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Il mito di Danae: pluralità di rappresentazioni

Le socie scrivono... Violenza senza tempo

Danae
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  • Livorno

Oggi pubblichiamo il secondo articolo, redatto da una socia del gruppo scrittura, all'interno del progetto "Orange the world 2023" su immagini iconografiche e storiche riferite a episodi di violenza sulle donne - progetto Violenza senza tempo.

L'autrice è la socia Fiorella Chiappi, Past President e Componente CPO Soroptimist International d'Italia

IL MITO DI DANAE: PLURALITA' DI RAPPRESENTAZIONI E SIMBOLI


Le versioni del mito di Danae

Il mito di Danae racconta le violenze subite da Danae, figlia unica del re d'Argo e della regina Euridice (o, come dicono alcune fonti, Agarippe), sia per la paura del padre di essere ucciso dal figlio che lei avrebbe avuto - come risposto da un oracolo - sia per i desideri sessuali maschili di uomini o dello stesso Zeus, trasformatosi in pioggia d'oro. Innumerevoli pittori, secondo le versioni del mito cui si rifacevano e la mentalità prevalente nella loro epoca, hanno portato l'attenzione sulla castità della giovane, oppure sul momento in cui perde la sua verginità o sul suo essere compiacente con chi la desidera, fino a rappresentarla e a lungo, non solo come immagine di donna desiderabile, ma anche di prostituta che ricava ricchezza dalla sua sensualità. Fra gli autori più vicini a noi, ricordiamo la lettura del mito di Klimt che, rappresentando Danae come fragile, materna ma anche sensuale, racconta l'armonica complessità femminile.

Danae e il padre Acrisio

Il re Acrisio, in un'epoca in cui le donne non potevano salire al trono , avendo solo Danae come erede, interrogò un oracolo sul futuro della sua dinastia, che predisse l'assenza di un erede maschio, ma anche la nascita di un figlio di Danae, che da grande lo avrebbe ucciso. Per evitare l'infausto destino, Acrisio decise di chiudere la vergine nella prigione sotterranea di una delle torri, serrata da possenti porte di bronzo, guardate da ferocissimi cani. Secondo alcune fonti fu Preto, il fratello d'Acrisio, a entrare nella prigione di Danae e ad avere quel rapporto con lei da cui nacque il futuro eroe Perseo. Secondo le versioni più accreditate, fra cui quella di Apollodoro, invece il padre di Perseo fu Zeus che, preso dal desiderio della bella vergine, si trasformò in pioggia d'oro e, penetrando attraverso una fessura del tetto, scese fino al suo ventre.   Scoperta la gravidanza, Acrisio, in un primo momento, mantenne la giovane in prigione con la propria nutrice, che la aiutò nell'allevare il figlio di nascosto. Il sovrano, però, angosciato da quanto gli aveva rivelato l'oracolo sul suo destino, dopo alcuni mesi fece uccidere la nutrice per togliere ogni testimone e, mettere Danae e il figlioletto in una cassa di legno, lasciata alla deriva del mare e destinata alla furia dei flutti. Poseidone, su richiesta di Zeus, trasportò la cassa fino all'isola di Serifo, dove la trovò Ditti, il fratello del re Polidette che portò la giovane donna e il figlioletto alla reggia come la raffigurò (1892) il pittore inglese John William Waterhouse (Roma, 1849 – Londra, 1917), appartenente alla corrente preraffaellita, con un dipinto, rubato dalla casa del suo proprietario di New York nell'ottobre 1947. 

Danae e il figlio Perseo alla corte di Polidette

Secondo alcune fonti storiche, il re Polidette sposò Danae e adottò il figlio, per altre invece la giovane donna fu tenuta come schiava. Secondo Apollodoro, invece, il re s'innamorò non ricambiato di Danae, che aveva occhi solamente per il figlio. Col passare degli anni il re, sempre più attratto dalla bella donna e geloso di Perseo, decise di eliminarlo con l'inganno: simulò di voler sposare un'altra donna e chiese agli invitati di regalargli un cavallo. A Perseo, che non poteva permettersi un simile regalo, chiese la testa della crudele Gorgone Medusa piena di serpenti, convinto di poterlo destinare a sicura morte, ma il giovane, grazie al sostegno delle divinità dell'Olimpo, pur con grandi fatiche, riuscì a trovare e a uccidere Medusa, cui prese la testa.  Perseo, quando al suo ritorno inaspettato a corte, scoprì che Polidette in sua assenza aveva tentato di far violenza alla madre, pietrificò il sovrano e la sua corte, mostrando la testa della Gorgone decapitata. In seguito, come previsto dall'oracolo, uccise accidentalmente il nonno in una gara di disco e giavellotto e, divenuto re di Tirinto, dalla moglie Andromeda ebbe molti figli, tra cui Elettrione, suo erede e nonno di Eracle, e Gorgofone, nonna di Penelope, sposa di Ulisse.Sul destino successivo di Danae ci sono diverse versioni, fra cui quella di Apollodoro, secondo cui fu riportata ad Argo, o di Virgilio e Plinio il Vecchio, per i quali si trasferì in seguito nel Lazio, dove fondò Ardea.

Le versioni di Sant'Agostino e l'opera di Mabuse

Sant'Agostino nel "De Civitate" interpreta il mito come esempio femminile negativo e corruzione pagana all'oro; in seguito, la rilettura agostiniana del mito è capovolta: Danae è eletta a "imago Pudicitiae" e ad allegoria di "Castitas", fino a diventare il precedente mitico dell'Immacolata Concezione di Maria. A questa lettura del mito si rifà il pittore fiammingo Jan Gossaert, detto Mabuse (Maubeuge, 1478 – Anversa, 1532), che rappresenta la vergine come una prefigurazione mariana dell'Annunciazione. In questo passaggio dal mito pagano a quello cristiano, la torre diventa il tempio di Salomone. 

