Oggi pubblichiamo il sesto e ultimo articolo, redatto da una socia del gruppo scrittura, all'interno del progetto "Orange the world 2023" su immagini iconografiche e storiche riferite a episodi di violenza sulle donne - progetto Violenza senza tempo.
L'autrice è la socia e giornalista Alessandra Martuscelli.
FILIPPO II, DON CARLOS e LA SPOSA BAMBINA
Elisabetta di Valios a 14 anni sposò l'ultratrentenne e reazionario re di Spagna. Non generò il tanto atteso erede, ma ebbe cinque femmine e mori di parto.
Fra le tante vittime illustri dei matrimoni combinati della storia, troviamo la figlia del re di Francia Enrico II e di Caterina de' Medici: la principessa Elisabetta di Valois, che sposò, il 27 giugno 1559, a soli quattordici anni, quando tra l'altro, secondo le fonti dell'epoca, non era ancora sviluppata, il re di Spagna Filippo II. Questo matrimonio la rese fra le regine più popolari del Rinascimento europeo: infatti Elisabetta compare nelle molte opere d'arte dell'epoca dedicate alla figura del suo potente marito.
Dalla favola romantica alla cruda realtà
Fra queste opere il "Don Carlo" di Giuseppe Verdi, che ha inaugurato pochi giorni fa il Teatro La Scala, Protagonista del melodramma è il figlio primogenito del re di Spagna Filippo II, il più ricco e potente sovrano d'Europa, avendo ereditato dal padre, Carlo V d'Asburgo, gran parte (Italia compresa) di quel regno "dove non tramontava mai il sole". Nel melodramma verdiano viene ripresa la vicenda romantica, priva di riscontri storici, già narrata da Schiller, dell'amore sventurato fra la giovanissima sposa di Filippo, Elisabetta di Valios, e il figlio di primo letto del re, Carlo, suo coetaneo.
L'ipotesi di questo amore fatale fra figliastro e matrigna non è suffragata da dati oggettivi. Carlo, principe delle Asturie, era molto lontano dal principe dell'immaginario romantico: era storpio, afflitto da svariate malattie e di pessimo carattere, anzi aveva comportamenti irrazionali e aggressivi. L'origine di questa scarsa salute mentale e fisica è da ricercarsi nella consanguineità dei genitori: sua madre, la principessa Maria Emanuela, infanta di Portogallo, era cugina di primo grado del re Filippo. Non solo. Un travaglio molto lungo, al momento del parto, durante il quale il neonato era rimasto più volte privo di ossigeno, e una successiva caduta dalle scale, che ridusse il giovane in coma per alcuni giorni, avevano peggiorato il quadro clinico del principe, afflitto da difficoltà di deambulazione e di linguaggio. Sembra che Filippo II a causa delle intemperanze e delle esplosioni di rabbia del suo erede, fu in qualche modo "costretto" a rinchiuderlo nella fortezza di Real Alcázar di Madrid, dove il ragazzo si lasciò morire.
Due ragazzini soli uniti dalla sofferenza
A soffrire alla corte di re Filippo non era certo solo il suo primogenito, anche la coetanea del principe, nonché sposa del re, Elisabetta di Valois non doveva essere gran che felice. Difatti non è un caso che nell'immaginario romantico questi due giovani siano stati "abbinati" e siano diventati i protagonisti di una leggenda. Comunque le leggende, come si sa, partono sempre da uno spunto di verità. In effetti la figlia di Caterina dei Medici passava molto tempo a giocare, soprattutto con carte e giochi da tavola con il figliastro, ragazzino, come si è detto, alquanto difficile, ma che andava inaspettatamente d'accordo con questa mite e, sembra piuttosto spaurita, ragazzina sua coetanea arrivata dalla Francia. In una corte controllante e oppressiva, come quella di Spagna, c'è da presumere che fra i due non sia successo niente –Elisabetta è passata alla storia come moglie ubbidiente e devota- ma questa vicinanza e le date di morte e di nascita in comune fra i due giovani, entrambi morti nel 1568, a soli 23 anni, hanno alimentato le suggestioni di un possibile amore fra i due. Ci sono pochi dubbi sul fatto che l'atmosfera nel regno e alla corte di Filippo II fosse pesante. Il re spagnolo, infatti, si era arrogato il ruolo di "difensore della fede" e "paladino della Chiesa" contro le eresie, tanto che rafforzò i Tribunali dell'Inquisizione (presieduti direttamente da lui), perseguitò i moreschi costringendoli alla conversione, vietò i "viaggi d'istruzione" dei giovani all'estero, proibì la diffusione di libri stranieri...
