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Lettera al Ministro Manfredi

Perché le docenti universitarie ancora chiamate 'professori'?

Lettera
  • Autore: Mara Costantino
  • Ultima modifica: Maggio 2020

Fase 2, Soroptimist: servono pari opportunità anche linguistiche. "Il pieno riconoscimento delle competenze e del sapere delle donne, la cui presenza in ogni ateneo italiano è significativa, richiede importanti cambiamenti anche nel linguaggio. Apprendiamo oggi, infatti, dai documenti della task force della ministra Elena Bonetti, che le componenti Floriana Cerniglia, Fabiola Giannotti e Paola Profeta sono chiamate al maschile 'professore' come prevedono disposizioni ministeriali. Occorre porre rimedio quanto prima".

Un estratto dalla lettera scritta al ministro dell'Università Gaetano Manfredi. "Continuare a chiamare tutte le docenti universitarie "professori" rappresenta un'evidente disparità - si legge nella lettera - che nega il riconoscimento del genere e disattende il corretto uso della grammatica italiana che declina sia il genere maschile che il femminile. Nella nostra lingua non esiste il genere neutro o ancora il maschile inclusivo, da rifiutare perché nasconde e fa scomparire proprio la presenza e la rilevanza delle donne nello spazio pubblico". "Per il Ministero dell'Università e della Ricerca, a differenza del Ministero dell'Istruzione, le docenti dunque non sono professoresse ma indicate con il titolo di professore, al maschile. Credo che sia sua facoltà procedere al cambio di questa nomenclatura obsoleta, un gesto simbolico che, 30 anni dopo le linee guida per un uso non sessista della lingua italiana di Alma Sabatini e le indicazioni sempre in tal senso approvate l'8 marzo 2018 dalla Ministra Valeria Fedeli, darebbe quel segno significativo per un autentico nuovo corso e rinnovamento del nostro Paese, in un tempo non più sospeso ma presente per ricominciare nelle giusta direzione", conclude la missiva. 

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