Condividiamo l'intervista di Liliana Segre trasmessa su Rai 3, la quale è stata candidata dal Club Milano Fondatore al Premio Soroptimist per la pace del SIE.
Condividamo per completezza anche la sua biografia scritta dalla nostra cara Socia Maria Vittoria Buccianti.
Liliana Segre è nata a Milano il 10 settembre 1930 in una famiglia ebraica che alla tradizione religiosa univa
un sentimento secolare. Sua madre, Lucia Foligno, morì quando lei aveva solo un anno, lasciandola crescere
con il padre Alberto e i nonni paterni. La sua infanzia fu serena fino al 1938, quando il regime fascista
introdusse le leggi razziali che colpirono duramente la comunità ebraica. A soli otto anni, Liliana fu espulsa
dalla scuola pubblica, un evento che segnò profondamente la sua giovane vita. Da quel momento in poi, la
discriminazione divenne una realtà quotidiana, mentre il clima politico in Italia e in Europa si faceva sempre
più ostile per gli ebrei.
Nel 1943, con l'occupazione nazista del Nord Italia e l'inasprimento della persecuzione contro gli ebrei, la
situazione divenne ancora più drammatica. Nel dicembre dello stesso anno, Liliana e suo padre tentarono
di fuggire in Svizzera, sperando di trovare rifugio, ma furono respinti alla frontiera e consegnati alle autorità
fasciste italiane. Dopo un breve periodo di detenzione prima a Varese, poi a Como e infine a Milano, il 30
gennaio 1944 furono deportati dal binario 21 della Stazione Centrale di Milano ad Auschwitz-Birkenau.
Durante il viaggio, stipata in un vagone bestiame insieme a decine di altre persone, Liliana visse momenti di
terrore e incertezza, ignara del destino che l'attendeva.
Arrivata al campo di concentramento, fu separata dal padre, che non avrebbe mai più rivisto e che morì
poche settimane dopo. A Liliana fu tatuato il numero di matricola 75190 sul braccio e venne destinata ai
lavori forzati in una fabbrica di munizioni della Siemens. Nei mesi successivi, riuscì a sopravvivere a diverse
selezioni per le camere a gas, sopportando condizioni di estrema fame, freddo e brutalità.
Nel gennaio 1945, con l'avanzata delle truppe sovietiche, i nazisti evacuarono il campo, costringendo Liliana
e migliaia di altri prigionieri a una "marcia della morte" verso la Germania. Dopo un lungo e terribile
viaggio, fu trasferita prima nel campo di Ravensbrück e poi in quello di Malchow. La liberazione arrivò il 1º
maggio 1945, quando l'Armata Rossa entrò nel campo. A quel punto, Liliana aveva solo 15 anni ed era
ridotta allo stremo.
Tornata a Milano, dovette affrontare il dolore per la perdita di tutta la sua famiglia paterna, sterminata nei
campi. Nei primi anni dopo la guerra, cercò di ricostruire la sua vita senza parlare della sua esperienza,
come molti altri sopravvissuti. Nel 1951 sposò Alfredo Belli Paci, un ex deportato politico, con cui ebbe tre
figli. Solo molti anni dopo, a partire dagli anni '90, sentì il dovere di testimoniare pubblicamente la tragedia
dell'Olocausto, iniziando a raccontare la sua storia nelle scuole e nelle istituzioni.
Nel 2018, in riconoscimento del suo impegno nella memoria della Shoah, il Presidente della Repubblica
Sergio Mattarella la nominò senatrice a vita. Nel 2019, dopo aver ricevuto numerose minacce e insulti
antisemiti, le venne assegnata una scorta. Nel 2022, come senatrice più anziana, presiedette la prima
seduta della XIX legislatura del Senato, dove pronunciò un discorso toccante sulla memoria e l'importanza
della difesa dei valori democratici. Oggi, Liliana Segre è una delle voci più autorevoli nella lotta contro
l'antisemitismo, l'odio e l'indifferenza, dedicando la sua vita a sensibilizzare le nuove generazioni sul valore
della memoria storica.
Onorificenze e riconoscimenti
-27 novembre 2008, laurea honoris causa in Giurisprudenza presso l'Università di Trieste
-15 dicembre 2010, laurea honoris causa in Scienze pedagogiche presso l'Università di Verona
-7 dicembre 2010, Ambrogino d'Oro della Città di Milano
-Nel gennaio del 2018 è stata nominata Senatrice a vita