Le gravidanze, veri e propri abusi
In tale contesto si può ben immaginare quanto fosse scarsa la libertà e le possibilità di realizzarsi della giovane Elisabetta che era stata scelta dal re spagnolo, come terza moglie, per avere un altro erede maschio, non riponendo fiducia nelle capacità dell'allora ancora unico figlio Carlo, nato dal suo primo matrimonio, e per il quale si potevano presagire ridotte aspettative di vita. Così, non appena Elisabetta sviluppò ed ebbe il tanto atteso menarca, il re la mise incinta praticamente di continuo e, in poco più di sei anni affrontò cinque gravidanze, mettendo al mondo cinque bambine, delle quali solo due sopravvissero. L'ultima gravidanza fu fatale alla regina che a 23 anni morì di parto prematuro. Le gravidanze, e quindi la vita di Elisabetta essendo costantemente incinta, furono dei veri e propri calvari, sempre accompagnate da pesanti emorragie, tanto che ogni volta rischiò pesantemente la vita. Dopo ciascuna gravidanza nonostante le conseguenze drammatiche della stessa, fisiche e psicologiche, a stretto giro riceveva "pressioni" del marito per procedere ad un nuovo concepimento e dare alla luce l'erede maschio. Filippo con la quarta moglie, Anna d'Austria, tra l'altro sua nipote, avrà ben quattro figli maschi, anche se per i soliti problemi legati dalla consanguineità, uno solo di loro arriverà all'età adulta.
Quel ritratto delicato e austero fatto da una amica
In questa breve vita, alquanto triste e sfortunata di Elisabetta, simile ahimè a quella di tante altre donne vissute nei secoli passati, un raggio di luce è rappresentato da un'altra donna: Sofonisba Anguissola , la pittrice che l'ha immortalata nel suo ritratto più famoso e che era stata chiamata a corte dallo stesso re Filippo per dare lezioni di pittura alla moglie e per farle da dama di compagnia. Artista molto celebre e molto apprezzata in Italia (ebbe i complimenti del Buonarroti e fu menzionata fra i grandi artisti dell'epoca dal Vasari), eseguì ritratti nelle più importanti corti rinascimentali d'Europa. Alla morte della regina di Spagna, Sofonisba rimase alla corte di Filippo II (dove sembra fosse pagata profumatamente) come dama d'onore delle figlie di Elisabetta, Isabella e Caterina, delle quali si prese cura per dieci anni come fossero sue figlie. Nel ritratto di Elisabetta, Sofonisba Anguissola riprende un po' stile e atmosfera utilizzate da Tiziano Vecellio per ritrarre la mamma di Filippo II, Elisabetta di Portogallo. La giovane regina, all'epoca del ritratto aveva 17 anni, risulta quasi astratta, perfetta nella sua acconciatura, dal viso delicato chiuso fra il diadema e le perle, impenetrabile e austera nell'abito nero, accollato, impreziosito dagli alamari, simbolo efficace di una mentalità chiusa e di un'atmosfera pesante.
L'amicizia con la brillante artista nonché sua dama di compagnia è stata probabilmente la nota più positiva della vita di Elisabetta di Valois. Una nota positiva che travalica la vita della regina, perché Sofonisba Anguissola risulta una donna emancipata indipendente, che ha viaggiato e si è fatta strada in un mondo maschile e maschilista. A contrasto con il matrimonio da bimba della sua signora, Sofonisba ebbe varie relazioni e si sposò ormai quarantenne.