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Le socie scrivono: Luciana Luciani Bassi

dalla donna stereotipo ottocentesco alla donna moderna

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Nell'ambito del progetto "8 marzo e...dintorni 2023", oggi pubblichiamo il terzo  ritratto di figura femminile livornese raccontato dalla socia Maria Gabriella Bassi: Luciana Luciani Bassi 

Luciana Luciani è nata a Pisa il 19 marzo 1918 ed è morta a Livorno il 1 Settembre 2007.

Trascorse l'infanzia a Staggia Senese e Pontedera, poi visse sempre a Livorno dove il padre, di origini nobiliari, Luciano Luciani esercitava la professione di medico, e la madre Felicina Curradi quella di Rappresentante Farmaceutico . Oltre allo studio del pianoforte, fece studi umanistici (fra i professori del Liceo Classico che lasciarono in lei una grande impronta ricordava sempre Luigi Mannucci e Pilo Albertelli) ma sviluppò poi approfondimenti culturali soprattutto di tipo naturalistico - biologico.

Nel 1940 sposò Gabriele Bassi, medico condotto e pediatra a Livorno da cui ebbe quattro figli. Nonostante avesse una famiglia impegnativa non smise mai di leggere e approfondire interessi culturali a vastissimo raggio.

Nel 1968 si costituì a Livorno la sezione toscana del WWF, a cui Luciana Luciani aderì fin da subito, forse memore dei suoi primi anni di vita in campagna a contatto con la natura, di cui sentì sempre il fascino. Divenne Presidente della Sez. Provinciale del WWF di Livorno e membro del Consiglio della Delegazione Regionale Toscana e in seguito Presidente con il Dott. Bartali di Siena. 

Fra le iniziative più importanti vi fu la prima Oasi nel Lago di Burano, Parco di San Rossore e l'Area Marina Protetta delle Secche della Meloria.

Già iscritta al Club Unesco, nel 1982, fu fra le socie fondatrici dell'Università della Terza Età per la quale tenne corsi di Scienze e Storia della Musica. 

Nonostante conoscesse già l'inglese e il francese, negli anni '70 fece parte del Gruppo Esperantista Livornese. Sviluppò competenze di tipo linguistico tali da farle comprendere come, soprattutto per gli alunni delle elementari e scuole medie, lo studio dell'esperanto avesse effetti sorprendentemente benefici per l'apprendimento di altre lingue straniere. L'esperanto, infatti fungeva da lingua ponte. Lo insegnò per anni, a titolo volontaristico, in molte scuole di Livorno, soprattutto la Scuola Media Borsi. 

In quegli anni nei paesi oltre cortina era praticamente proibito lo studio delle lingue occidentali mentre veniva incoraggiato, oltre allo studio delle lingue orientali, anche quello dell'esperanto. Questo le permise di venire in contatto e mantenere contatti con molti docenti universitari, soprattutto ungheresi e jugoslavi, ma anche russi e cinesi, e di partecipare a convegni internazionali tenuti appunto in esperanto. 

Lei stessa ammise: "In questo senso l'esperienza più grande e vasta la devo all'Esperanto. Per suo mezzo ho conosciuto persone di tanti paesi, specialmente dell'Europa Est, ossia comunista, che era allora, quasi impenetrabile. Per "conoscere" intendo parlare, comunicare a cuore aperto, ascoltarne i problemi, le miserie e, comune a tutti, un anelito di libertà.

Intorno agli anni '80 la sua vista, già minata da una forte miopia, peggiorò in modo irreversibile, ma questo non le impedì di continuare nelle sue attività di studiosa e di docente. La sua tenacia e forza di volontà fu di grande esempio, rispetto e stima in tutti gli ambienti culturali, affettivi e amicali che non smise mai di frequentare e a cui continuava ad apportare il suo contributo.

Fece parte attiva della associazione FIDAPA (Federazione Italiana Donne Arti Professioni Affari) fin dal 1967 portando per la prima volta i concetti di tutela e conservazione dell'ambiente all'attenzione che meritano, e che allora erano pressoché sconosciuti. 

Fin dagli anni '70 fece parte dell' AMMI (Associazione Mogli Medici Italiani) con lo scopo principale di operare nell'ambito medico per la sensibilizzazione e la divulgazione della Medicina Preventiva in stretta collaborazione con la classe medica. Ne fu Presidente per due mandati. In campo nazionale fu membro della "Commissione Previdenza e Assistenza" diretta da M.Laura Tonelli, dedicata al problema "droga" e agli anziani.

Fece parte del Club UNESCO per il quale organizzò concorsi musicali e letterari per studenti.

Grazie alla vicinanza affettiva e culturale con la cugina Mila Curradi Stella, scrittrice e premio Viareggio con lo pseudonimo di Luisa Adorno, fece parte della Associazione Letteraria Amici di Leonardo Sciascia, collaborando, oltre che con Luisa Adorno, con l'editrice Elvira Sellerio, il critico letterario Carlo Muscetta e molti altri esponenti della cultura catanese negli anni 80/90.

La sua pressoché totale cecità non le impedì mai di viaggiare, scrivere e tenere conferenze anche per la televisione labronica Granducato. Lasciò scritti molto interessanti, soprattutto sugli anni della guerra e del dopoguerra riguardanti Livorno. Essendo però persona schiva non volle mai farne pubblicazioni che non fossero destinate a persone amiche e familiari. Un suo resoconto sul drammatico bombardamento del 28 maggio del '43 fu però reso pubblico durante una rievocazione da parte del Comune di Livorno.

La personalità della Luciani è esempio interessante di come una donna di inizio secolo, sia riuscita a uscire dai confini borghesi di moglie e madre esemplare per affermarsi in ambiti culturali e sociali, al di là dei limiti familiari. In uno scritto lo spiega benissimo lei stessa:

"Una mattina, in cucina, mentre giravo il mestolo in un tegame mi passò, imprevisto, un pensiero, attraverso la mente: così rapido e folgorante che rimasi ferma con il mestolo in mano: "possibile che in tutta la mia vita sia stata capace solo di accudire i figlioli e far da mangiare? E' possibile che non sia capace proprio di niente, niente altro? e che invecchierò così, con il rischio, mano a mano che i figli crescono di sentirmi sempre più incapace e insoddisfatta? Diventerò, acida, scontrosa?". Confesso che mi spaventai un po' e desiderai di dimostrare a me stessa che forse avrei potuto fare anche qualche altra cosa (oltre al mestolo). Ma perché la donna oggi si batte e si attacca al suo lavoro? Per lo stipendio? Anche, ma soprattutto perché è il lavoro, l'impegno fuori casa che le dà una personalità riconosciuta, un prestigio fuori e anche in famiglia, indipendentemente dal denaro che porta nell'economia del ménage."

All'età di oltre 50 anni aveva capito quello che oggigiorno le donne sanno fin da subito. Ma ci volle certamente un bel coraggio a mettersi in gioco, così all'improvviso e a quell'età, uscendo da un cliché ben consolidato.

Di fatto fu una figura di donna- cerniera che simboleggia l'evoluzione tutta femminile dalla donna stereotipo ottocentesco alla donna moderna, ormai protagonista e parte attiva della società.



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