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STORIA DEL CLUB

  • Club: Trieste
  • Autore: Teresa dell'Aquila
  • Ultima modifica: Febbraio 2016

Sesto in Italia, il club di Trieste ha vita ufficiale il 20 giugno 1951 con la cerimonia di consegna della charte e la presenza di M.lle Suzanne de Noel, Presidente del club di Parigi, fondatrice del Soroptimist in Europa. Madrina è Isabella Goldstein del club di Milano, Gouverneur, sorella di Styra Goldstein Campos, triestina. E’ il primo traguardo caldeggiato da solo cinque donne triestine.

Possiamo immaginare la preparazione dell’evento, che è lunga e delicata, anche per donne abituate a spendersi nell’impegno.

I tempi lasciano ancora Trieste nel vivo dibattito sulla sua sorte: siamo Zona A del Territorio Libero, sottile striscia di terra tra Carso e mare, sottoposta al Governo Militare Alleato, e la città vive il dramma dei profughi dall’Istria, già ceduta per buona parte in conseguenza del Trattato di pace del 1948 insieme con quasi tuttala Venezia Giulia. Accantoèla Zona Bdel Territorio Libero, amministrata dalla Jugoslavia: la parte d’Istria a Nord delle foci del Quieto, non ancora ceduta.

La cerimonia di fondazione ha rilevanza pubblica, svolta al “Piccolo Mondo”, locale di moda, per continuare in casa di Alice Psacaropulo, narra Alice, che con Styra Goldstein è oggi il drappello superstite del gruppo delle socie fondatrici.

La prima presidente fu Evelina Ravis e le socie fondatrici, nucleo compatto e non molto numeroso, diciannove donne di temperamento, in cui prevalgono le donne impegnate in attività che comportano senso pragmatico e creativo (commercio, industria, arte e medicina).

 

Sono nomi risonanti nella città,la riflettono. Edi qualcuna di loro capita di sentire oggi riconoscere il profilo su ben altri orizzonti di storia, comela dott. Evelina Ravis, una delle prime donne laureate in medicina, riconoscibile fra i personaggi del romanzo di Giani Stuparich “Un anno di scuola”. O come Anita Pittoni, la cui presenza nel club è stata breve, e noi ricordiamo oggi per il contributo dato alle nostre lettere. O come Letizia Svevo Fonda Savio (socia dal 1952), il cui nome rimanda a Italo Svevo .

Alle socie fondatrici si aggiunge in qualche anno un numero quasi identico di nuove socie, tutte di temperamento forte ed entusiasta, portate all’affermazione e alla tenacia; alcune sono chiamate dalla stessa professione a girare per il mondo, come Nina Giurovich, che sarà eletta alle cariche mondiali del Club, o come Laura Eulambio, come sarà di Marianna Küchler socia dal 1953.

Il club ha subito attività intensa all’interno, e qui si cementano amicizie e motivazioni per stare insieme e conoscersi. È intensa anche l’attività esterna, anche se solo parzialmente risulta documentata.

Ma la disciplina del vivere in gruppo registra uno scarto dopo pochi anni, e ben otto socie, di cui tre fondatrici e tre entrate nel 1952, danno le dimissioni da quello che è un club di servizio sociale.

 

La storia del Club è nelle sue realizzazioni: da queste si misura l’incidenza sociale della sua presenza e della sua azione, che significa efficacia e tempestività di risposta ai bisogni rilevati. Ci sono iniziative di cui le socie sono tuttora orgogliose, dai Notiziari e dai Bollettini del club: l’adozione di una bambina poliomielitica orfana di entrambi i genitori, persa a cinque anni in un campo di raccolta profughi (a Trieste ve ne erano almeno quattro) (1953) accompagnandone personalmente la crescita e l’istruzione fino all’età adulta; o la sua battaglia sostenuta dalle socie  Alice Psacaropulo e Fulvia Costantinides per fondare a Trieste la scuola materna Montessori; e i 5000 tesserini sanitari per neonati offerti all’Ufficio Igiene, proposto dalla socia Ada Orell, l’importanza data dal Soroptimist Europeo al Centro di assistenza per le donne anziane fondato e diretto dalla socia Evelina Ravis, sostenuto dal contributo personale delle socie. Mentre passa come scontata e naturale l’assistenza prestata da alcune socie ad handicappati mentali.

