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Il Territorio fra Storia e Attualità

Conoscere il passato rende meno difficile progettare il futuro.

Il

Uno spazio geografico frutto del millenario lavoro degli elementi naturali e del secolare lavoro umano che oggi coniuga tradizione e innovazione in molti campi. 

Mesopotamia padana

INDIVIDUAZIONE DEL TERRITORIO E SITUAZIONE GEOGRAFICA

Nell’Italia settentrionale, al centro della Pianura Padana, il grande fiume Po, il maggiore fiume italiano, Eridano per gli antichi, giunto a metà del suo percorso da ovest a est, compie una virata verso nord e, prima di riprendere il suo viaggio verso l’Adriatico, sulla sponda sinistra riceve le acque di uno dei suoi maggiori affluenti, il fiume Oglio. L’area compresa tra questa grande ansa del Po e il tratto terminale dell’Oglio, uno spicchio di pianura di forma trapezoidale, ha caratteri geografici, morfologici, climatici, idraulici peculiari rispetto alle altre zone della Bassa pianura lombarda. Il territorio di cui parliamo si trova in Lombardia, diviso fra le province di Cremona e Mantova, ma interamente compreso nella diocesi di Cremona. Questa porzione di bassa pianura di origine alluvionale, che ci piace definire “Mesopotamia padana”, è un nodo idraulico di fondamentale importanza per la gestione delle acque dell’intera Pianura Padana. I fiumi principali, insieme alla fitta rete di canali naturali e artificiali che la innervano, e la presenza di comunità umane fin dall’antichità hanno forgiato un territorio pianeggiante completamente antropizzato, in cui predominano i campi coltivati, fra i quali spuntano frequentemente aree di vegetazione spontanea, soprattutto a ridosso dei corsi d’acqua, preziosi habitat naturali per flora e fauna protette e tutelate. L’abbondanza di acque, che qui confluiscono a causa della depressione del territorio inclinato verso l’Oglio, ha determinato la necessità di irreggimentarle con la creazione di sbarramenti, canali, fossi, chiaviche e impianti idrovori di primaria importanza, allo scopo di contenere le piene e bonificare i terreni. Oggi, insieme alle strutture morfologiche di base e agli elementi ambientali, il territorio manifesta le impronte del millenario lavoro dell’uomo, così accanto ad oasi naturali con ambienti intatti e ricchissima fauna, qui sorgono oltre cinquanta centri abitati e una miriade di corti agricole che contribuiscono a dare al paesaggio un carattere rurale, agreste e autentico. I centri abitati e le strutture rurali sono collegati da una fitta rete di strade talvolta risalenti alle epoche più antiche. Le vie di comunicazione principali costruite negli ultimi secoli e gli insediamenti produttivi e del terziario sorti recentemente stanno trasformando il paesaggio, che comunque mantiene caratteri di bellezza e armonia di grande suggestione. ESTENSIONE Il territorio si estende per 624,75 Kmq. (dati 2019 CCIAA), 274,66 nel viadanese-mantovano e 350,09,45 nel casalasco-cremonese Gli abitanti sono all’incirca 77.703 (dati 2019 CCIAA), 40.344 nel viadanese-mantovano e 37.359 nel casalasco-cremonese. I comuni compresi nel territorio del Club sono 24, 15 nel casalasco con una media di 2.500 abitanti, e 9 nel viadanese con una media di 4.500 abitanti. Casalmaggiore è la località più importante del Casalasco, con 15.500 abitanti. Viadana è la località più importante del Viadanese, con 20.000 abitanti. Sabbioneta è il borgo che conserva le maggiori testimonianze artistiche e negli ultimi anni è diventata l’attrattore turistico trainante dell’area.

