La temperatura dello sguardo: guardare l'arte come barometro emotivo.
A pochi giorni dalla chiusura dei musei e dei luoghi d'arte, l'architetto Carlo Orsini ha condiviso una riflessione profonda e appassionata sull'arte, spiegando che lo "sguardo sull'arte" è la capacità di avere occhi nuovi che ci consentano di cogliere relazioni e di provare emozioni e sensazioni dinanzi all'opera.
Quali strumenti abbiamo per orientare lo sguardo nei confronti dell'arte? L'architetto Orsini, in occasione della sua interessante esposizione, non ha avuto la pretesa di indicare quale sia il modo "giusto" di guardare, ma ha cercato di offrire un bagaglio che ci permetta un approccio consapevole all'arte, in particolare a quella contemporanea. Ha fatto ciò anche attraverso rimandi ad alcuni dei più importanti studiosi e critici d'arte, di cui ha illustrato le posizioni più significative.
Il relatore ha delineato la figura della critica d'arte e saggista Lea Vergine, che ha rivoluzionato lo "sguardo sull'arte". Con la sua mostra del 1980 a Palazzo Reale di Milano intitolata "L'altra metà dell'avanguardia", ha portato in primo piano l'arte contemporanea delle artiste, accendendo un focus su artiste attive nell'avanguardia della prima metà del 900, ingiustamente sottovalutate o dimenticate. Secondo Lea Vergine l'arte non è consolatoria, ma dilania, mette allo scoperto tutti traumi, consci ed inconsci; apre varchi temporali e psichici; riesce a mettere in contatto chi guarda con il proprio IO più profondo, e ci aiuta a capire noi stessi. Infatti il nostro sguardo non è mai neutro, ma rappresenta ciò che siamo. Si può dire che racchiuda la nostra storia, ma attraverso la visione dell'opera d'arte, il nostro passato si proietta verso il futuro.
Ma come possiamo fare entrare l'arte dentro di noi? Dobbiamo predisporre noi stessi ad accoglierla, darci tempo, darci possibilità, liberarci dai preconcetti (Simone Weil). Naturalmente con l'arte contemporanea questo tipo di fruizione non è facile. Non si tratta solo di senso estetico o di interesse culturale, ma deve scattare in noi la voglia di mettersi in gioco. L'arch. Orsini ha spiegato che il critico e studioso d'arte inglese Ossian Ward offre degli strumenti per stabilire un approccio con l'arte contemporanea basandosi sulla capacità del fruitore di guardare, e li distilla in un acronimo: T.A.B.U.L.A., che racchiude un vademecum per chi si accosta all'opera d'arte.
Time, TEMPO: datti del tempo da trascorrere con l'opera, liberati dai preconcetti e non preoccuparti se non ti si rivela subito. Aspetta qualche minuto prima di decidere se l'opera ti piace o no;
Association, ASSOCIAZIONI: che associazioni puoi fare? L'opera ti richiama qualcosa? Ti pone delle domande? Cerca un tema, una storia o un'immagine che ti colpisca;
Background, CONTESTO: quale è il contesto? E' difficile che l'opera parli da sola e allora chiediti cosa c'è dietro di essa, quale è la sua genesi, documentati sul titolo o sulla storia personale dell'artista, per dare all'opera una possibilità;
Understand, COMPRENSIONE: cerca di capirla, sii consapevole che molto spesso l'arte contemporanea pone delle domande o lancia delle provocazioni. Ma se non ci riesci...
Look again, GUARDALA ANCORA: concedile una seconda occhiata e un secondo pensiero;
Assessment, GIUDIZIO: a questo punto potrai dare una valutazione, il che non vuol dire decidere se l'opera è buona o cattiva ma se e quale messaggio ti ha trasmesso e se sei riuscito a connetterti con l'opera.
E a proposito di connessione, in merito alle modalità di approccio il relatore ha chiarito che un'opera può essere costruita su diversi livelli e ambiti. Ognuno vi accede a modo suo, cercando di prendere quello che l'opera può dare nel momento in cui la guarda. Non si guarda solo con gli occhi ma anche - e soprattutto- con la psiche (Marco Senaldi). Io guardo un'opera e questa mi tocca dal punto di vista emotivo e l'emozione può essere positiva o negativa. Non è solo questione di capire i motivi e gli scopi dell'artista, ma di entrare in contatto con l'opera con tutti i nostri sensi. "Guardo l'opera e ne sono guardato". Guardare un'opera mi proietta in una dimensione futura perchè dall'istante in cui la guardo qualcosa in me cambia e mi rende diversa.
Il relatore ha concluso quindi sottolineando che la relazione con il lavoro è fondamentale, addirittura è più importante del messaggio che l'artista si è prefissato di trasmettere, al punto che l'opera stessa si sostanzia nel rapporto fra lo spettatore e l'oggetto. Da qui deriva la centralità del fruitore: l'opera si struttura attraverso la relazione con esso.
In conclusione: una relazione interessantissima e molto coinvolgente che di certo ci ha aiutato a guardare l'arte contemporanea con occhi nuovi e ci ha stimolato ad una riflessione e ad un approfondimento di queste tematiche.