Quale ospite migliore per celebrare il Soroptimist Day che il questore Rosanna Lavezzano, da agosto 2018 responsabile della Questura cittadina. Torinese, 53 anni, è il primo questore donna di Novara. Giovedì 6 dicembre, presso il Club Unione, la dott.ssa Lavezzano ha presentato una relazione dal titolo “Leadership al femminile, la fragilità oltre il ruolo” circa la leadership al femminile, le caratterizzazioni e le differenze rispetto al modello maschile.
Laureata in Scienze Politiche, vanta una grande esperienza in quanto a servizi di ordine pubblico per grandi eventi: dai G8 di Genova, passando per le manifestazioni NO TAV in Valle Susa, le Olimpiadi invernali di Torino e le partite di Torino e Juventus, allo stadio.
Al Ministero dell'Interno, nell'ambito della Pubblica Sicurezza, l'assunzione di donne risale al 1959, anche se con compiti ristretti alla gestione di tematiche relative ai minori.
Dal 1981, si sancisce l'assoluta parità di funzioni, retribuzione e possibilità di avanzamento di carriera.
Dati positivi, quindi, che non debbono far abbassare la guardia: ad oggi, infatti, su 106 Province, sono solo 10 le Questore, in carica.
Lavezzano si domanda cosa impedisca alle donne di avanzare in ruoli direttivi, di responsabilità.
Va detto che, spesse volte, è la poca disponibilità agli spostamenti, ai cambiamenti di sede, legati a problematiche familiari, piuttosto che un presunto disinteresse femminile all'esercizio del potere, in ambito lavorativo.
Qualità come la competitività, la forza e l'aggressività, qualora vengano esercitate dalle donne, agiscono come fattori di cambiamento delle peculiarità persino logiche, femminili.
Le donne finiscono per assumere caratteristiche maschili, misconoscendo la propria essenza. Questa è una criticità da monitorare.
Esistono, infatti, differenze nel modo di pensare oltre che di agire, fra uomini e donne. Un'equipe lavorativa ha bisogno di entrambi i generi.
Spesse volte, accade che la donna entra in un gruppo di lavoro, quasi come "un ospite". Viene accettata solo se non mette in discussione i valori di riferimento del gruppo. Oppure, occupa posizioni marginali.
La differenza di genere, nella conduzione di un gruppo di lavoro (fra donna e uomo), è evidente. Lo stile direttivo femminile tende a costruire rapporti di fiducia, utilizzando un linguaggio tendente alla connessione ed all'intimità, laddove le conversazioni maschili tendono a rimarcare il proprio status e la propria indipendenza (sembrano, quasi, negoziati).
Contrariamente a ciò, la donna cerca di raggiungere l'obiettivo col consenso, portando tutto il gruppo ad una decisione, condivisa.
La donna si pone in "situazione di ascolto", laddove per l'uomo, l'ascolto dell'Altro, corrisponde ad una perdita di status.
Normalmente, la donna leader convince, non si impone, utilizzando un percorso articolato e circolare, nel raggiungere gli obiettivi. L'uomo è molto più semplice e sequenziale. Sicuramente, le donne dirigenti sono più abili dei colleghi maschi nel mantenere un gruppo di lavoro coeso, oltre ad essere più inclini ad infrangere le regole, assumendone tutti i possibili rischi.
Si diceva che la cura familiare grava maggiormente sulle donne, limitandone l'autonomia, anche se, in assoluto, i comportamenti dipendono dalla personalità, a prescindere dal sesso. E', però, riscontrabile una sorta di debolezza psicologica, avita ed un basso livello di autostima, nella popolazione femminile.
In conclusione, si può sostenere che alcune caratteristiche sono più maschili, altre più femminili. L'equilibrio sta nel tenere in considerazione entrambe.
Le donne che ambiscono a posizioni di comando, secondo Lavezzano, non debbono mai denegare la propria femminilità perché, così facendo, sarebbero perdenti, in partenza: perderebbero la propria capacità generativa di osmosi sociale, così auspicabile, in questa fase storica.
Silvia Ruspa, Corrispondente Notiziario