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una risorsa dal passato. Il Forte di S Tecla Donatella Cataldo

Interclub
  • Club: Sanremo
  • Autore: Maria Teresa EMANUELLI
  • Ultima modifica: Giugno 2023

Il Forte Santa Tecla fu edificato negli anni 1755-56, su progetto di Giacomo De Sicre e Alberto Medoni, per disposizione della Repubblica di Genova, non con scopi difensivi bensì per "tenere a dovere i Sanremesi                                

6 GIUGNO 1753

•L'iniziativa era stata intrapresa a seguito dell'insurrezione popolare del 6 giugno 1753 scatenata dalla decisione di Genova di separare Sanremo dalla frazione Colla - attuale Coldirodi -« una collina da cui si gode uno dei panorami più incantevoli del mondo», assicurando a quest'ultima autonomia municipale, mentre Sanremo, seppur formalmente un comune indipendente, avrebbe continuato ad essere sottoposto al controllo e all'influenza della Repubblica di Genova.

I Genovesi, sfruttando l'annosa avversione tra «Collantini» e « Sanremaschi» volevano punire «quei tracotanti dei Sanremaschi, caparbi al punto da essersi messi in testa di diventare padroni del tutto in casa loro»

•6 giugno 1753 : arrivo a Sanremo del Cartografo Matteo Vinzoni incaricato dai genovesi a delimitare i confini tra Sanremo e Coldirodi.

LA RIVOLTA DEI SANREMASCHI DEL 1753 

IL 6 giugno 1753 il Commissario della Serenissima Repubblica nella Liguria Occidentale Giuseppe Doria e i suoi familiari  ed il cartografo Matteo Vinzoni, incaricato di delimitare i confini tra Sanremo e Coldirodi (la Colla) furono catturati dai rivoltosi

•Il 7 giugno 1753 gli insorti votarono per l'annessione di Sanremo al Regno di Sardegna  « il porto di Sanremo era guardato col molto desiderio dalla corte di Torino anche perché Nizza era fuori mano, al di là delle Alpi, e Oneglia e Loano, troppo separate dal Piemonte»

I  Genovesi, elettissimi figli di Giano, ebbero sempre il pallino di credere che il regime dogale fosse tale da fare tutti contenti, mente i Sanremaschi, in perfetto accordo con i Nizzardi e i Ventimigliesi, non sentendosi per nulla di razza genovese, ma in linea feudale Sabaudi per la pelle, di quel regime ne avevano le tasche arcipiene»  

•La repressione non tardò ad arrivare e già il 13 GIUGNO 1753  la flotta genovese - «con tre galee, un pontone, due grosse barche, e vari trasporti di cui uno carico di bombe» guidata dal Generale Agostino Pinelli  Â«valoroso soldato e un esperto condottiero, era tutt'altro che di teneri sentimenti ed aveva il cuore duro come pietra»  giunse nelle acque antistanti Sanremo.

Il generale Agostino Pinelli per prima cosa chiese la liberazione dei reclusi ma avutone un rifiuto, incominciò a cannoneggiare la città per tutto il giorno e la mattina successiva.

AVVISTAMENTO FLOTTA GENOVESE

 â€¢Brigida Moreno -la Galeta - fu la prima ad attaccarsi alla corda del campanone di San Siro «Baci'» per dare l'allarme quando comparirono all'orizzonte le galere del Marchese Pinelli e venne battuto l'accorruomo coi tamburi per le strade »

•Per disprezzo pubblico i Genovesi smontarono il campanone di San Siro colpevole di aver aizzato la folla (che fu portato a Genova insieme con 980 barili d'olio ed un'ingente quantità di limoni il 7 luglio) e successivamente abbatterono la parte superiore del campanile della stessa chiesa e portarono gli Archivi comunali a Genova

I genovesi restituirono una campana (oltrettutto fatta a pezzi per dispregio), che non era l'originaria visto che quella stava nella cattedrale di San Lorenzo

•Il 14 giugno 1753 la rivolta era domata, anche grazie all'inganno del Pinelli che promise l'amnestia e l'integrità dei beni ma che invece effettuò un'aspra repressione con arresti e sentenze capitali, tasse e confische di beni, soprusi, violenze ed umiliazioni. 