 

Essere al centro, ma isolati e lontani

INFRASTRUTTURE E VIE DI COMUNICAZIONE

Collocata nel cuore della Pianura Padana, l’area si pone come anello di congiunzione tra le regioni mediterranee e le regioni dell’Europa centrale. Tuttavia, a causa dell’instabilità idraulica, non è mai stata attraversata da grandi direttrici di comunicazione, situazione che probabilmente ne ha causato un maggior isolamento rispetto ad aree circonvicine, ritardi economici, ma anche la conservazione delle sue caratteristiche naturali, economiche e sociali di base. Ricordiamo che in passato è stata lambita dalla via Postumia, la famosa via consolare romana che solcava trasversalmente la pianura dalla Liguria alla Slovenia (costruita intorno al 148 a.C.). Dall’antichità all’età moderna i trasporti si sono serviti quasi esclusivamente delle vie d’acqua e i nostri due grandi fiumi, con il circostante reticolo di corsi d’acqua, sono stati utilizzati come “autostrade” commerciali e vie di comunicazione fra le varie comunità e l’esterno. Una menzione speciale merita il fiume Oglio, oggetto di studi recenti che ne hanno messo in luce la sua specificità storica fra i fiumi dell’area padana quale linea di demarcazione tra Lombardia occidentale (con rete di comunicazione prevalentemente terrestre) e orientale (con vie prevalentemente fluviali): l’Oglio aveva un ruolo di interconnessione dei traffici fra l’Adriatico e la Pianura occidentale e la Svizzera. Le vie di comunicazione stradali si sono via via strutturate e articolate negli ultimi secoli e oggi l’area è attraversata da alcune direttrici principali di lunga percorrenza che facilitano gli spostamenti di persone e merci verso le zone esterne e la connessione con infrastrutture di raggio continentale. Ricordiamo la ex Strada Statale 10, Padana Inferiore (Cremona-Mantova) e la storica via Giuseppina che la attraversano da est a ovest, la ex Strada Statale 343, Asolana (Brescia-Parma), da nord a sud, e la ex Strada Statale 420, Sabbionetana (Mantova a Casalmaggiore). I collegamenti interni non sono spesso agevoli a causa di infrastrutture scarsamente manutenute. Gli attraversamenti fluviali hanno sempre costituito un grave problema per costi e manutenzione e restano tuttora un elemento doloroso nel contesto infrastrutturale. Ricordiamo i ponti sul Po presso Casalmaggiore e Viadana e sul fiume Oglio presso Piadena, Calvatone, Bozzolo, San Martino dall’Argine, Gazzuolo e, infine, la sopravvivenza di due ponti di barche (uno attraversa il fiume Oglio in località Torre d’Oglio, l’altro congiunge il comune di Commessaggio con Sabbioneta attraversando il canale Navarolo). Nella seconda metà del XIX secolo sono state costruite le due tratte ferroviarie Milano-Mantova (est-ovest) e Brescia-Parma (nord-sud) che si incrociano a Piadena. I caselli autostradali più vicini si trovano a Cremona per l’autostrada A 21, a Mantova per l’autostrada A 22, a Parma per l’autostrada A1, e distano fra i 20 e i 40 km. Milano, capoluogo della regione Lombardia, dista circa 120 km; Cremona, Mantova e Parma distano rispettivamente circa 40 km. Gli aeroporti più vicini si trovano a Verona, Parma, Bologna, Milano e distano fra i 60 e i 120 km. Porti fluviali per il trasporto merci sorgono a Cremona, sul fiume Po, e a Mantova, sul fiume Mincio. Negli ultimi anni si è sviluppata anche la rete delle piste ciclabili, fra le quali la più importante, recentemente eletta la più bella fra le ciclabili europee, è la Green-way dell’Oglio, che parte dalla sorgente presso Ponte di Legno e termina alla foce presso Torre d’Oglio, vicino a Viadana, e si collega con le altre ciclabili che attraversano la Pianura Padana, fra le quali va citata la VEN-TO, da Venezia a Torino. Da decenni si parla della costruzione di due nuove tratte autostradali che si incrocerebbero fra Bozzolo e Calvatone e che connetterebbero le direttrici continentali nord-sud (corridoio Capo Nord-Palermo) e est-ovest (Lisbona-Kiev) della rete autostradale europea esistente. Sottolineiamo questo elemento della programmazione viabilistica ad ampio raggio unicamente per evidenziare la centralità di questo territorio, se inquadrato in un contesto continentale.

