Il Club di Lomellina nella serata del 19 aprile ha ospitato la dottoressa Maria Teresa Bocca Corsico Piccolino, scrittrice, ex insegnate di letteratura, esperta di lettura espressiva e creativa, di tecniche di comunicazione ad operatori sanitari oncologici, divulgatrice culturale.Tema della serata tre grandi figure femminili della letteratura italiana, le Manzoniane Lucia e Gertrude, e Maria, tragica eroina di Morte di una capinera del Verga.Tre donne vittime di una società che poteva disporre del loro destino.
La sera del 19 aprile, presso la Cascina Abbazia d’Erbamara, il Club di Lomellina ha ospitato la dottoressa Maria Teresa Bocca Corsico Piccolino, ex insegnante di letteratura, esperta di lettura espressiva e creativa, che, dopo aver vinto la propria battaglia contro una malattia tumorale, ha insegnato tecniche di comunicazione ad operatori sanitari in ambito oncologico. Come divulgatrice culturale, tiene conferenze e collabora con il Comune di Vigevano per la nota Rassegna letteraria. Autrice di un romanzo breve e due sillogi poetiche, durante la serata ha affrontato l’affascinante tema delle donne che “abitano” la letteratura, spesso eroine vittime di eventi che le condurranno verso tragici destini, basti pensare ad Anna Karenina e Emma Bovary. Tra le molte donne protagoniste dei più grandi romanzi, la dottoressa Bocca Corsico Piccolino ha indagato la personalità ed il destino di tre grandi figure femminili: le Manzoniane Lucia e Gertrude e Maria, la sfortunata eroina Verghiana di Morte di una capinera.
Tre donne vittime degli eventi e di una società che poteva disporre delle loro vite annientando sogni ed aspirazioni, anche i più semplici e privati. Tre donne che, di fronte alle avversità, reagiscono in modo opposto, determinando diversi esiti esistenziali.
Lucia, ferrea nella propria fede e coerente nel rivolgersi ad essa quale principale sostegno , da “vinta” prevarrà sull’Innominato giungendo alla propria salvezza.
Gertrude, all’opposto, non accetterà la vita impostale e volgerà al male la propria esistenza. La rabbia e la frustrazione la priveranno di ogni serenità, chiudendola sempre più in una prigione priva di affetti ancor più pesante della segregazione fisica.
Maria, destinata al convento dalle decisioni familiari e dalla aversione della matrigna, sarà ancora più” vinta”. Verga le fa conoscere, anche se per un breve periodo, l’esistenza fuori dalla clausura e la gioia per la vicinanza dell’affetto paterno, così come i primi sentori dell’amore. Ancora più tragico sarà quindi doversi sottomettere e rinunciare a tutti i sogni e le speranze giovanili. Maria non sopravviverà alla Clausura che sarà la propria morte dapprima sociale e poi fisica.
Tre donne, tre differenti destini.