Il generale Pinelli aveva promesso ai rivoltosi che se avessero dopo liberato i prigionieri e reso le armi,  « che la vita l'onore e la robba (dei sanremesi) potranno sperare nella clemenza del Trono Serenissimo ». Avrebbe inoltre fatto «ogni opera per accomodare la cosa e mitigare il castigo•

Oltre 2000 persone (su 8000 abitanti) scapparono per evitare le condanne, mentre forti multe venivano assegnate al Comune.

 Lo stesso Pinelli propose a Genova la costruzione di un Forte per domare la popolazione ribelle e il  28 giugno 1753  insieme con il maresciallo Giacomo De Sicre del Genio Militare Genovese e il cartografo Vinzoni, ormai liberato, effettuò un sopralluogo per scegliere il sito dove edificare un Forte per il controllo della città.

Su consiglio dell'ingegnere militare Giacomo De Sicre, la Repubblica di Genova deliberò che la fortificazione  fosse eretta sullo spiazzo di Pian di Nave 

•Spiazzo di Pian di Nave dove un tempo si erigeva la forca per dare luogo alle sentenze capitali  "utilizzando" – come ricostruisce lo storico Ferrari – "il preesistente bastione sul quale garriva alla brezza marina la gloriosa bandiera di San Romolo abbattendo tredici delle case che sarebbero venute a essere di ingombro al tiro delle bocche da fuoco verso l'abitato, e con esse l'antico oratorio dei confratelli di San Mauro e ed Erasmo". 

 Il suo successore F. Maria Sauli, altrettanto duro ed aggressivo come il Pinelli, approvò il progetto del forte e, prima di lasciare il governo della Città, nel 1754 dispose la demolizione delle tredici case di Pian di Nava per far posto alla nuova costruzione, risparmiando tuttavia la Torre della Marina, eretta nel 1563 nell'ambito del sistema difensivo costiero, che sarebbe stata inglobata nel forte•

Dopo l'abbattimento delle tredici case del quartiere di Pian di Nave  e la realizzazione di una solida base costituita da un sistema di palificazioni in legno per contrastare l'instabilità del terreno sabbioso, il 10 giugno 1755 furono gettate  le fondamenta insieme con una reliquia di Santa Tecla.

•La prima pietra del Forte venne posata il 6 luglio 1755 con una Messa cantata. 
Alla cerimonia intervenne una piccola folla "dai volti corrucciati" che assistette in "silenzioso rammarico" a causa della distruzione delle abitazioni. 

6 LUGLIO 1755 

I Sanremesi, invece, disertarono la cerimonia e si recarono in processione all'Eremo di San Romolo per invocare la protezione del Patrono. 

Il governatore Giuseppe Doria, succeduto al Sauli, per rappresaglia fece chiudere la sacra `Bauma' (grotta), incarcerò il custode e obbligò il clero da quel giorno a recitare la preghiera per la Repubblica, che spesso e volentieri veniva dimenticata.

•I lavori di costruzione furono diretti da Gio Batta Montaldo di Genova, incontrando subito l'opposizione dei Sanremesi, che non vollero saperne di collaborare.  Fu necessario fare arrivare per nave materiali edilizi da Civitavecchia e 200 operai da fuori di San Remo

Coinvolte  633 persone, di cui 188 donne, impiegate principalmente per il trasporto dei materiali all'interno del cantiere. Il compenso percepito dalla donne era nettamente inferiore a quello degli uomini: circa 0,50 lire al giorno rispetto alle 2-1,50 dei loro colleghi.

Impiegate pietre dell'antico Castello della Pigna San Costanzo (secolo IX) posto sulla sommità della Costa, che era stata la roccaforte dei rivoltosi del 1753, che F. Maria Sauli-successore di Pinelli- aveva fatto demolire nel 1754 per indebolire le difese della città

•Il Forte di Santa Tecla, battezzato ovviamente dai  genovesi "di San Giorgio", fu edificato a pianta triangolare, con un bastione verso il mare (che inglobava la seicentesca  torre difensiva già esistente del quartiere della Marina) e un'opera a corno formata da due mezzi bastioni, rivolti verso la città, separati da una lunga cortina su cui si trovavano pezzi di artiglieria per «tenere a dovere i sanremesi»I

Il portone d'ingresso era posto verso la città, e le mura erano ulteriormente protette da un fossato e da un sistema di spalti, poi demoliti nel corso degli anni.