 

Una storia complicata

PROFILO STORICO DELLE TERRE FRA OGLIO E PO

L’area è stata abitata fin dai tempi preistorici, come confermano i numerosi ritrovamenti archeologici, fra i quali meritano una citazione i Lagazzi di Vho di Piadena -insediamento palafitticolo dell’età del bronzo, riconosciuto quale sito patrimonio dell’umanità dall’Unesco nel 2011 insieme ad altri 110 dislocati in Francia, Germania, Svizzera, Austria, Italia e Slovenia-, una terramare in località Cà de Cessi, presso Commessaggio inferiore, e l’abitato di Molino della Pieve presso Rivarolo Mantovano. Pure la successiva presenza di popolazioni celtiche ed etrusche è testimoniata dagli scavi archeologici, fra i quali si cita il ritrovamento di un insediamento etrusco fra Bozzolo e San Martino dall’Argine. Ma è in età romana che il territorio viene plasmato e dissodato, fatto oggetto di poderosi interventi e appoderamenti, testimoniati dai numerosi ritrovamenti di iscrizioni marmoree, suppellettili, sepolture, ville, centri abitati, punti di approdo e dalla centuriazione ancora riconoscibile in diverse aree rurali. Ricordiamo fra tutti l’insediamento di Bedriaco, presso Calvatone, fin dall’Ottocento oggetto di scavi e rinvenimenti interessantissimi, operoso e strategico agglomerato sorto presso il punto in cui la via Postumia attraversava il fiume Oglio. Ma possiamo citare pure altri borghi dalle chiare origini romane, quali ad esempio Viadana, l’antica Vitelliana, e Pomponesco, il cui toponimo deriva dalla famiglia Pompea qui insediata. Dopo la fine dell’impero romano e i secoli in cui la natura riconquistò le terre dissodate in età preromana e romana, nell’alto Medioevo sulla zona si estese la potestà del Contado di Brescia, mentre i benedettini bonificarono alcune aree lungo il fiume Oglio dove le acque ristagnavano, come testimoniano gli scavi archeologici, le abbazie benedettine e le prime fonti scritte. Dopo il 1000 lungo l’Oglio, in particolare in territorio di Piadena, Spineda e in alcune altre località, sono attestati vasti possedimenti matildici e Matilde di Canossa promuove la fondazione di numerose pievi. Nei tre secoli successivi al 1000 è forte l’influenza su queste terre di grandi monasteri ed episcòpi, in particolare i monasteri di San Benedetto di Leno (che introdusse la coltivazione della vite) e di Santa Giulia di Brescia, mentre, successivamente, il vescovo di Cremona consolida la sua presenza su tutta la zona. A questo proposito, sottolineiamo che tuttora l’intera area fa parte della Diocesi di Cremona che, infatti, pone i suoi confini orientali sul fiume Oglio fin dal periodo medioevale. Fra il XII e il XIII secolo anche il Comune di Cremona, in particolare con la famiglia Cavalcabò, tende ad estendere e rafforzare il suo controllo sulla regione fra Oglio e Po. La storia di questo territorio si complica nei secoli più prossimi a noi, sviluppandosi in direzioni diverse per le aree mantovana e cremonese. I borghi dell’area oggi mantovana, cioè i comuni dell’Oltre Oglio dell’attuale provincia di Mantova, intorno all’inizio del XV secolo passano nella sfera di influenza della famiglia Gonzaga, che domina Mantova dal 1328 ed espande progressivamente i suoi domini oltre il fiume Oglio, quale avamposto difensivo nei confronti dei Visconti e degli Sforza. I borghi non conquistati dai Gonzaga, o prima conquistati e poi perduti, quale fu la sorte di Casalmaggiore, restano nel contado cremonese, entrando successivamente a far parte dello Stato di Milano. L’area cremonese farà capo a Casalmaggiore o a Cremona, consolidando la sua vocazione di regione rurale. Per i borghi entrati nella sfera di influenza mantovana si apre una stagione importante dal punto di vista politico, urbanistico, culturale e artistico e la colta sensibilità dei Gonzaga si manifesta anche nelle terre dell’Oltre Oglio, dove un ramo minore della famiglia dà vita a corti in grado di richiamare artisti e letterati di grande fama, rinnova l’aspetto dei borghi, costruisce fortificazioni e grandi edifici civili e religiosi, amplia i paesi e “inventa” nuove città. Nel 1478, alla morte di Ludovico II Gonzaga, il marchesato di Mantova viene diviso fra i suoi figli e in questa zona si crea uno stato gonzaghesco cadetto, spesso dagli storici definito dell’Oltre Oglio cremonese, del quale fanno inizialmente parte Gazzuolo, San Martino dall’Argine, Rivarolo Mantovano, Sabbioneta, Pomponesco, Bozzolo (e alcune altre comunità). Si crea una consignoria autonoma rispetto ai signori di Mantova e dipendente solo dal Sacro Romano Impero. Le terre di questa consignoria costituiscono uno stato autonomo, vengono gestite come una sorta di “condominio” e nei secoli seguenti saranno