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La casta Susanna dipinta nei secoli

Le socie scrivono... Step 3 - Violenza sulle donne e arte

Pinturicchio
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  • Livorno

Oggi pubblichiamo il  terzo articolo, scritto da una socia del gruppo scrittura, relativo al progetto Orange the world 2022 - Step 3 - Violenza sulle donne e Arte. 

L'autrice è la socia Giovanna Bacci di Capaci.

La casta Susanna dipinta nei secoli

Prima parte - La storia

Prima di entrare nel merito dei dipinti che illustrano la vicenda di Susanna e i vecchioni, la riassumo brevemente, basandomi sul capitolo 13 del libro del profeta Daniele, che si può leggere nella Bibbia cattolica (la Bibbia ebraica non riporta il testo, considerato apocrifo).

Durante l'esilio degli ebrei in Babilonia, Susanna, donna di rara bellezza e timorata di Dio, fedele al marito Ioakìm e educata secondo la legge di Mosè, soleva recarsi a passeggiare nel giardino chiuso adiacente alla villa verso il mezzogiorno, quando i numerosi giudei che convenivano da Ioakìm, tornavano alle proprie case. La villa era, infatti, adibita a Tribunale del popolo e quell'anno erano stati eletti a giudici due anziani che erano stimati e ritenuti guide del popolo.

Entrambi i giudici si erano invaghiti della bellissima Susanna che, debitamente nascosti, spiavano ogni giorno, sempre più ammaliati e ardenti di desiderio. Quando si resero conto di essere coinvolti dalla stessa passione, i due aspettarono l'occasione per sorprendere la donna da sola al fine di soddisfare la loro lussuria. E l'occasione arrivò, quando le ancelle, cui Susanna aveva ordinato di andare alla villa a prendere unguenti per il bagno, chiusero la porta del giardino. Appena Susanna restò sola e indifesa, i due entrarono e imposero alla donna di concedersi, altrimenti l'avrebbero accusata di adulterio (a quei tempi punito con la morte).

Susanna nello smarrimento, dichiarò ai due che era meglio cadere innocente nelle vostre mani che peccare davanti al Signore! E così invocò a gran voce aiuto. Quando arrivarono i servi a soccorrerla, i due anziani, gridando più forte, sostenevano di aver sorpreso Susanna mentre giaceva con un giovane che però era riuscito a scappare.

Il giorno dopo, il popolo si riunì in assemblea in casa di Ioakim. I due testimoniarono l'accaduto, riferendo il subdolo racconto che insieme avevano ordito. La moltitudine prestò loro fede poiché i due erano anziani e giudici del popolo. La sventurata Susanna fu condannata a morte per adulterio.

A questo punto entra in gioco il giovanetto Daniele che dichiarerà l'innocenza della donna e smaschererà i due viscidi personaggi, interrogandoli separatamente, e poiché le loro versioni non coincideranno, colpevoli di falso e calunnia, subiranno la condanna che avrebbero voluto infliggere a Susanna. 

Il tema sacro di Susanna e i vecchioni celebra la purezza matrimoniale, esalta la fedeltà e la castità della donna e condanna lussuria, maldicenza e menzogna, che sono impersonate da influenti personaggi nella gerarchia ebraica, figure di riferimento per l'intera comunità. A invadere la vita di Susanna, sono due anziani che nello specifico erano ben lungi dall'essere esempi di virtù, anzi secondo Daniele, approfittavano della loro posizione di prestigio per commettere azioni turpi e malvagie. Essi molestano la giovane e le infliggono violenza psicologica per abusare del suo corpo e, una volta rifiutati, senza alcuno scrupolo di coscienza la condannano alla morte. Susanna però riacquisterà il suo onore. Si tratta di un episodio di violenza contro le donne che ha avuto una conclusione corretta, con punizione dei colpevoli e riabilitazione della vittima. Tuttavia, per il prevalente e duraturo asservimento della donna al controllo dell'uomo e per opera di alcuni pittori d'indole maschilista che la rappresenteranno, Susanna nei secoli perderà nuovamente smalto e purezza originarie, per diventare un oggetto di piacere, suscettibile di violazione. 

Seconda parte - I dipinti nel tempo

L'episodio biblico ha avuto grande fortuna iconografica, si trova graffito già nelle catacombe romane del III/IV secolo, ma reale successo ha ottenuto a fine Quattrocento, anche per la diffusione in ambiente umanistico dei Poemetti di Lucrezia Tornabuoni (madre di Lorenzo il Magnifico), in cui sono narrate le pene subite della devota Susanna. Per tutto il corso del Cinquecento e ancora nel Seicento troviamo innumerevoli opere riferite al racconto sacro. Alcune di esse rappresentano la scena del processo e dell'intervento divino di Daniele, ma in misura assai più ampia si sono moltiplicate le opere, più intriganti, di Susanna al bagno con i due vecchi voyeurs ancora nascosti tra le frasche o spudorati accanto alla donna impaurita. La vicenda offriva agli artisti l'estro di rappresentare una vicenda sacra in cui la protagonista era bellissima e casta ma nuda o seminuda, giacché faceva il bagno. 

