Per la rassegna Quando la scienza è donna il Club Cremona ha organizzato un incontro con la Prof.ssa Adele Rimoldi, professore associato di fisica nucleare e subnucleare all'Università degli studi di Pavia e collaboratrice dell'Istituto Nazionale di fisica nucleare, del CERN (Conseil européenpour la recherche nucléaire) di Ginevra e del CNAO (Centro NAzionale di Adroterapia) di Pavia.
Argomento della conferenza: Quando la fisica e la medicina si stringono la mano: conversiamo sulle radiazioni
La prof.sa Rimoldi ha iniziato la conferenza affermando che la medicina è diventato il terreno privilegiato delle scoperte della fisica e che quest'ultima non è, come dall'immaginario collettivo si tende a percepirla, uno studio quasi totalment astratto, avulso dalla realtà, ma uno strumento di studio della natura che può portare a risultati che entrano prepotentemente nella nostra vita quotidiana, come ad esempio è successo con i telefoni cellulari.
Ha poi proseguito con un breve excursus sulla storia delle radiazioni, utilizzate sia a scopo diagnostico che terapeutico, a partire dai primi esperimenti dei coniugi Curie, fin ad arrivare alle moderne immagini tridimensionali, ottenute dai computer anche combinando insieme diverse tecniche radiologiche. Per quanto riguarda l'uso terapeutico delle radiazioni, la radioterapia tradizionale consiste nel bombardare i tumori con raggi X accelerati, al fine di danneggiarne il DNA e di provocare così la morte delle cellule neoplastiche.
Tuttavia i raggi X disperdono la loro energia subito dopo la penetrazione nella pelle. Tumori posizionati in profondità ricevono pertanto una particella che ha ormai quasi esuritola propria energia.
La prof.sa Rimoldi ha quindi spiegato che cosa è la adroterapia: una forma molto avanzata di radioterapia, che utilizza particelle elettricamente cariche, appartenenti alla categoria degli adroni.
Gli adroni, cioè protoni e ioni carbonio fatti transitare attraverso un apposito acceleratore scaricano la loro energia più in profondità e sono anche più precisi nel localizzare il punto da trattare. Protoni e ioni carbonio danno risultati diversi, soprattutto per quanto riguarda la protezione di organi essenziali posizionati vicino alla massa tumorale. Perciò l'uso dell'una o dell'altra tecnica viene valutato nei singoli casi.
La prof.sa Rimoldi ha poi parlato di un suo studio appena concluso: la creazione di uno strumento di altissima precisione che sfrutta gli adroni per la cura del melanoma dell'occhio.
Le dimensioni dell'apparecchiatura di accelerazione sono però enormi, tanto da non poter essere ospitate all'interno degli ospedali, ma da richiedere un edificio costruito appositamente, ciò che aumenta ulteriormente il già cospicuo costo dell'istallazione. Sono pertanto ancora relativamente poche e si trovano tutte nei paesi più avanzati. In Italia la Fondazione CNEO, sita a Pavia, è l'unico centro che utilizza l'adroterapia per la cura dei tumori.
Al momento molto si sta studiando per rendere l'adroterapia meno costosa e molte speranze sono riposte nel perfezionamento dei raggi laser.
Oggi l'adroterapia viene utilizzata. oltre che, come detto, per il melanoma dell'occhio, principalmente per quei tumori in cui la radioterapia non da vantaggi significativi, in particolare tumori radio-resistenti e tumori localizzati vicino agli organio a rischio, come quelli alla base del cranio e del collo.