testimoni di vicissitudini originali. Nonostante le piccole dimensioni, la modesta ricchezza e la relativa importanza di questo Stato sullo scacchiere continentale, i signori Gonzaga che lo governarono con alterne vicende per oltre due secoli danno vita a corti signorili di risonanza europea. Poiché ad ogni generazione i signori Gonzaga scelgono di insediarsi in borghi diversi, vengono via via create piccole capitali signorili, elevate al rango di città anche grazie alla nobilitazione del loro aspetto: vengono pianificati nuovi impianti urbani, costruite fortificazioni, riadattati castelli, edificati palazzi e chiese, commissionati dipinti e sculture, collezionate opere d’arte, decorate facciate, per accrescere la dignità dei luoghi. Gazzuolo, prima “capitale”, fu impreziosita da eleganti portici e la su piccola corte ospitava letterati e artisti quali Ludovico Ariosto, Matteo Bandello, Giovanni Muzzarelli, Jacopo Alari Bonacolsi, detto l’Antico. Ricordiamo anche San Martino dall’Argine (i cui signori erano in amicizia con Torquato Tasso) e Pomponesco, con portici e piazze prospettiche, Rivarolo Mantovano e Bozzolo, con importanti cortine murarie, bastioni, porte e palazzi, Commessaggio con un torrione esemplare. Ma la vera eccellenza di questo territorio è Sabbioneta, voluta dal suo signore Vespasiano Gonzaga che la edificò nella seconda metà del Cinquecento secondo i principi della “città ideale” rinascimentale. Questa caratteristica ha fatto meritare a Sabbioneta (insieme a Mantova) l’inserimento nella lista del patrimonio mondiale dell’umanità UNESCO nel 2008. Menzioniamo fra le realizzazioni più prestigiose la cinta muraria, palazzo Ducale, palazzo Giardino, la Galleria degli Antichi, il Teatro Olimpico, le chiese di Santa Maria Assunta e della Santissima Incoronata, che custodisce il Mausoleo di Vespasiano, da lui stesso progettato e dove riposano i suoi resti mortali, sotto alla famosa statua di Leone Leoni. Viadana e Dosolo, migrati nei domini gonzagheschi fin da inizio Quattrocento, rimangono nell’ambito di influenza dei Gonzaga di Mantova, probabilmente come baluardi a presidio dei traffici e dei guadi sul Po e sull’Oglio. Anche nell’area cremonese, dal XVI al XIX secolo, si svilupparono architetture di notevole interesse, ma non direttamente legate alla rappresentazione del potere politico, ormai migrato a Milano. Meritano una speciale menzione castelli di origine medioevale poi trasformati in ville e residenze suburbane, quali Villa Medici del Vascello, a San Giovanni in Croce, dove abitò Cecilia Gallerani, ritratta da Leonardo da Vinci nel famoso dipinto La dama con l’ermellino, oggi a Cracovia, o Villa Mina della Scala a Casteldidone. Numerose ville rurali, adibite un tempo a residenze estive o a presìdi delle vaste tenute agrarie, punteggiano ancora l’intero territorio, spesso trasformate in architetture agricole. Se infatti in area mantovana i Gonzaga, principali proprietari terrieri laici oltre che signori del territorio, tendevano ad accentrare la residenza dei sudditi in ambito urbano attraverso impegnativi interventi architettonici e urbanistici per la creazione delle proprie minuscole e raffinatissime capitali, in area cremonese i piccoli centri rurali si raccoglievano spesso intorno alle ville della nobiltà terriera, come Villa Cavalcabò a Spineda, Villa Magio Trecchi a Vho di Piadena, palazzo Ala Ponzone a Borgolieto di Gussola. In qualche caso si realizzavano veri e propri “sistemi di ville”, come a Rivarolo del Re, dove ben quattro importanti residenze corredate da ameni giardini sono riconducibili a diversi rami della famiglia Ponzone. Il territorio dei dintorni di Casalmaggiore era invece costellato di piccoli insediamenti sparsi di cui rimane traccia nella toponomastica: casali (da cui Casalmaggiore e Casalbellotto), vici (come Vicobellignano, Vicoboneghisio, Vicomoscano) e villae (come Villanova, oggi in territorio di Rivarolo del Re). Fra le architetture più significative meritano una menzione i teatri. Dal celeberrimo tardo cinquecentesco Teatro Olimpico di Sabbioneta, progettato da Vincenzo Scamozzi, al Teatro Comunale di Casalmaggiore, realizzato negli anni Ottanta del Settecento su progetto di Andrea Mones guidato da Giuseppe Piermarini, secondo i più avanzati studi acustici dell’epoca per la messa in scena di opere melodrammatiche. Una cultura teatrale che permeava l’intera area, nella quale anche i centri minori fra Otto e Novecento si dotarono di sale da spettacolo finanziate da società di palchettisti, come avvenne a Bozzolo, ove fu costruito il Teatro Sociale su progetto dell’architetto Giovan Battista Vergani, e a Villastrada, frazione di Dosolo. I centri urbani più