Il fenomeno delle "soft-girl" sta sollevando interrogativi profondi in Svezia, nazione simbolo dell'uguaglianza di genere e delle politiche sociali avanzate. Nato sui social media e diffusosi rapidamente tra le ragazze della Generazione Z (nate tra il 1995 e il 2010), questo movimento promuove uno stile di vita semplice, lontano dalle pressioni della carriera lavorativa e focalizzato sul benessere personale. Le "soft-girl", scegliendo di lasciare il lavoro per dedicarsi alla vita domestica, alimentano un acceso dibattito nel cuore di una società che ha costruito la propria identità sul principio delle pari opportunità.
Rispetto alle conquiste delle generazioni precedenti, la scelta di abbandonare il lavoro è spesso vista come un passo indietro. Una tendenza che rischia di erodere il progresso costruito con decenni di lotte. L'accesso al lavoro, l'indipendenza economica e la condivisione delle responsabilità familiari sono stati ottenuti con fatica, e considerarli scontati potrebbe avere conseguenze pericolose.
Il motivo per cui le giovani donne aderiscono a questa filosofia di vita è il desiderio di evitare il burnout e lo stress, problemi diffusi anche in Svezia. Tuttavia, questa tendenza riflette anche una disillusione nei confronti del modello di emancipazione vissuto dalle loro madri: donne lavoratrici che hanno combattuto per l'equilibrio tra carriera e famiglia, spesso a costo di sacrifici personali.
Non si può liquidare il fenomeno "soft-girl" come una moda passeggera o una semplice scelta personale. Questa tendenza potrebbe compromettere l'equilibrio economico e sociale di un Paese che ha sostenuto per decenni politiche per favorire il doppio reddito nelle famiglie. Inoltre, si rischia di alimentare nuove forme di disuguaglianza e perpetuare una visione stereotipata dei ruoli di genere, riaffermando nuovamente un modello di dipendenza economica dal partner maschile.
Se non affrontato, il fenomeno delle ragazze aspiranti "soft-girl" potrebbe ostacolare il progresso verso una società più equa, con una possibile regressione culturale. Occorre promuovere soluzioni che non minino il principio fondamentale dell'autonomia economica e della parità di genere pur garantendo il diritto inalienabile al benessere personale.