Di fatto l’incidenza pubblica del club si misura attraverso le iniziative di solidarietà umana presente (Il Piccolo, 1963) e attraverso i numerosi convegni e tavole rotonde su temi di forte interesse sociale; attraverso i quali si può leggere in filigrana la storia della città – persone, situazioni, problemi -, e più ampiamente la storia dei cambiamenti indotti dall’evoluzione tecnologica e dalla ricerca scientifica, e la maturazione del dibattito sui diritti umani, la condizione della donna, il lavoro.

 

Il primo decennio di vita del club (1951 – 1961) registra infatti due convegni che hanno eco in “Umana” e vediamo segnalati anche dalla stampa internazionale di club: l’analisi del rapporto fra le arti (1954); l’altro è per la tematica apparentemente teorico “Le relazioni umane”.

Altro tema sociale affrontato e molto dibattuto sulla stampa in seguito ad una serie di fatti criminosi è quello affondato nel convegno promosso dal club “Perché oggi si uccide così facilmente?”.

 

Si deve al club la creazione di un Centro di Assistenza per Donne Anziane (1958-59) diretto da Evelina Ravis che si giova dell’assistenza personale e volontaria delle socie, l’iniziativa, unica in Italia, d’avanguardia, valorizzata all’estero. La presidenza allora era di Styra Goldstein Campos.

 

Il 1961 è l’anno del decennale del club, con la presidenza di Fulvia Costantinides. Il club dedica una giornata di studio al problema dell’ “Assistenza alla madre nubile” (25 novembre, riportato in «Umana») radicalmente allusivo alla condizione della donna, e al di là delle situazioni sociali e giuridiche immediate, rimanda alla problematica del diritto alla maternità e a tutta la legislazione successiva matrimonio, famiglia, divorzio, controllo delle nascite.

 

Nel decennio successivo (1961-71) tre iniziative di rilievo legano il club alla città: il dibattito
sull’ ”Arte programmata” (1962) – è la tecnologia che preme -, il concerto in onore di Claudio Monteverdi che ha protagonista al Castello di Duino il Trio Ars Antiqua di cui la socia Ada Orell è componente  (con Francine Dandoy mezzo soprano e Laura Battilana clavicembalista), e la grande mostra sulla “Donna nella vita triestina” (1968). Allestita dalla socia Laura Loseri Ruaro Direttore dei Civici Musei di Storia ed Arte, presidente del club.

 

Appartiene allo stesso decennio la prosecuzione di un discorso giuridico istituzionale allora fortemente dibattuto anche per il calo demografico e la difficoltà crescente nell’avere figli. È del 1969-70 la Tavola rotonda sull’adozione speciale. che viene preparata  e proseguita negli incontri interni del club, e che porterà alla costituzione di un Centro Servizi al Pubblico per le adozioni e la trattazione dei problemi riguardanti i minori in stato di abbandono presso il Tribunale dei Minori. La realizzazione (1972-73) è frutto del contributo di più forze sociali, e del coinvolgimento della Giunta Regionale.

 

L’attenzione alla gioventù e ai problemi sociali ritorna con una Tavola rotonda dedicata alla Gioventù disadattata e alla carenza di adeguati istituti assistenziali (22 marzo 1968), quando, sotto la Presidenza di Marta Lantieri, il club risulta partecipante alla costituzione.

 

La storia del club nelle sue iniziative sociali ha ancora due realizzazioni da segnalare nel decennio 1961-71. Di queste, la preparazione e la consegna delle tesserine sanitarie al Comune di Trieste (1964 e 1969) perché fossero consegnate ai bambini al momento della prima vaccinazione eseguita nel Laboratorio di Igiene e Sanità del Comune di Trieste. Nell’iniziativa c’è la competenza di Ada Orell, attiva sul campo dell’assistenza sanitaria, oltre che ammirevole soprano.

 

In campo sanitario va segnalato poi un corso di formazione professionale per infermiere realizzato in collaborazione con il club di Gorizia e di Udine.

 

Nel terzo decennio della vita del club (1971 – 1981) ha particolare rilevanza il convegno “Il verde a Trieste” (1973) aperto dalla Presidente Lilian Caraian, che è motivato da problemi demografici, sociali ed urbanistici. Il Convegno ha però trovato la via della pubblicazione solo nel 1982, per insistenza della Presidente di turno Mariangela Mangiarotti Marchi.

Nel decennio Trieste ospita nel 1976 il Consiglio Nazionale che si svolge a Miramare (30 gennaio – 1 febbraio).