importanti e popolosi del territorio, per antiche ragioni difensive e commerciali, si affacciano direttamente sul fiume Po. In territorio cremonese, Casalmaggiore intorno al 1000 era già un borgo importante e disponeva di un castello fortificato sotto il dominio estense. Sotto la dominazione veneziana, nel XV secolo, aveva la giurisdizione "sugli uomini e le ville" di un vasto territorio, compreso Rivarolo Intus (odierna Rivarolo del Re), distaccatosi nel 1915 insieme a Villanova e Brugnolo per formare un comune autonomo. Nel 1539 vi si rifugiò l'artista Parmigianino, in fuga da Parma, morendovi l'anno successivo e venendo qui sepolto. Tra XV e XVI secolo Casalmaggiore, terra di confine ambita da più potenze, ottenne nel novembre del 1500 dalla Serenissima Repubblica di Venezia la ratifica ufficiale dei propri Statuti che la rendevano autonoma dalla giurisdizione di Cremona. Sul finire del Seicento, prese corpo l'idea di creare una vera e propria signoria di Casalmaggiore. Tale periodo ha rappresentato per gli abitanti di Casalmaggiore una specie di "età dell'oro" in cui fioriva il commercio del vino, del gualdo, della canapa, dello zafferano e altro, scambiati, tramite la via fluviale del Po, con spezie e mercanzie di grande valore provenienti da Venezia. In tal modo la città era diventata un importante porto e punto di rifornimento per i mercati del circondario. Nel 1754 Maria Teresa d'Austria concesse a Casalmaggiore il titolo di città e l’onore di ospitare l’imperatore Giuseppe II. Tra il 1884 e il 1887, la città fu raggiunta dalla ferrovia Parma – Brescia e fu per qualche decennio anche snodo tranviario fra la rete cremonese e quella mantovana. A una decina di chilometri da Casalmaggiore sorge Viadana, importante centro industriale mantovano di antica origine, sorto anch’esso sulla sponda sinistra del Po e riferimento commerciale per un’ampia zona. Prima del 1000 era la stirpe estense ad averne il controllo; passò in seguito a Matilde di Canossa, proprietaria di vastissimi possedimenti lungo il Po. Nel 1158 fu affidato dall’imperatore Federico I alla famiglia cremonese dei Cavalcabò che lo mantenne fino al 1415, quando Gianfrancesco Gonzaga, con un sanguinoso attacco, entrò in possesso del borgo incastellato, legando da quel momento – e fino al 1707 – le sorti di Viadana a quelle del ramo principale dei Gonzaga, signori di Mantova e del “Mantovano antico”. La città godeva di una relativa autonomia amministrativa, dapprima sotto il controllo di un podestà nominato dai Gonzaga e dal 1580 di un governatore. Anche nella fascia settentrionale, i borghi e Bozzolo, San Martino dall’Argine e Gazzuolo per i secoli dell’età moderna hanno ospitato la corte gonzaghesca e rappresentato poli di attrazione commerciale, amministrativa e di controllo dei guadi sull’Oglio, come pure fu per Piadena. Non va dimenticato che in queste aree di confine si insediarono fin dal XV secolo numerose comunità ebraiche, dedite soprattutto ad attività commerciali e finanziarie. Le troviamo a Piadena, Bozzolo, San Martino dall’Argine, Pomponesco, Rivarolo Mantovano, Viadana, dove restano numerosi cimiteri e lapidi funerarie, alcune sinagoghe, palazzi e testimonianze archivistiche. Nella seconda metà del Cinquecento, a Sabbioneta fu attiva anche una importante tipografia di testi ebraici. L’area cremonese, come detto, dal XVI secolo entrata definitivamente a far parte del ducato di Milano, risulta assai periferica rispetto alle sedi del potere, ma consolida la sua vocazione agricola, aspetto attestato dall’ampliarsi dei piccoli insediamenti rurali e dal sorgere di cascine di piccole e medie dimensioni. Nella seconda metà del Settecento, terminato pure il potere dei Gonzaga sui borghi e territori oggi mantovani, in tempi diversi tutta l’area entra a far parte dei domini asburgici. Con l’annessione alla Lombardia austriaca il comprensorio perde qualsiasi autonomia politica e, nell’ambito della più generale riorganizzazione amministrativa, per un breve periodo si ricompone l’unificazione dei territori fra Oglio e Po con l’istituzione della provincia di Casalmaggiore nel 1787. Dopo la parentesi napoleonica, che anche qui portò numerose innovazioni politico-sociali ed economiche, e il lungo periodo della Restaurazione, con la seconda Guerra d’Indipendenza (1859), l’intera zona è annessa ai domini sabaudi e dal 1861 al Regno d’Italia. Dopo l’annessione anche di Mantova al Regno d’Italia (1866), il territorio viene diviso fra le province di Mantova e Cremona secondo i confini esistenti nel periodo gonzaghesco, ostacolando in tal modo una visione e gestione unitaria dell’area fra Oglio e Po che solo di recente si sta tentando di realizzare.

