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web: Per donna ch'io sij

Incontro on line su Zoom

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  • Club: Alessandria
  • Autore: Francesca Varese
  • Ultima modifica: Marzo 2021

Anna Maria Ronchi, docente di Lettere nei licei alessandrini, ricercatrice archivistica con la predilezione per la storia di genere e quella sociale, l'11 marzo, alle h. 21,00, su Zoom, ci ha illustrato la sua ultima ricerca permettendoci di fare un tuffo nel passato, alla riscoperta degli usi di un'epoca e, soprattutto, cosa significasse essere donna in quell'epoca.

 Un secolo di fatiche e drammi il Seicento, un luogo periferico Moncalvo, travolto dalle ragioni della grande storia e una donna pittrice e suora, intorno alla quale crebbe un monastero che sopravvisse alle tragedie del tempo .

 

 

 

Un vero "tuffo nel passato" quello che Anna Maria Ronchi ci ha proposto illustrando la sua più recente ricerca storica su Theodora Caccia, portandoci a riscoprire un'epoca, la società, gli usi e costumi di un luogo periferico (Moncalvo) e le difficoltà dell'essere donna nel '600. La relatrice ha basato la sua ricerca su un'infinità di documenti d'archivio esaminati attentamente e scrupolosamente al fine di tracciare un quadro variegato e completo di vita vissuta, delle attività praticate, delle istituzioni che vigilavano, delle credenze e consuetudini, delle risorse cui godeva   la protagonista e dei mali che l'affliggevano. L'indagine ha considerato i grandi eventi e i grandi personaggi che influenzarono quel territorio in quel periodo tenendoli , per così dire, sullo sfondo della ricerca, preferendo indagare su fenomeni quali epidemie, carestie, cambiamenti climatici, e aspetti della vita quotidiana della gente comune. Scopriamo così come ci si cibava, secondo quali regole ci si sposava, di quale entità erano le doti delle ragazze da marito, in quale modo si commerciava o si coltivava la terra...la disciplina militare, i rapporti sociali, le abitazioni, i mezzi di trasporto. Nella stessa ottica, Anna Maria Ronchi indaga e con curiosa accuratezza ci descrive la vita del monastero - o meglio della casa paterna trasformata in monastero - in cui Theodora Caccia divenuta suora con il nome di Orsola Maddalena e le sue sorelle, vissero dopo aver preso i voti, soffermandosi persino sulla loro alimentazione, fornendo la stesura di un gustoso menù settimanale. Il titolo: "Per donna ch'io sij", si rifà alla conclusione di una lettera del 1671, inviata da Isabella Maria dal Pozzo (pittrice, come la protagonista) al Marchese di San Tommaso, in cui l'artista si lamenta del fatto che il committente - dopo aver approvato il disegno e versata la caparra - alla consegna dell'opera non era stata pagata, contravvenendo al contratto stipulato, intimando che troverà il modo...pur essendo donna!

L'interessante esposizione è stata apprezzata sia per la straordinaria accuratezza storico-filologica, sia per l'ampiezza e la profondità dell'indagine documentaria, oltre che per la chiarezza del linguaggio  - semplice ma rigoroso - dal quale traspariva partecipazione intensa e appassionata.

 

Rosa Mazzarello

 

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