I maggiori artisti italiani (Tintoretto, Guercino, Artemisia Gentileschi, Paolo Veronese, Palma il Giovane, Guido Reni, Sebastiano Ricci, Tiepolo) ed europei (Rubens, Rembrandt, Van Dick per citare i più famosi) si misurarono con questo tema, elaborandone anche più versioni, per rispondere alle richieste dei committenti che con la scena biblica ottenevano il bel nudo da ammirare.

Pinturicchio intorno al 1495 dipinge la casta Susanna con l'aureola e completamente vestita, ancora vestita è quella di Albrecht Altdorfer (1526); mentre la Susanna di Lorenzo Lotto (1517), pur fornita della sacra aureola, è già nuda di fronte ai vecchioni e ai servi che accorrono alle sue richieste di aiuto. Scenografici, splendidi dipinti di Susanne, più o meno discinte e inorridite dalle malsane profferte dei vecchioni, si susseguono nei decenni ma col passare del tempo il drammatico tema delle molestie sessuali perde di consistenza, la sacralità della scena e la sua funzione didascalica finiscono per dissolversi, mentre viene privilegiato il lato profano e sensuale dell'esibizione di un seducente nudo femminile e di due ardenti spasimanti respinti.

A dare una variante alla ben definita personalità di Susanna, non più eroina biblica ma donna consapevole di sé e della sua avvenenza, è Tintoretto che nella bellissima tela di Susanna e i vecchioni (1557) la scena è dominata da una raffinata e monumentale donna nuda, una Venere ornata di orecchini e di braccialetti, pettinata ad arte e circondata da gioielli e oggetti eleganti. Susanna si guarda allo specchio, non più santa ma alquanto compiaciuta. 

Alessandro Allori nel 1561 modifica la storia e muta radicalmente la personalità della giovane donna, dipinge Susanna che, lungi dall'essere timorata di Dio, si mostra disponibile e si fa palpare dai due libidinosi, una Susanna trasformata in donna-oggetto di piacere per i maschi.  

Particolarmente vibrante e disgustata dai due marpioni che le sono addosso è la Susanna dipinta in tre versioni da Artemisia Gentileschi e anche quella di Rembrandt che nelle sue tele la raffigura in posizioni niente affatto sensuali. Mentre il terribile episodio biblico è mistificato dal fiammingo Jacob Jordeans che nel 1653 raffigura una Susanna sfrontata, che sorride lieta e un po' beffarda all'arrivo dei vecchioni che verosimilmente ha già avvistato tra gli arbusti nell'atto di sbirciarla.

Nel Settecento si comincia a perdere un po' d'interesse per le tribolazioni di Susanna, che è rappresentata da Pompeo Batoni nel 1751, sempre sorpresa e spaventata dai due aggressori, uno col dito puntato che la ricatta, l'altro ingiurioso, lo vediamo forse per la prima volta nell'arte legata all'episodio, mentre porge alla giovane un sacchetto di monete, trattandola da prostituta.

Nell'Ottocento, tra le varie Susanne, abbiamo quella concepita da Francesco Hayez (1850 ca) che si volta spaventata dalla parte dell'osservatore, da lì stanno arrivando i due infami voyeurs o lo siamo forse anche noi che guardiamo il dipinto? 

Nel Novecento Susanna appare nei titoli (Susanna al bagno, La casta Susanna, Susanna e i vecchioni), ma l'episodio è solo un lontano ricordo erudito. Per Felix Vallotton, nel suo dipinto La casta Susanna (1922) è una mondana che in un caffè colorato in vari toni di rosa si sta accordando con due uomini dal cranio lucido, visti di spalle, che pendono dalle sue labbra. Susanna, sdraiata languidamente (e talvolta in pose indecenti), non è neanche bella (Picasso, Susanna e i vecchioni, 1955), è un puro oggetto erotico, mentre i due giudici sono sempre più stralunati guardoni. Nel fotomontaggio di Roman Cieslewicz del 1977, vediamo infine una Susanna al bagno nuda, privata delle gambe e senza testa distesa in una piscina, un bel corpo enorme e seducente, che però non desta alcun interesse in coloro che, minuscole silhouettes nere, passeggiano e conversano tranquillamente, girandole intorno.


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