 

Dalle parlate locali e alla cucina tipica

ESPRESSIONI DELLA TRADIZIONE

La particolare collocazione geografica dell’Oglio Po ne fa da sempre un luogo d’elezione per incontri e scambi, non solo di natura commerciale. Incuneato fra i confini provinciali e regionali dei due fiumi, che scorrono a nord e a sud, e posto a cerniera dei territori di Cremona e Mantova nel punto in cui si presentano maggiormente frastagliati, diviene luogo di elezione per l’incontro di tradizioni, dialetti, abitudini enogastronomiche e saperi materiali e immateriali, lombardi ed emiliani, che ne connotano in modo originale tutti gli aspetti culturali, da quelli artistici, architettonici e urbanistici ai piatti tradizionali, dai riti alle feste, all’ampio ventaglio delle sfumature linguistiche. Un’area che in molte occasioni ha offerto i propri scorci paesaggistici, le proprie architetture civili e religiose, le proprie stupende piazze, la naturale cordialità e la sagace parlata della sua gente ai set cinematografici di numerosi grandi registi.

I DIALETTI LOCALI

Nella parte centro-meridionale del territorio dell’Oglio Po, si parla il dialetto casalasco-viadanese, classificato fra i dialetti emiliani, con caratteristiche distinte dalle parlate cremonese e mantovana. Le comunità della parte più settentrionale del comprensorio in provincia di Cremona parlano un dialetto di sonora inflessione cremonese, mentre nell’area mantovana dell’Oltre Oglio gonzaghesco le parlate, pur appartenendo all’area linguistica emiliana, variano notevolmente in ogni località, probabili relitti di migrazioni di interi gruppi, insediatisi nei diversi paesi nel corso dei secoli.