La Danae di Correggio

Contemporaneo di Jean Gossaert è Antonio Allegri, detto il Correggio (Correggio, agosto 1489 – Correggio, 5 marzo 1534), che, con la sua abituale sensibilità espressiva nei confronti dei bambini, racconta (1530/31) il momento di stupore e curiosità dell'adolescente, quando la nuvola d'oro appare su di lei e le prime gocce cominciano a cadere.  La ragazza, con un tenue sorriso, sposta il lenzuolo, rappresentazione del velo virginale, per accogliere il dio. Vicino a lei, Cupido o Imeneo, protettore delle nozze, che con una mano la aiuta a scoprirsi e con l'altra a raccogliere le prime gocce della pioggia d'oro, in basso a destra due amorini strofinano, sulla pietra di paragone, punte di freccia da lanciare per accendere l'amore.  

La rappresentazione del mito di Tiziano

Nella Danae (1545) di Tiziano (Pieve di Cadore, 1488/1490 – Venezia, 1576), l'importante esponente della scuola siciliana, appare, invece, una donna completamente nuda, con solo qualche gioiello, abbandonata al talamo, senza alcun velo di pudicizia e pronta ad accogliere il suo amante. L'opera ebbe molto successo per cui il pittore ne fece molte altre, ben sei in tutto. In quella (1553 c. a.) che si trova al museo del Prado a Madrid la sovrapposizione della prostituta al mito di Danae è oramai esplicita.La donna nuda è sensualmente abbandonata sul letto, con le gambe aperte, pronta ad accogliere l'amante "potente", mentre una vecchia, seduta vicino a lei, raccoglie nel grembiule i soldi della pioggia d'oro. A questo trapasso dalla vergine alla donna di piacere seguiranno tante altre opere nel tempo in un prevalente distogliere lo sguardo dalla giovane imprigionata dal padre, dal desiderio altrui che la raggiunge anche nella sua cella e dalle violenze successive. L'attenzione si rivolge sempre più verso l'atto sessuale, divenuto piacere condiviso, se non oggetto di guadagno, con un recupero anche della sensualità pagana ma relegata nella dimensione della "donna di piacere. 

La rappresentazione di Danae di Klimt

Fra gli autori, più vicini a noi, non possiamo non proporre la Danae (1907 – 1908) del pittore austriaco Gustav Klimt (Baumgarten,1862 – Vienna, 1918), uno dei più significativi artisti della secessione viennese. che, differenziandosi dal precedente racconto del mito, rappresenta la giovane donna come simbolo di una profonda armonia femminile, composta da una pluralità di sfaccettature, che vanno dalle sensualità alla maternità, dalla carnalità alla delicatezza, senza alcuna contrapposizione fra loro. Al centro dell'opera c'è la grande figura di Danae, dai sensuali capelli rossi, delicata e sensuale, raccontata come in un sogno e abbandonata a un sonno profondo, ma con la bocca semiaperta, e una mano leggermente contratta, forse di piacere. Attorno un quadratino, simbolo del maschile, il manto scuro e la pioggia d'oro: un possibile espediente di Klimt "per narrare l'istintività della donna, che secondo il pittore è una delle prerogative del femminile, più vicino al mondo naturale. Questo si evince ancora di più dalla posizione in cui Klimt raffigura Danae, una posizione fetale, proprio come se la donna si trovasse in un utero materno. " 

 

Bibliografia

Apollodoro, Biblioteca, su theoi.com, II, 4.1 - II, 4.2 e 4, su Theoi. com. URL. Consultato il 22 luglio 2019.

Igino, Fabulae, su topostext.org, LXIII, su topostext.org. URL consultato il 12 luglio 2019.

Grimal P. (2005). Enciclopedia della mitologia 2ª edizione, Brescia, Garzanti. ISBN 88-11-50482-1. Traduzione di Pier Antonio Borgheggiani.

Plinio il Vecchio, Naturalis Historia, III, 56.

Virgilio, Eneide, VII, 410.

NOTE

 1.Apollodoro di Atene (180 a.C. circa – 120-110 a.C.), figlio del poeta greco Asclepiade è stato uno storico, grammatico e lessicografo greco antico. Fra le sue opere c'è "Sugli dei" in 24 libri, scientifica trattazione di storia religiosa e di mitologia,  

2.Danae in Enciclopedia on line. https://www.treccani.it/enciclopedia/danae/

3. Medusa (in greco antico:  MédÅ«sa, che vuol dire "protettrice", "guardiana", da médō, "proteggere") è una figura mitologica greca dalla testa piena di serpenti. Secondo molte versioni del mito,è una delle tre Gorgoni, figlie di divinità marine che pietrificavano chiunque avesse incrociato il loro sguardo. Secondo alcuni autori (Ovidio, Apollodoro, Esiodo), Medusa era stata una donna bellissima, trasformata in mostro dalla dea Atena, come punizione per aver avuto un rapporto sessuale in uno dei templi a lei dedicati con Poseidone (o per essere stata violentata da lui); per altri, invece, fu punita da Atena per essersi messa in competizione con lei per la bellezza.Medusa, che delle tre era l'unica a non essere immortale, secondo i racconti più accreditati fu decapitata da Perseo

 4.Olimpo letterario (2016). Danae: reinterpretazione del mito. https://www.piegodilibri.it/olimpo-letterario/danae-reinterpretazione-del-mito/ (Reperito il 20/10/2023)


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