Il Club Varese, in collaborazione con l’Unversità degli Studi dell’Insubria e il Centro Internazionale Insubrico C.Cattaneo-G.Preti, in occasione della Giornata della Memoria, ha organizzato un incontro. Nel seminario “Punti di Luce. Le donne nella Shoah”, l‘approfondimento storico filosofico di approccio alla Shoah ha visto gli interventi del Prof. Fabio Minazzi, della Dott.ssa Marina Lazzari e della Dott.ssa Rossana Veneziano, che ha illustrato “Lo YadVashem e la sua filosofia didattica” ed il percorso formativo e gli obiettivi della mostra “Punti di luce. Essere una donna nella Shoah”.
Il Soroptimist International Club Varese ha organizzato il 25 gennaio 2019, presso il Collegio Carlo Cattaneo di Varese, in occasione della Giornata della Memoria, un incontro in collaborazione con l’Università degli Studi dell’Insubria e del Centro Internazionale Insubrico C. Cattaneo - G Preti, su: “Punti di luce. Le donne nella Shoah”.Erano presenti anche i Club Alto Novarese, Busto Arsizio T.O., Merate, Milano Fondatore e Milano alla Scala. La Presidente del Club Varese, Paola Fantoni, ha aperto l’incontro sottolineando il Valore della Memoria ed il rispetto per le diversità specificando che le tematiche del seminario, volto a ricordare le donne vittime della Shoah, si accordano con le finalità e gli obiettivi del Soroptimist International per restituire dignità a queste donne vittime della deportazione, della prigionia, dell’umiliazione. Presente la Presidente Nazionale Patrizia Salmoiraghi che, nel suo intervento sul significato della Memoria, ha riportato le parole del Presidente della Repubblica S. Mattarella: ”Il male rappresentato da Auschwitz e dalla Shoah e’ come un virus nascosto che alberga nei bassifondi della società pronto a risvegliarsi, che dobbiamo tenere sotto controllo e combattere”. Ha aperto il Seminario il Prof. Fabio Minazzi, Ordinario di filosofia della scienza dell’Università degli Studi dell’ Insubria e Direttore scientifico del Centro Internazionale Insubrico. Il Prof. Minazzi ha proposto delle riflessioni su“Pensare Auschwitz”,prendendo le mosse proprio dai “nomi dello sterminio” per cercare di riflettere su quanto è accaduto. Olocausto,shoah,universo concentrazionario,genocidio,soluzione finale sono tutte espressioni diverse ed anche antinomiche che cercano di cogliere la “cosa stessa” di quanto accaduto ad Auschwitz. Riflettendo su queste differenti parole e sul loro preciso, ma differente significato, si apre così una breccia semantica e concettuale che aiuta a meglio comprendere, concettualmente, la tragedia consumatasi. Parlare della Shoah e’ dunque fondamentale per mantenerne la memoria affinché mai più si ripeta ciò che la perdita di coscienza morale di un popolo permise. Nel corso della relazione della prof.ssa Marina Lazzari (Docente ricercatrice CII), “Così che qualcosa… possa entrare in te…dell’Amore.Volti femminili nella Shoah”, è stata problematizzata la veicolazione di immagini fotografiche inerenti la Shoah, siano esse considerate “immagini-icone”, che foto inedite, pervenendo ad una considerazione che legittima l’uso delle immagini fotografiche per la celebrazione e il ricordo della Shoah. Tale legittimazione viene giustificata dalla considerazione che le fotografie non riportano immagini di corpi somaticima mostrano corpi viventi,personein immagine. Restano più di 2 milioni di foto nonostante la volontà di segretezza e la distruzione di gran parte del materiale ordinata da Hitler. Ci sono poi le immagini scattate dagli alleati a Buchenwald al momento della liberazione e rarissime foto scattate da prigionieri preposti allo smaltimento dei cadaveri nel crematorio di Birchenau. Guardare filosoficamente questi scatti fotografici significa per la dott.ssa Lazzari, un “rinnovato vedere”, un vedere le storie delle persone oltre alla loro immagine. Infine la dott.ssa Veneziano graduate Yad Vashem e collaboratrice del CII, ha parlato della filosofia didattica dello Yad Vashem di Gerusalemme e della mostra “Punti di luce. Essere una donna nella Shoah”, in programma a Desio dal 28 gennaio al 7 marzo. I temi della condizione femminile nei ghetti e nei lager vanno dall’amore, alla fede, alla maternità, dal cibo, all’arte (tra cui le canzoni scritte e cantate), dando voce alle donne internate, alle loro azioni e risposte alle sfide, al male e alla sofferenza, evidenziando la rilevanza del ruolo storico e sociale della donna ebrea che fin da subito ha rivestito per la comunità di appartenenza, mostrando segni di grande resistenza e di creatività per la sopravvivenza. In chiusura dell’incontro, è stato ascoltato lo struggente brano Traum/Sogno scritto da una musicista lèttone Johanna (Gania) Lichtenberg Spector, nata il 23 marzo 1915 a Libau (Lettonia), sopravvissuta alla deportazione e ai maltrattamenti in diversi campi di concentramento, emigrata negli Stati Uniti nel 1947. Scrisse Traum mentre era internata nel ghetto di Riga. Il brano ascoltato è il brano “adottato” dal Club Varese che, nel suo impegno rivolto alla Memoria e alla valorizzazione dell’universo femminile, ha voluto sostenere un’ iniziativa della giornalista Viviana Kasam che si è concretizzata il 16 gennaio scorso in un concerto istituzionale per il giorno della Memoria, a Roma, dal titolo “Libero è il mio canto”, dedicato alla musica scritta da donne prigioniere nei lager nazisti, nei gulag russi, nei campi giapponesi. Donne, come scrive Viviana Kasam, figlie, madri, sorelle, donne eroiche che pur prigioniere in condizioni drammatiche, hanno trovato la forza di creare bellezza e di far sentire il loro canto, anelito di libertà, inno di speranza.