LA TRADIZIONE CULINARIA

La realtà produttiva ed enogastronomica dell’Oglio Po è collegata alle tradizioni del territorio. Le produzioni agricole tipiche del casalasco-viadanese sono numerose: melone, zucca, pomodoro, orticole e frutta, mele, pere, Kiwi, carni di suino e bovino, e infine vino Lambrusco. La disponibilità di questi prodotti ha generato piatti della tradizione dai sapori decisi e originali. Come tutte le cucine che affondano le proprie radici nel mondo “rurale”, anche quella casalasca, sabbionetana e viadanese è semplicissima, essenziale e facilmente riproducibile. In questo panorama, la sfoglia recita un ruolo predominante, come in tutte le aree contadine dove uova e farina sono abbondanti. Questa ricca e generosa produzione agroalimentare si rispecchia nei piatti della tradizione, alcuni dei quali famosi ed imitati in tutto il mondo. Agnoli serviti in una scodella come aperitivo con aggiunta del lambrusco nel brodo caldo costituiscono l’antipasto più tradizionale, il "bevr in vin", da gustare in piedi. Fra le carni conservate, servite anche come antipasto fra riccioli di burro, citiamo i salumi dal sapore speciale perché stagionati fra le brume padane: spallotto viadanese, una spalla cruda avvolta in vescica e stagionata naturalmente, coppe, salami e prosciutti, cotechino e zampone. Fra i primi patti: tortelli di zucca, tipici della cena della vigilia di Natale, detti anche “blisgon”, agnoli in brodo, detti anche “marubini”, tipici delle festività natalizie, passatelli in brodo che si mangiano soprattutto di domenica, riso e zucca, riso coi “saltarei”, riso e miniestrina con la “tridura”, risotto con le rane, “gnoc a la mulinera”, piatto tipico dei mugnai del Po. Fra i secondi piatti: pollo o gallina lessa ripiena, intingoli di carne e selvaggina, arrosti e stracotti con largo uso di burro, lardo e strutto, stracotto di asina o carni bovine e polenta, trippa, rane fritte, frittata con i “luartis” o con le rane, pesce gatto fritto o in umido con piselli, tinca al forno, carpa ripiena al forno, lumache in umido con piselli o spinaci, aringa affumicata, merluzzo fritto, anguilla marinata. A coronamento di ogni piatto tutte le verdure dell’orto e la zucca fritta. Al termine del pranzo, formaggi freschi come tosella e stracchini, semistagionati come taleggio e gorgonzola, o stagionati fra i quali il Grana Padano, indispensabile condimento anche dei primi piatti. Il “Lùadel”, una sorta di focaccia molto friabile a più strati, e le mostarde di frutta accompagnano lessi, salume, formaggi. Da non scordare anche la polenta “cunsa” e la polenta abbrustolita. Fra i dolci: il “sugo” o sugolo realizzato con mosto di uva fragola o per lambrusco, biscotti al burro, biscotti di Santa Lucia, che si distinguono dai biscotti al burro per l’aggiunta di farina di mais, biscotti detti ”Ossa dei morti” cucinati in occasione della commemorazione dei defunti, castagnaccio, torta dura (sbrisolona), ufèle, bussolano o “bisulan”, torta al burro, budino, salame dolce, lattughe o chiacchiere di carnevale, frittelle e dolcini fritti o al forno di carnevale. Fra i liquori si distingue il nocino, seguito da grappe e liquori realizzati con la macerazione della frutta, maraschino e limoncino soprattutto.

 

