Si è parlato di teatro o meglio di costumi di scena, su Zoom, giovedì 25 febbraio alle ore 21,00. Relatrice Claudia Pernigotti - costume designer - con studi e formazione all'Accademia Belle Arti di Brera. Ha iniziato quale assistente alle scene e ai costumi per approdare successivamente alla titolarità, firmando personalmente allestimenti e divenendo responsabile del Servizio Costume del Teatro Comunale di Bologna. Lunghissimo l'elenco delle sue firme per la realizzazione di eventi teatrali - sia in prosa che in lirica - evidenziando capacità e competenze di straordinario spessore. Ha illustrato l'importanza del costume di scena, di quanto questo influisca sulla "resa" su palcoscenico di pièce teatrali.
Era la più elegante della classe, se non dell'intera scuola! Così la Presidente Valeria Moratti ha introdotto la relatrice della serata presentandola alle Socie ed ospiti presenti su piattaforma Zoom.
Claudia Pernigotti, compagna di Liceo, ha sorriso e simpaticamente ha iniziato il suo personale racconto e di come la passione per il teatro l'abbia allontanata da Tortona ma non dalle amicizie che - inevitabilmente - hanno sofferto del mancato "dialogare fitto, fitto delle liceali" ma non certamente dalla profondità del sentimento amicale.
Il suoi studi e la formazione, che la porteranno ad essere oggi un'affermata costume designer, si svolgono presso l'Accademia delle Belle Arti di Brera ed il suo successo - non esente da un periodo iniziale di assistentato e tirocinio - si concretizza nella firma, personale, di allestimenti teatrali. Il suo lavoro parte dal disegno, successivamente trasmesso alla sartoria teatrale e ai tagliatori che non producono liberamente ma si attengono sempre ad un budget imposto dal regista. Indubbio quindi che i suoi progetti siano subordinati a ciò che il regista dispone e detta perché la parte relativa alla realizzazione rappresenta unimportante aspetto economico.
Assodato che il costume di scena sia espressivo e caratterizzante i personaggi, l'epoca storica cui si fa riferimento e la musica diventano oggetto di ricerca che si fa più che particolare e approfondita anche per la scelta del tessuto (taffetà, sete, cotoni) ricorrendo - a volte - anche al riadattamento, al "riciclo" dei costumi stessi. La sua esposizione è stata arricchita da slides che hanno evidenziato una galleria nutrita di spettacoli teatrali firmati come costume designer tra cui il Rigoletto (lavoro che ricorda con particolare emozione, legandone la fatica operativa alla gioia della nascita del suo primo figlio). Fedora, al Teatro Carlo Felice di Genova, come sfondo storico la Russia zarista ottocentesca, alle prese con i movimenti terroristici dell'epoca. La Favorita alla Fenice; Adina, il Califfo e Alì di Gioacchino Rossini; Risurrezione Wexford, ambientato in una prigione. Proprio di questo spettacolo, la relatrice ricorda il grande lavoro di invecchiamento dei costumi come un imponente lavoro fu per Adriana Lecouvreur (stella indiscussa della Commedie Francaise, scomparsa in circostanze misteriose) opera in quattro atti in cui la protagonista è collocata in altrettante epoche: il primo atto nel 700, il secondo nel 1860, il terzo nel 1920, il quarto nel 1970 con ovviamente l'adattamento dei costumi al rispettivo periodo storico. Il lungo elenco potrebbe continuare perché tantissime sono le firme legate alle realizzazione teatrali - sia in prosa che in lirica - a testimonianza delle capacità e competenze di straordinariospessore di questa altrettanto straordinaria giovane designer.
Rosa Mazzarello