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Divario di genere nell'Istruzione

Incidenza degli stereotipi di genere sugli apprendimenti

Divario

Investire nell'istruzione delle ragazze è essenziale per trasformare le comunità, i Paesi e il mondo intero. Le ragazze che ricevono un'istruzione hanno maggiori probabilità di avere una vita sana e produttiva, guadagnare redditi più alti e partecipare alle decisioni che le riguardano maggiormente.

L'istruzione delle ragazze rafforza l'economia e riduce le disuguaglianze. Tuttavia, le disparità di genere nell'istruzione persistono; infatti 129 milioni di ragazze in tutto il mondo non vanno a scuola, di cui 32 milioni in età per la scuola primaria, 30 milioni per la scuola secondaria inferiore e 67 milioni per la scuola secondaria superiore.



Solo il 49% dei Paesi ha raggiunto la parità di genere nell'istruzione primaria. A livello secondario, il divario si allarga: il 42% dei Paesi ha raggiunto la parità di genere nell'istruzione secondaria inferiore e solo il 24% nell'istruzione secondaria superiore.

Gli ostacoli all'istruzione delle ragazze variano a seconda dei Paesi e delle comunità, ma includono la povertà, i matrimoni precoci e la violenza di genere. Eppure, i sistemi educativi equi contribuirebbero a ridurre la violenza di genere e le pratiche dannose, compresi i matrimoni precoci e le mutilazioni genitali femminili.

La disparità di genere è confermata in Europa dai più recenti dati Eurostat (maggio 2022- aggiornamento previsto a maggio 2023): nel 2021 il 14,5% delle ragazze e delle giovani donne di età compresa tra i 15 e i 29 anni erano classificate come Neet (Né occupate né in istruzione e formazione) contro l'11,8% degli uomini.

Le convenzioni sociali assegnano alla donna un ruolo prevalentemente casalingo, incentrato sulla cura della casa e dei figli, mentre nel mercato del lavoro prevale ancora una tendenza a preferire l'assunzione di giovani uomini anziché di giovani donne.

E in Italia? Nel nostro Paese il divario di genere è relativamente basso tra i giovani di età compresa tra 15 e 19 anni (12,3% per le donne e 12,7% per gli uomini) e quelli di età compresa tra 20 e 24 anni (30,5% per le donne e 29,7% per gli uomini), ma si amplia per la fascia d'età 25-29, in cui il 39,2% delle donne e il 30,3% degli uomini sono NEET.

In quasi tutti i Paesi dell'OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico), le donne rappresentano la maggioranza dei neodiplomati nell'istruzione secondaria superiore a indirizzo liceale. In Italia, tale percentuale è del 61% (superiore alla media dell'OCSE pari al 55%). Al contrario, gli uomini sono maggiormente rappresentati tra i neodiplomati dell'istruzione secondaria superiori a indirizzo tecnico-professionale nella maggior parte dei Paesi dell'OCSE, inclusa l'Italia, dove costituiscono il 61% di tutti i neodiplomati del settore. Anche questo dato è superiore alla media dell'OCSE, che è del 55%.

In tutti i Paesi dell'OCSE, i tassi di completamento dell'istruzione terziaria sono più alti per le donne rispetto agli uomini. In Italia, il 56% delle donne consegue la laurea triennale entro tre anni dalla fine prevista del ciclo di studi, rispetto al 50% degli uomini.

Anche nell'istruzione terziaria vi è discriminazione e disparità in riferimento al gap di genere nei percorsi scientifici. Sebbene le donne rappresentino la maggioranza dei laureati, la quota di donne che scelgono di laurearsi in Ingegneria e Scienze rimane minoritaria. Ciò si riflette nella composizione dei corsi di primo livello, dove le donne costituiscono una maggioranza nei gruppi di educazione e formazione (93,1%), linguistico (85,1%), psicologico (81,5%), medico-sanitario (75,6%) e di arte e design (71,8%), ma sono una minoranza nei gruppi di Informatica e tecnologie ICT (13,7%) e Ingegneria industriale e dell'informazione (26,6%).

Questi percorsi di istruzione offrono maggiori opportunità di lavoro nei settori più innovativi, e se poche donne vi accedono, i divari di genere si cristallizzano o aumentano. Le disparità nei percorsi educativi sono spesso la causa dei gap di genere salariali e occupazionali, e questi, a loro volta, sono dovuti agli stereotipi di genere sul ruolo delle donne.


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