L’economia tra passato e futuro

SISTEMA ECONOMICO IMPRENDITORIALE

A fine 2019, il sistema imprenditoriale casalasco-viadanese contava 7.064 imprese, di cui 3.877 nel viadanese e 3.187 nel casalasco. Gli addetti complessivi erano 26.341, di cui 15.119 nel viadanese e 11.222 nel casalasco. Le imprese femminili (cioè con presenza femminile superiore al 50% dei soci e/o amministratori) erano 1.494, di cui 796 nel viadanese e 698 nel casalasco. Complessivamente, nell’area economica dell’Oglio Po le imprese appartengono al settore dei servizi per il 26%, all’agricoltura per il 25%, al commercio per il 21%; le costruzioni rappresentano il 16%, mentre il restante 12% è costituito dal comparto industriale. Nel casalasco-viadanese, grazie alle favorevoli condizioni geo-climatiche del territorio, accanto alle produzioni di mais e frumento, ciò che caratterizza l’agricoltura è la diffusa presenza di produzioni ortofrutticole specializzate, alcune delle quali rappresentano vere e proprie eccellenze a livello nazionale, come il pomodoro da industria, il florovivaismo e il melone. La zootecnia rappresenta una delle l’attività prevalenti; il latte prodotto è destinato per circa l’85% alla trasformazione in prodotti lattiero-caseari, tra cui i formaggi tipici come il Grana Padano e il burro che copre circa il 20% della produzione nazionale. Spesso annesso ai caseifici sociali o industriali troviamo l’allevamento suinicolo, l’allevamento dei vitelli da latte e dei vitelloni, da cui si ottengono carni bianche e rosse. Negli ultimi anni l’approvvigionamento dei suini si è rivolto anche all’estero per soddisfare la grande richiesta di prodotti locali ed oggi abbiamo un comparto molto sviluppato di aziende grandi e piccole di macellazione e lavorazione della carne suina con produzione di insaccati crudi e stagionati: salame, salsiccia, cotechini e zamponi e ciccioli, strutto e lardo ecc. La superficie agricola è destinata prevalentemente alla coltivazione di cereali come il mais, il frumento, l’orzo, la segale, la soia e l’avena; non mancano le foraggere utilizzate per l’alimentazione del bestiame. La coltura degli ortaggi, sempre più meccanizzata, è in prevalenza di pomodori, cipolle, aglio e barbabietola da zucchero. Si producono inoltre cocomeri, zucche, pesche, mele e kiwi e non mancano coltivazioni pregiate come quella del melone e della pera. Da segnalare in particolare il Distretto Agricolo Biologico Casalasco Viadanese, una rete d'imprese biologiche certificate che si sono unite per far fronte alle esigenze dell'ambiente e dell'economia per un cibo buono (sano), pulito (che rispetta l'ambiente) e giusto (prezzo equo). Inoltre, contadini custodi stanno recuperando sementi antiche di zucca mantovana cappello da prete, meloni antichi come il rospo, il ramparino, il banano, il banano di Lentigione, il moscatello ecc. Un discorso a parte merita la coltivazione della vite dalla quale si ottengono vini come il Lambrusco Mantovano DOP, il Lambrusco Mantovano Viadanese Sabbionetano DOP, il Sabbioneta rosso IGP, il Sabbioneta rosato IGP e il Sabbioneta Ancellotta IGP. Di recente sono sorti anche alcuni birrifici artigianali che stanno sperimentando ricette con l’aggiunta di ingredienti locali. Nel casalasco e in particolare nel piadenese, l'imprenditoria agricola rivolge particolare attenzione al green, seminando rafano, senape bianca e altre leguminose che aumentano la massa organica del terreno, evitando o limitando notevolmente l'impiego di prodotti chimici. Nell'ultimo decennio si è diffuso l'uso di energie rinnovabili sia nell'agricoltura che nell'industria. Mentre il settore del florovivaismo è particolarmente sviluppato nella zona di nord ovest, nell’area tra il Po e l’Oglio viene coltivato il pioppo. Le vaste zone golenali dei due fiumi ben si prestano alla pioppicoltura ed hanno creato un habitat di fauna e flora molto particolare attraverso una gestione delle ampie aree boschive nel rispetto dell’ambiente e della sostenibilità delle risorse primarie, a salvaguardia della qualità di aria, acqua e suolo. La coltivazione di questo tipo di legno tenero sostiene un comparto di aziende dedite alla produzione del settore del legno, con utilizzo di materia prima sia naturale che riciclata per la produzione dei pannelli di legno multistrato, ma anche e soprattutto di legno riciclato al 100% con la reimmissione sul mercato dei pannelli di legno truciolare, materiali esportati in tutto il mondo. Le aziende di lavorazione del settore legno sono dislocate tra Sabbioneta, Viadana e Pomponesco con estensione anche alle limitrofe aree cremonesi. Da non dimenticare il comparto degli articoli per la casa nato negli anni ’50 a Cicognara, una frazione di Viadana divenuta in pochi anni area leader nella produzione di scope, spazzole, spugne e pennelli. Fra i distretti industriali ricordiamo il settore tessile, di cui Viadana è leader con marchi famosi che offrono prodotti di alta qualità nell’ambito dell’arredo casa e accessori ed alimentano una vasta rete di piccole aziende artigianali locali.

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