La giornalista e scrittrice Laura Calosso ci ha parlato degli Hikikomori parola giapponese che significa: giovani che esprimono il loro disagio stando in disparte, restando cioè chiusi nella loro stanza.
Il fenomeno è nato in Giappone, ma si sta diffondendo anche in altri paesi. In Italia si contano circa 100.000 casi. Nonostante ciò rimane una sindrome conosciuta poco e male: gli Hikikimori non sono ragazzi dipendenti da internet o fanulloni, ma giovani che esprimono con l'isolamento il proprio forte disagio; non sono solo maschi, ma anche ragazze, anche se di quest'ultime non si riesce a valutare correttamente il numero, perché abbandono scolastico e isolamento sono fenomeni che vengono in alcuni ambienti ritenuti connaturati alla natura femminile.
Questo incontro costituisce un progetto educativo per adolescenti e famiglie ovvero un progetto nell'ambito della salute.
La Presidente Monica Poli, dopo aver fatto cenno alla vita personale e professionale di Laura Calosso, (laureata in Scienze Politiche e in Lettere, Culture Moderne Comparate, Letteratura Tedesca; giornalista, scrittrice, attualmente collaboratrice della trasmissione Report), ha continuato richiamandosi all’espressione role model, cioè ad esempi positivi al femminile, donne impegnate con successo nelle più svariate professioni che si raccontano nelle scuole e negli ambiti aggregativi, ruolo che Laura Calosso ben rappresenta non solo quale professionista, ma anche per il grande messaggio positivo che impronta la sua vita.
Dal momento che a causare una scelta estrema come quella dell’isolamento totale sono talvolta atti di bullismo, la Presidente ha chiesto alla socia Paola Cattenati, referente di un progetto di contrasto al bullismo e al cyberbullismo, nonché membro della Commissione Disagio Adolescenti Bullismo del MIUR e membro dell’Osservatorio Ufficio Scolastico Regionale, di moderare l’incontro.
Laura Calosso - che sulla sindrome degli Hikikomori, da lei attentamente studiato ha scritto un romanzo, Due fiocchi di neve uguali, perché, non essendo una psicologa, non ha ritenuto di poter scrivere un saggio - ha così raccontato come ha cominciato a interessarsi al fenomeno: un incontro casuale con un vecchio amico, che non vedeva da tempo e che alla sua domanda sul figlio adolescente rispondeva: “Non lo vedo da un anno e mezzo, perché non esce più dalla sua stanza” ha suscitato in lei stupore e desiderio di saperne di più. Stupore soprattutto perché conosceva il ragazzo e lo sapeva intelligente, bello, sportivo, con ottimi risultati scolastici.
Studiando il fenomeno Laura Calosso si è resa conto che spesso sono proprio loro, i ragazzi molto intelligenti, sportivi e con ottimi risultati scolastici, ma anche estremamente sensibili, a cercare l’isolamento totale dal mondo. La scrittrice individua la causa di tanto disagio nel passaggio epocale da una società basata sul mito di Edipo a una società basata invece sul mito di Narciso: da una società, cioè basata sul senso di colpa, e quindi sulla necessità di compiere fino in fondo il proprio dovere, che è quella degli adulti, ad una società nella quale conta solo l’apparire anche mediante atti stupidi o violenti, che è quella che si sta facendo strada tra i giovani.
Se la ribellione alla società Edipo poteva essere la fuga da casa, la ribellione alla società di Narciso consiste oggi nel chiudersi in una stanza.
Questi ragazzi hanno genitori – madri in modo particolare - che nutrono nei loro confronti enormi aspettative di successo e che li spingono all’impegno e al rispetto delle regole, nella convinzione che in questo modo potranno farsi strada nella vita. Però i ragazzi si rendono conto che nella società moderna il successo si misura solo col denaro e che lo si conquista con la capacità di farsi notare o al più con potenti amicizie. Di più, quelle che i genitori giudicano qualità: l’intelligenza, l’impegno, persino la bellezza, sono oggetto di irrisione, quando non di atti di aperto bullismo da parte dei coetanei.
Ecco allora la scelta di ritirarsi prima da scuola, poi da tutto il modo reale. Dormono di giorno, vivono di notte, quando nessuno chiede loro conto di quello che fanno, e restano collegati al mondo attraverso il computer, dal quale possono tranquillamente escludere chi li delude. Riversano il loro malessere soprattutto verso la madre, che ha mentito nel dare loro aspettative di vita poi tradite dalla realtà.
La cura di questa sindrome è molto difficile perché, non uscendo i ragazzi dalla stanza, è difficilissimo sottoporli alle cure di psicoterapeuti, dei quali tra l’altro solo pochi hanno competenza su questo disturbo relativamente nuovo.
Passa principalmente attraverso un cambiamento di atteggiamento dei genitori, che possono trovare un grande aiuto nell’Associazione Genitori Hikikomori Italia.
Questa affermazione è stata confermata da una signora del pubblico, che ha preso la parola e ha dichiarato di essere la madre di un Hikikomori: ci ha parlato della sua vita distrutta e ha lanciato un messaggio di aiuto per tante donne nella sua condizione proprio perché se ne parli sempre più e si comincino a trovare soluzioni.