando Rigoli e Mario Curletto, i suoi maestri per eccellenza. “Con la loro calma, professionalità, esperienza e diplomazia, riuscivano a comprendermi e a trasmettermi quei valori sportivi e di vita che ancora oggi insegno ai miei allievi. Hanno sempre creduto nelle sue qualità e sostenuta in un ambiente prevalentemente maschilista come quello della scherma.”
Nonostante la presenza femminile sia ancora ridotta, oggi, Cristina lavora con due atlete eccezionali: Ilaria Bianco, olimpionica di sciabola, e Anna Kassianovitch, campionessa russa di fioretto. Il suo impegno nello sport, inoltre, è variegato: dal 2008 è delegata provinciale della FIS, fa parte della Consulta cittadina dello Sport e collabora con il CONI provinciale di Livorno.
Riguardo all'equilibrio tra vita personale e carriera, Cristina afferma che rinunce e sacrifici sono stati presenti, ma sono stati altrettanto ripagati con successi e soddisfazioni. Rifarebbe tutto daccapo. La famiglia è sempre stata al centro della sua vita e delle scelte che ha compiuto, fondamentale nella costruzione e nel consolidamento di quei principi cardine che lo sport rafforza, come il rispetto delle regole. Le ha mostrato le prime scale di valore, influenzato la partecipazione attiva in tutte le attività e dato valore al sacrificio e alla rinuncia.
Cristina; infine, fa riferimento ai valori fondamentali che lo sport le ha insegnato e che vuole trasmettere agli altri: lealtà, amicizia, rispetto, collaborazione, tensione verso il risultato, integrazione, senso di appartenenza e umiltà. “Questi valori, cui mi sono ispirata durante la mia vita professionale e familiare, come mamma, ho cercato di insegnarli anche a mia figlia Margherita, cercando di trasmetterle come, senza un equilibrio tra questi valori, anche il sacrificio richiesto può diventare un peso insopportabile". Conclude riflettendo sulla sua carriera: “Se ripenso alla mia carriera mi appaiono svariate immagini, colori e tonalità, a seconda del momento vissuto. Dal bianco e nero ai colori più sgargianti, ovviamente abbinati ai momenti “sì” della mia carriera sportiva, e quindi della mia vita.”