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Unos cuantos piquetitos! di Frida Kahlo

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La socia Gabriella Bassi, docente di scuola superiore, descrive il  dipinto  "Unos cuantos piquetitos!"  di Frida Kahlo, un artista coraggiosa e dalla vita travagliata che sarà ricordata come una delle pittrici più grandi del novecento.

Frida Kahlo che fin dal 1935 aveva sposato la causa femminista, dopo aver letto su un quotidiano un articolo che riguardava un omicidio da parte di un marito che aveva pugnalato a morte la moglie, fu colpita dalla efferatezza del delitto ma ancor più dalle testuali parole che l'assassino aveva usato per discolparsi: "Solo unos cuantos piquetitos". Soltanto qualche taglietto. Di fatto furono una ventina di pugnalate. Era il Messico di fine anni '30. I femminicidi, allora, erano derubricati come assassinii passionali.

Frida Kahlo era una donna che aveva sofferto in modo indicibile per le gravi menomazioni fisiche che la torturarono per tutta la vita, ma non meno strazianti dei dolori fisici furono i suoi dolori psicologici e affettivi. Lei stessa dichiarò:

¿Por qué esa idea morbosa? Quizá haya sido simplemente una defensa. Esa mujer asesinada era en cierto modo yo, a quien Diego asesinaba todos los días. ... Paragonava la sua sofferenza causata dalle continue violenze che suo marito e grandissimo amore Diego le infliggeva con i suoi continui tradimenti, a quella povera vittima.

Questo dipinto mi ha colpito per diversi motivi.

Per la sua apparente semplicità. Un dipinto naif, quasi infantile, ma carico di brutalità. Mi ha fatto pensare ad una scena come se fosse stata rappresentata da un bambino. Un bambino tragicamente testimone di tanta efferatezza. Episodi drammaticamente reali, allora come oggi. Sembra quasi un ex voto, ma senza miracolo finale.

Per l'irriverente ironia del titolo sostenuto da due colombe, una bianca e una nera. Forse un cenno al simbolismo cristiano, come lei stessa lo definiva.

Per un evidente richiamo all'arte precolombiana, all'arte Atzeca che in quel momento storico venivano fortemente celebrati in un Messico dilaniato da rivolte sanguinose ed in cerca di identità.

Non sono una critica d'arte, tutto quello che esprimo sono solo i sentimenti che questo quadro mi suscita.

Vorrei fare un'altra considerazione che mi è subito balzata alla mente: la banalizzazione, il ridurre, il minimizzare, l'auto giustificarsi.

Non si arriva al femminicidio partendo dall'assassinio. E' un percorso lento, sottovalutato nei primi segnali, è un portato culturale difficilmente estirpabile proprio perché sminuito. Perfino dalle donne.Una pacca sul sedere. Via, non esageriamo. Una goliardata. Un ceffone. Che sarà mai uno schiaffo?Una costola rotta. Ma non aveva l'intenzione di farle del male. Che ci faceva in strada di sera?Troppo truccata, troppo nuda, troppo provocante. E basta con l'Avvocata, la Sindaca, la Ministra ....

No, non basta. Perché una donna smetta di essere considerata una cosa, una proprietà, una subordinata, bisogna cominciare dai piccoli segnali.E chiamare i piquetitos per quello che sono: pugnalate.

 

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