Il Forte di Santa Tecla  è un tipico esempio di architettura militare del settecento, uno dei pochi rimasti intatti sulla costa ligure

Gli ambienti erano disposti su tre livelli attorno al cortile centrale, a pianta rettangolare.

All'interno, il piano terra era  occupato dalla cappella al centro del cortile, dall'appartamento comandante, dai magazzini, dalla cisterna, la prigione e il forno 

PRIMO PIANO

Alloggi per sergente ed il cappellano, i quartieri della guarnigione e la polveriera, posta nell'antica torre cinquecentesca che era stata inglobata al Forte 

Al II PIANO erano collocati gli alloggi per i due capitani, bombardieri e artiglieri, un quartiere per i soldati, i magazzini e le batterie, due rivolte verso terra e una verso mare•

La potenzialità di fuoco del forte era di 16 grossi pezzi d'artiglieria dai baluardi anteriori (puntati verso la città)  e di 5 più piccoli dal bastione posteriore. 

•Il Forte Santa Tecla , cosi come i forti del periodo, seguiva i principi costruttivi delle cosiddette Fortificazioni alla Moderna, definiti dai primi trattati sull'argomento del XV secolo in avanti, debitori in particolare delle novità introdotte dalle opere di Antonio e Giuliano da Sangallo. 

I nuovi principi costruttivi, dettati dall'uso di cannoni via via più performanti, imponevano uno studio approfondito dei profili delle mura e dall'andamento altimetrico dei fossati circostanti, cosi' da impedire il fuoco diretto sulla mura stesse.

FOSSATO e Spalti per tenere gli assalitori più lontani dalla Fortezza e mantenerli  più a lungo sotto il tiro dei cannoni.

12 MARZO 1756

 Fra continue difficoltà il forte fu portato a termine nel marzo del 1756 (appena 11 mesi dall'inizio contro i 18 previsti ) e consegnato alla prima guarnigione; nel mese di giugno veniva benedetta la cappella, in luglio i cannoni erano piazzati contro la città ribelle, raggiungendo lo scopo «di aver colà un freno ed una briglia, che tenga in soggezione quel Popolo, onde più non possa rivoltarsi .

Il Forte rimase ufficialmente in uso fino all'invasione napoleonica del 1796.

 A partire dalla Repubblica Napoleonica, svolse il proprio ruolo nell'ambito del sistema difensivo costiero.

Oltre ai tre cannoni del Forte, uno da 36 mm e due da 24 mm, ne venne piazzata una coppia calibro 18 a capo Pino e un'altra alla Madonna della Guardia. 

I  sette  cannoni finirono la loro «carriera» quali bitte per l'attracco delle navi lungo il molo di ponente del porto.

Nel  1815 con l'annessione della Liguria al Regno di Sardegna, il Forte di Santa Tecla diventò una Caserma per la Fanteria Sabauda

 Nel  1835 caserma dei Bersaglieri, anno in cui fu istituito il Corpo.

A partire dal 1864  e fino al 1997 fu adibito a Casa Circondariale di pena, fatta eccezione per due periodi. 

Base per idrovolanti 1915-1918

Durante l'occupazione tedesca tra il 1943 e il 1945  venne utilizzato come deposito di munizioni  

Durante il ventennio fascista lo spiazzo davanti all'entrata del Forte divenne teatro di manifestazioni sportive, celebrazioni e saggi ginnici.

In quel periodo nei suoi pressi si attivò una società di Idrovolanti da turismo, la S.I.T.AR,  sfruttando gli hangar già esistenti, costruiti durante la I guerra mondiale, che svolgeva servizio civile di aereotaxi tra Genova e Sanremo e offriva voli panoramici sulla città.

Nel 1934 la società venne sciolta e gli idrovolanti se ne andarono da Sanremo , mentre   gli hangar furono abbattuti nel 1936

1997 Trasferimento Carceri in Valle Armea (nel novembre 1944 fu rinchiuso Italo Calvino, salvato dalla fucilazione un falso foglio di licenza avuto provvidenzialmente da un compagno.
Nel 2013 la Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici della Liguria ha avviato il primo lotto di lavori di consolidamento e restauro rendendo utilizzabili alcuni spazi del piano terra.

•La Fortezza è stata consegnata al Polo museale della Liguria il 31 marzo 2016 e, a seguito della firma di un protocollo d'intesa con il Comune di Sanremo, dall'estate 2016 il Forte si è riaperto alla città proponendo mostre ed iniziative culturali.

 


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