Di seguito la terza intervista a personaggi femminili dello sport livornesi, nell'ambito del Progetto Donne e sport, modulo Voci femminili nello sport. Daniela Becherini, prima donna a Livorno, ad occuparsi di medicina dello sport in un ambiente prettamente maschile di Maria Bacci di Capaci Presidente Soroptimist Club Livorno, biennio 24-25
Daniela mi puoi raccontare i cambiamenti che hai notato in questi tuoi anni di vita professionale?
Con gli anni ‘70 si è iniziato a parlare di tutela sanitaria delle attività sportive, della visita di idoneità alla pratica sportiva, della lotta al doping, del rilascio dell'idoneità sportiva ad unnumero limitato di atleti in prevalenza professionisti, con controlli e visite rivolti ai pugili, ai motociclisti e agli automobilisti, in seguito anche ad atleti di altre discipline comel'atletica, il calcio, la pallacanestro. Tutto si svolgeva nei laboratori del CONI, le visite non seguivano i protocolli attuali e lo studio degli effetti e degli adattamenti indotti dallo sportsull'organismo erano agli inizi. Con il DM del 1982 fu resa obbligatoria presso il servizio sanitario la visita annuale a chiunque praticasse attività sportiva agonistica e successivamente con il DM del 2013 anche a chiunque praticasse sport a livello amatoriale. Ora a tutti coloro che praticano sport vengono eseguite visite con adeguati e specifici controlli clinici e strumentali obbligatori, adatti a scoprire eventuali patologie che potrebbero aumentare il rischio di morte improvvisa o provocaredanni fisici importanti. Lo scopo di tutto ciò è pertanto di valutare la condizione fisica di un soggetto, consigliargli lo sport più adatto alle sue caratteristiche, dare indicazioni per una corretta pratica, fornire consigli sull'alimentazione e sui mezzi di prevenzione e cura delle patologie ad insorgenza giovanile e per chi non ha mai fatto sport o lo riprende dopo anni di inattività, dare indicazioni sul tipo di attività a cui può sottoporsi senza rischi. Si è preso coscienza nel tempo dell'enorme valore dello sport per tutta la popolazione come strumento per una sana crescita, mantenere la forma fisica, prevenire e curare le malattie croniche non trasmissibili, favorire l'invecchiamento attivo.La medicina dello sport è una branca pluridisciplinare altamente preventiva e non MEDICINA DIFENSIVA
Nei confronti della donna come è cambiato in questi anni l'approccio?
In questi anni, finalmente ci si è resi conto che la donna è ben diversa dall'uomo dal punto di vista morfologico, fisiologico e strutturale pertanto ha iniziato a imporsi la medicina di genere, che riconosce che uomini e donne possono avere risposte diverse a malattie, trattamenti e farmaci, e che fattori come il genere, l'età, l'etnia e il contesto socioeconomico possono influenzare la salute in modi significativi. In particolare nello sport la medicina di genere analizza le differenze biologiche e sociali tra uomini e donne, che influenzano le prestazioni e la salute atletica. Le donne possono essere più suscettibili a infortuni specifici, come le lesioni al legamento crociato, e le variazioni ormonali legate al ciclo mestruale possono impattare sull'energia e sulla resistenza. Inoltre, le esigenze nutrizionali differiscono, richiedendo un'attenzione particolare all'apporto di ferro. Infine, le pressioni sociali possono influenzare la partecipazione femminile nello sport. Comprendere queste dinamiche aiuta a ottimizzare allenamenti e strategie di prevenzione, promuovendo un ambiente sportivo più inclusivo e consapevole.
Nello sport persiste un gap di genere, come si può pensare di risolverlo?
Il gap di genere nello sport è un fenomeno persistente, evidenziato da statistiche significative. Solo il 4% delle copertine sportive è dedicato alle donne e le atlete ricevono solo il 10% della copertura mediatica. In termini di opportunità di partecipazione, le donne rappresentano circa il 40% degli atleti a livello olimpico (a Parigi 2024 si è raggiunta la parità), ma spesso affrontano barriere in termini di finanziamenti e supporto. Inoltre, le disuguaglianze salariali rimangono elevate, con le atlete che guadagnano mediamente il 68% in meno rispetto ai loro colleghi maschi. Questi dati sottolineano l'importanza di una maggiore inclusione e pari opportunità nel mondo sportivo. Per colmare quindi questo gap, è fondamentale promuovere l'uguaglianza attraverso politiche attive. Si dovrebbe investire nell'accesso delle donne a strutture sportive e programmi di allenamento, garantendo pari opportunità di visibilità e finanziamenti. Le organizzazioni sportive devono adottare misure per combattere la discriminazione e favorire la rappresentanza femminile in ruoli di leadership. E' molto importante lavorare con le scuole per educare le nuove generazioni al rispetto e all'inclusività. Infine, sostenere e celebrare gli eventi sportivi femminili può contribuire a cambiare la percezione e a ispirare più ragazze a praticare sport, riducendo il divario di genere nel lungo termine.