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PARITÀ DISPARITÀ

Leggi e politiche oltre la violenza di genere

Obiettivi:

PARITÀ
  • Progetto Nazionale:
    QUESTIONI DI GENERE
  • Autore: Alessandra Calcagno
  • Ultima modifica: Settembre 2024
  • Lodi

L'evoluzione dalla Costituzione del 1946 ha segnato un passaggio cruciale verso la parità di genere in Italia, sfidando norme androcentriche. La Corte Costituzionale ha giocato un ruolo determinante nell'eliminare disparità giuridiche storiche, guidando una trasformazione verso un'equità di genere più ampia e inclusiva.







La Dott.ssa Ilari ha aperto la conferenza affermando: "Parlare costantemente dell'eliminazione della violenza non risolve il problema. È un problema molto ampio e, per questo motivo, abbiamo scelto di intitolare la conferenza odierna 'Partita Disparità'. Sebbene a livello costituzionale e normativo si sia raggiunta la parità, a livello pratico ciò non sempre si riscontra. Le leggi esistono, ma spesso non vengono applicate. Non basta scrivere buone leggi se manca una cultura che favorisca la loro attuazione. Il persistente retaggio culturale androcentrico ostacola l'applicazione delle leggi sulla parità. Paesi come la Nuova Zelanda e la Finlandia hanno esteso il diritto di voto alle donne molto prima del nostro Paese: la Nuova Zelanda nel 1893 e la Finlandia nel 1906. In Italia, questo diritto è stato concesso nel 1946 e, grazie a questo, 21 donne elette nell'Assemblea Costituente hanno contribuito significativamente alla nostra Costituzione.

Successivamente, la Dott.ssa Ilaria De Cesare, del Centro di ricerca MERGED dell'Università di Pavia, ha esposto i cambiamenti intervenuti dalla promulgazione della Costituzione.

In passato, la società era fortemente androcentrica: lo spazio produttivo era dominio degli uomini, mentre quello riproduttivo era riservato alle donne, ma subordinato agli uomini stessi. Il diritto di voto ha rotto questo schema androcentrico, trasformando le donne in soggetti giuridici e ponendo fine al diritto giuridico androginico. L'articolo 21 della Costituzione sancisce l'assenza di discriminazioni giuridiche basate sul sesso. Tutti i diritti negati prima dell'entrata in vigore della Costituzione non possono più essere negati, come per esempio il trattamento tra coniugi che deve essere ormai paritario e come quanto riguarda l'accesso delle donne a cariche e uffici pubblici fino ad allora negato.

La costruzione androcentrica della giustizia era fondata su una cultura simile. Tuttavia, il contesto sociale e culturale attuale non ha ancora raggiunto la parità a causa di un pregiudizio: l'idea che donne e uomini siano diversi per attitudine e costituzione, portando a una presunta differenza di capacità. Questo pregiudizio è stato alla base del divieto di voto un tempo e della disparità salariale ancora oggi. Il pay gap, infatti, è dovuto, in moltissimi casi, al ricorso delle donne al part-time, spesso dovuto al preconcetto che il ruolo di cura spetti solo alle donne.

Successivamente, l'Assessora alle Pari Opportunità, M. Minojetti, ha illustrato le politiche messe in atto dal Comune di Lodi per favorire la parità di genere. Ha sottolineato l'importanza di politiche nazionali che consentano effettivamente pari opportunità, con azioni positive volte a rimuovere le cause delle disparità retributive e lavorative. Alla fine del 2022, il 60% del personale impiegato nel Comune di Lodi era composto da donne, ma la proporzione nel lavoro part-time era di 9 donne a 1 uomo.

La Dottoressa Ilari ha poi sottolineato il ruolo cruciale svolto dalla Corte Costituzionale nel promuovere l'eliminazione delle disparità di genere. Questa istituzione agisce come un pilastro fondamentale nell'evoluzione della legislazione verso la parità di genere, sia giudicando la costituzionalità delle leggi vigenti sia segnalando normative del passato che si rivelano incostituzionali.

Un esempio significativo risale agli anni '60, quando le donne erano escluse da molte cariche pubbliche che comportavano potestà pubblica, come la magistratura e le forze dell'ordine. La Corte Costituzionale ha stimolato il parlamento affinché avviasse il processo di abolizione di questa discriminazione. Nel 1963, a seguito delle indicazioni della Corte, è stata promulgata una legge che ha segnato un passo avanti cruciale verso l'uguaglianza di genere.

Un altro caso emblematico riguarda il reato di violenza sessuale, precedentemente considerato un reato contro la morale. Dopo il 1990, grazie anche all'intervento della Corte Costituzionale, questo reato è stato riclassificato come reato contro la persona, rafforzando così la tutela delle vittime e il riconoscimento della gravità di questo crimine.

Ulteriori disparità giuridiche sono state individuate nel passato, come nel caso dell'adulterio, dove solo le mogli venivano punite mentre i mariti solo nel caso di convivenze stabili. Questi divieti, risultato di una cultura fortemente discriminatoria, sono stati evidenziati come incostituzionali dalla Corte Costituzionale negli anni '60, promuovendo una maggiore equità nelle normative legali.

Un'altra disparità significativa riguardava l'attribuzione del cognome: precedentemente, il cognome della madre non veniva passato ai figli, e i figli nati al di fuori del matrimonio assumevano il cognome paterno, qualora il figlio fosse riconosciuto. Tuttavia, nel 2016, grazie all'intervento della Corte Costituzionale, è stata introdotta la possibilità di attribuire entrambi i cognomi, se concordato dai genitori. Nel 2022, la Corte ha ulteriormente chiarito che l'attribuzione del cognome paterno non è costituzionale, sottolineando l'importanza dell'attribuzione di entrambi i cognomi ai figli come elemento di parità di genere.

In sintesi, il ruolo della Corte Costituzionale si dimostra fondamentale nell'evoluzione delle leggi verso una società più equa e inclusiva, spingendo il legislatore a eliminare le discriminazioni di genere e a promuovere l'uguaglianza sostanziale tra uomini e donne.

Minojetti ha anche menzionato la presenza di un format sul sito del Comune di Lodi che consente ai genitori di scegliere che cognomi dare al bambino.



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