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LE PAROLE SBAGLIATE

incontro con la scrittrice Lia Stiani e il Colonnello Filippo Vanni

Vanni,
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La presentazione del libro "Le Parole sbagliate", di prossima pubblicazione, della scrittrice e giornalista Lia Stiani è stata l'occasione per riflettere sul linguaggio usato dai giornalisti sia della carta stampata che dei vari Media, per comunicare femminicidi e atti di violenza contro le donne.

Il Colonnello Vanni dell'Arma dei Carabinieri, con il quale il Club di Torino ha avviato nel 2014 il programma "Una stanza tutta per sé", ha sottolineato quanto le parole giuste possano invece essere d'aiuto alle vittime di violenza che preferisce definire "persone offese", ridando loro dignità.

Lia Stiani, che aveva già conosciuto il Club di Torino in un incontro su piattaforma Zoom, ha spiegato di aver sentito la necessità di esaminare la qualità del linguaggio giornalistico in tema di violenza di genere e femminicidi, domandandosi perché l'Ordine dei Giornalisti avesse più volte richiamato all'uso corretto nella comunicazione di questi argomenti.

Si è domandata se esistesse un "ricettario" di buone prassi cui attenersi, così ha iniziato la propria indagine scoprendo una grande ignoranza da parte dei giornalisti, molti dei quali ignorano persino l'esistenza di norme e indicazioni internazionali, non sanno nulla della Convenzione di Istanbul del 2011 che raccomanda corsi di formazione specifica per i giornalisti, né conoscono perchè l'ONU abbia scelto il 25 novembre come "Giornata internazionale di contrasto alla violenza contro le Donne"   e che sono loro ignote le differenze tra genere, sesso, bisessismo, tanto per citare alcune macroscopiche lacune culturali in materia di genere.Ciò spiega in parte perché i giornalisti finiscono  con ricorrere agli stereotipi, rafforzandoli; inoltre troppo spesso queste tragedie, diventando fatti di cronaca, vengono "romanticizzate" in modo da stuzzicare la morbosità del pubblico, sino a vittimizzare ulteriormente la donna e quasi a giustificare l'uomo (era geloso, lo voleva lasciare...)Tutto questo, ha affermato la scrittrice, è grave perché i giornalisti hanno un grande potere nel creare e indirizzare l'opinione pubblica, rimuovere o consolidare i luoghi comuni e pregiudizi.

 Nella sua indagine la Stiani, grazie alla collaborazione con la Sezione Atti Persecutori dell'Arma dei Carabinieri, ha potuto visitare le "Stanze" del Soroptimist e avvertire il senso di accoglienza che se ne riceve entrando, ha inoltre verificato la competenza del personale appositamente formato anche nelle fasi di accompagnamento successive alla denuncia, indispensabile passaggio da favorire come inizio di un percorso di riscatto.

Lia Stiani, riconoscendo al Club Soroptimist di Torino il merito di aver avviato il progetto della "Stanza tutta per sé", ha deciso di devolvere ad esso i proventi dei diritti d'autore del libro.  

Il Colonnello Vanni dichiara la propria soddisfazione nel ritrovarsi con il Club a otto anni di distanza dall'inizio della collaborazione che ha avuto sviluppi allora insospettabili.

Riprendendo quanto già detto, conferma che i pregiudizi generano gli stereotipi, fonte della discriminazione che va combattuta su due piani:

uno OGGETTIVO: le cose concrete quali le "Stanze" che cambiano i luoghi di accoglienza, altrove respingenti e troppo freddi. È tuttavia difficile conoscere in quale misura le stanze favoriscano l'emersione della violenza e il numero delle denunce perchè non è dato sapere il contrario e molti sono i fattori che vi concorrono. 

  • e uno SOGGETTIVO: la formazione del personale, perché le sole stanze non bastano: occorre saper porre le domande con la distanza e le parole giuste; in questo campo c'è ancora molto da fare. Bisogna agire sulla cultura generale, a partire dagli addetti ai lavori (Forze dell'ordine, Magistrati, Servizi Sociali) e dalle persone coinvolte quali le famiglie per arrivare alla società tutta ( Scuola, ambienti di lavoro...)
  • È necessario  pensare alle prospettive future e immaginare nuove procedure per porre rimedio a ciò che non funziona; pare ad esempio  assurdo che si proceda all'allontanamento da casa della vittima (spesso con bambini) piuttosto che del colpevole per il quale andrebbe prevista una misura alternativa al carcere (spesso eccessivo) per motivarne l'allontanamento. Abbiamo sinora considerato il problema da un punto di vista criminocentrico e della vittima che ci coinvolge, ma così facendo spesso la persona offesa, pur far ritorno a casa, ritira la denuncia e tutto viene vanificato.
  • Occorrono strutture alberghiere, finanziate dallo Stato, in cui ospitare confortevolmente le donne durante le indagini.
  • Bisogna trovare soluzioni innovative come la possibilità di procedere con perizie già durante le indagini per applicare le misure di polizia adatte a evitare drammi successivi, magari prevedendo una premialità giudiziaria.

Ciò che appare indispensabile è un cambio culturale profondo, operazione che interpella e coinvolge la società intera, dalle famiglie alla Scuola, all'Università e ai giornalisti la cui responsabilità è stata ben evidenziata da Lia Stani.

La Presidente Alessandra Fissore ha ringraziato Lia Stiani per la generosità ed entrambi i Relatori per gli interventi ricchi di stimoli, confermando che il Club continuerà a stare dalla parte delle donne promuovendo azioni concrete in loro aiuto.  






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