È da segnalare l’incontro interno del club sui Diritti delle persone disabili e del loro inserimento al lavoro.

 

Il decennio corrispondente agli anni ’80 è caratterizzato dai problemi innestati dall’informatica e dalla rivoluzione tecnologica già multimediale. In questa chiave si apre il ciclo di incontri su arte e tecnologia (1985), mentre ci si richiama alle nuove proposte educative che possano partire dalla scuola. Il primo contributo in tale direzione è dato dal club al Congresso Europeo di Atene, con la relazione della socia Edda Serra su La scuola italiana di fronte alle tecnologie nuove, dicembre 1985, cui segue la partecipazione del club di Trieste al Seminario di studi svolto a Roma nel 1987 “Per una nuova scuola secondaria superiore”, con una propria relazione, ancora di Edda Serra, sul tema.

A Trieste si svolge poi la Tavola rotonda sull’ “Utilizzazione del computer nell’ambito della cultura umanistica”, organizzato dalla socia Loredana Bernobini, che ha presieduto i lavori.

Di quegli anni vanno ricordate la tavola rotonda organizzata per il trentennale del club nel 1981: “La prevenzione degli handicap”, nello stile della professionalità alta di Mariangela Mangiarotti allora Presidente, e l’iniziativa che riguarda direttamente la città e il suo porto, e confluisce nel dossier “Mediterraneo”, quale contributo nella tematica nazionale del “Rilancio del Mediterraneo” del Soroptimist (1989-91), sotto la guida di Laura Ruaro, per la seconda volta Presidente.

A questo segue la Tavola rotonda successiva (20 febbraio 1990) in cui si dibatte sulle “Possibilità del porto di Trieste nella prospettiva comunitaria”.

 

Per il quarantesimo anniversario di fondazione del club troviamo ancora una tavola rotonda, “Trieste porta per la nuova Europa” 5-6 ottobre 1991.

Ma nuovi e vecchi problemi sociali si fanno pressanti sul mondo giovanile, l’occasione della celebrazione di un Soroptimist Day permette confronti più raccolti ed insieme aperti: così è per il dibattito su “Giovani e droga” (1982).

Sulla strada delle riforme giuridiche pertinenti la donna c’è ancora una Tavola rotonda sul divorzio e la riforma del diritto del matrimonio (1989).

Uno scambio di cori di bambini (1988-89) fra Trieste e Spittal ci dice che nel decennio la musica non è dimenticata, né tanto meno il dialogo con i club europei gemellati (e non).

 

Il quinto decennio di vita del club è contrassegnato da una iniziativa che ha lasciato segni concreti ormai abituali oggi nella città. Il corso universitario di “Progettazione e barriere architettoniche” avviato già nel 1989 e ripreso nel1992, ha l’obiettivo di preparare i nuovi ingegneri a risolvere il problema dell’autonomia di movimento degli handicappati fisici e trova nel club uno dei motori principali dell’iniziativa.

 

In quegli anni, l’azione del club nelle nuove tecnologie, nelle possibilità diagnostiche e terapeutiche ha visto la chiamata in causa in una campagna rinnovata di prevenzione del cancro rivolta alle donne.

 Nel 1994 il club partecipazione ad una Tavola rotonda promossa con il club di Udine sulla procreazione assistita nell’eco del confronto fra le possibilità offerte dal progresso della ricerca scientifica e la giustificazione etica delle applicazioni e delle richieste.

Merita attenzione un convegno di carattere ambientale, sui “Parchi montani e recupero ambientale” organizzato dalla Presidente Maria Laura Iona (2000), che ha coinvolto parecchi club e studiosi, ed ha prodotto nuove sintesi di conoscenza ambientale locale da parte di esperti. Inoltre ancora proprio alla scuola si è rivolto il club alla problematica formativa con una Tavola rotonda su “Scuola e lavoro” (Presidente Maria Laura Iona), riprendendo una problematica classica.

La tavola rotonda del2002 haavuto un allargamento di orizzonte per la presenza del club di Spittal (Austria) di cui era stata invitata a parlare per l’Austria Heidi Konrad, prossima Presidente europea.

L’allargamento del club di Trieste ad altri orizzonti ha avuto coronamento in due altre direzioni, il Progetto Istria, e il Convegno Alpe Adria organizzato per celebrare i 50 anni di Club. 

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